Prima di mettere in mare o in acque interne qualsiasi trappola, vale la pena chiarire obiettivi, contesto e impatti. Che si tratti di una nassa, di una gabbia o di un attrezzo selettivo, l’idea è catturare il bersaglio riducendo scarti e danni al fondale. Un approccio attento porta risultati più costanti e una pratica di pesca più sostenibile.
Questa guida spiega come valutare trappole da pesca, quando preferirle ad altri attrezzi e quali buone pratiche seguire. Troverai criteri per specie e materiali, note su piombi e marcature, riferimenti utili e un riepilogo dei punti chiave per un uso responsabile.
Perché scegliere una trappola e non altri attrezzi?
Le trappole lavorano in modo passivo e mirato: limitano le catture accidentali, consentono rilasci rapidi e, se ben posizionate, hanno un <b>impatto ridotto</b> sul fondale rispetto ad attrezzi trainati. Inoltre permettono di controllare dimensioni e condizione delle catture prima di trattenerle.
Il codice di condotta per la pesca responsabile della FAO, adottato nel 1995, incoraggia pratiche selettive e sostenibili. In breve: scegliere e usare trappole con criterio aiuta sia il pescatore sia l’ecosistema.
Quali regole e licenze servono?
Norme e limiti cambiano per regione, bacino e specie. Prima di iniziare, verifica i periodi, le taglie minime, le quantità e la <b>licenza di pesca</b> richiesta per il tuo ambito. Anche segnalazioni, colori dei galleggianti e identificativi possono essere regolamentati.
In ambito europeo, molte misure puntano a ridurre scarti e catture indesiderate; tra queste rientra l’<b>obbligo di sbarco</b>, pienamente in vigore dal 2019, che ha cambiato la gestione delle catture non target. Informati sempre sulle regole locali correnti.
Tipi di trappola e componenti principali
Trappole e nasse variano per forma, volume, materiali e accessori.

Comprendere i componenti ti aiuta a scegliere l’attrezzo coerente con specie, fondale e condizioni meteo-marine.
- <b>Struttura e telaio.</b> Può essere in plastica, metallo o legno. Le forme cilindriche o cubiche offrono stabilità; i modelli pieghevoli agevolano trasporto e stivaggio.
- Rete o griglia. La scelta della maglia incide su selettività e durata. Materiali resistenti al taglio limitano usura e rotture nel recupero.
- Imboccatura e coni d’ingresso. L’angolo e il diametro condizionano l’entrata della specie target e ostacolano l’uscita. Aperture secondarie facilitano i rilasci.
- <b>Zavorra e galleggiamento (piombi e boe).</b> La zavorra stabilizza la trappola; le boe ne indicano la posizione. Usa peso sufficiente senza eccedere, valutando corrente e fondale.
- Marcatura e identificazione. Etichette e codici personali agevolano controlli e recupero. Colori e bandierine aumentano la visibilità per altre imbarcazioni.
- <b>Esca e attrattori.</b> Esche naturali e attrattori luminosi possono invogliare l’ingresso. Sostituiscili con regolarità per mantenere efficacia e igiene.
- Sistemi anti-fuga e griglie di fuga. Aperture calibrate rilasciano giovanili e specie non target. Aiutano a ridurre scarti e migliorano la selettività complessiva.
- Manutenzione e pulizia. Sciacqua con acqua dolce, controlla cuciture e fascette. Una manutenzione costante prolunga la vita dell’attrezzo e ne preserva l’efficienza.
Ricorda: gli <b>attrezzi selettivi</b> non azzerano gli impatti, ma li riducono in modo misurabile quando dimensioni e posizionamento sono allineati alla specie e all’habitat.
Cosa fare e evitare
- Verifica regolamenti locali e licenze prima di posare trappole.
- Scegli attrezzi selettivi e dimensioni conformi alla specie.
- Riduci l'impatto sul fondale e rilascia specie non target.
- Usa piombi rivestiti o alternative meno tossiche.
- Marca e recupera sempre le trappole per evitare ghost gear.
- Controlla spesso le catture per garantire benessere animale.
Quali specie e quando usarle
Non tutte le trappole sono uguali:

forma, imboccatura e maglia vanno calibrate sulla biologia della specie target e sulla stagione. Valuta attività alimentare, cicli riproduttivi e condizioni di visibilità.
Polpi
Per i <b>polpi</b>, molte nasse o “pots” sfruttano ricoveri artificiali e passaggi stretti. In acque chiare e poco mosse, piccole differenze di forma o colore possono incidere sulle entrate. La <b>polpara</b> è un’alternativa attiva (non è una trappola): funziona come richiamo e si gestisce a canna o lenza.
Granchi e seppie
Granchi e seppie rispondono bene a esche odorose e ingressi conici. Con fondali detritici è utile una base ampia che distribuisca il peso; in presenza di corrente, serve una zavorra più stabile. Controlli frequenti limitano prede danneggiate o contese da predatori.
Acqua dolce
In fiumi e laghi, le trappole privilegiano posizioni riparate, vicino a buche o ostacoli naturali. La maglia deve rispettare dimensioni minime e specie protette. Evita posizionamenti che possano intrappolare fauna non target o interferire con la navigazione.
Buone pratiche di posa e recupero
Scegli aree prive di coralli, praterie sensibili o cavi sottomarini, e considera correnti, marea e traffico nautico. Imposta <b>tempi di immersione</b> ragionevoli per proteggere l’animale e mantenere l’esca efficace.
Usa <b>galleggianti identificabili</b> e calza la sagola in modo da ridurre ingarbugliamenti. Marca chiaramente il tuo identificativo; in caso di perdita, prova a recuperare l’attrezzo per evitare gli “attrezzi da pesca fantasma”, tema affrontato anche da iniziative internazionali.
Durante il recupero, mantieni la trazione costante e prepara un <b>nodo di sicurezza</b> sul punto di lavoro. Valuta sempre le condizioni meteo: un <b>recupero responsabile</b> vale più di un’uscita improvvisata.
Alternative alla trappola: palamito e polpara
Talvolta altri attrezzi offrono efficienza o controllo superiori. Capire differenze e limiti evita scelte sbagliate e ottimizza tempo e risorse.
Palamito
Il <b>palamito</b> è una lenza lunga con numerosi ami: non è una trappola, ma un sistema passivo che presidia uno strato d’acqua. Offre selettività diversa (dipende da ami, esche, profondità) e richiede attenzione a bycatch e uccelli marini. La zavorra va dimensionata con criterio, limitando dispersioni e impatti.
Polpara
La <b>polpara</b> si usa in tecnica attiva: l’azione del pescatore e i movimenti richiamano il polpo. È utile quando fondale e meteo permettono controllo visivo e ritmi lenti. Benché non sia una trappola, può integrare una strategia che alterna attese e tentativi mirati.
Domande frequenti
Che cos’è una trappola da pesca?
È un attrezzo passivo (nassa o gabbia) che intercetta la specie target favorendone l’ingresso e impedendone l’uscita. Scelta, posizionamento e controlli determinano selettività e impatti.
Le trappole sono legali ovunque in Italia?
No. Regole e limiti variano per regione, acque interne o mare, e specie. Prima di uscire, verifica licenze, periodi di divieto, dimensioni dell’attrezzo e obblighi di marcatura presso gli enti competenti.
Quali specie si catturano più spesso?
Polpi, granchi e alcune seppie sono tra le prede più comuni per trappole e nasse. In acqua dolce, specie come anguille possono essere presenti, ma le norme sono stringenti e vanno rispettate.
Come si evitano catture accidentali?
Usa maglie e griglie di fuga adeguate, posiziona l’attrezzo lontano da aree sensibili e controlla spesso per rilasciare rapidamente la fauna non target in sicurezza.
Meglio trappola, palamito o polpara?
Dipende da specie, meteo e obiettivo. La trappola è passiva e selettiva; il palamito copre colonne d’acqua; la polpara è attiva e richiede controllo continuo. Valuta il contesto locale.
Come gestire piombi e materiali?
Usa pesi adeguati e, dove possibile, rivestiti o alternativi meno tossici. Evita dispersioni, etichetta l’attrezzatura e recupera ciò che perdi per ridurre rifiuti e rischi ambientali.
Riepilogo essenziale
- La scelta della trappola dipende da specie, fondale e norme.
- Attrezzi selettivi e manutenzione riducono impatti e catture accidentali.
- Piombi e materiali vanno usati in modo sicuro e responsabile.
- Alternative come palamito e polpara hanno ruoli diversi.
- Consulta fonti ufficiali e aggiorna le tue pratiche.
La scelta di una trappola non è mai solo tecnica: riguarda responsabilità, contesto e rispetto degli equilibri naturali. Informarsi, osservare il luogo e pianificare i controlli trasforma un’uscita qualsiasi in un’attività più consapevole e produttiva.
Prima di ogni sessione, rileggi le regole locali, prepara l’attrezzatura e cura i dettagli che contano: marcature ben visibili, <b>tempi di immersione</b> adeguati, recuperi attenti. Con piccoli accorgimenti, la pesca con trappola può diventare una pratica stabile, rispettosa e duratura.
