Negli ultimi anni il termine Sud globale è riemerso nel dibattito per descrivere una vasta costellazione di Paesi spesso definiti anche come paesi emergenti o “in via di sviluppo”. Non è una mappa, ma una cornice di analisi che contrappone, in modo semplificato, il Sud al Nord globale nella geopolitica contemporanea.

Che cosa indica davvero “Sud globale”? Non esiste una lista ufficiale: è un’etichetta elastica che riunisce molte economie di Africa, Asia e America Latina con interessi comuni ma diversi. Qui trovi origini, casi attuali, nodi aperti e perché conta oggi.

Quali Paesi rientrano nel Sud globale oggi?

Non c’è un elenco unico. In generale l’espressione copre ampie parti di Africa, Asia e America Latina e include, per esempio, Sudafrica, Messico e Honduras, insieme a grandi attori come India, Indonesia e Brasile.

Mappa mondiale con Paesi del Sud evidenziati in rosso e Nord in blu
Mappa che mostra i Paesi del Sud globale in rosso e altri in blu. · Ekyag · CC0 1.0 · Global South.svg

In molti fori multilaterali l’insieme viene evocato anche attraverso formule come G77 e Cina.

Ecco perché, per analisi più precise, molti ricorrono alla classificazione della Banca Mondiale, che suddivide le economie in quattro fasce di reddito e aggiorna l’elenco ogni 1° luglio.

In che cosa il Sud globale differisce dal Nord globale?

Il contrasto non è geografico, ma socioeconomico e politico: reddito medio, capacità industriale, peso nelle istituzioni e accesso alla tecnologia. In mezzo, esistono sfumature: Paesi del Sud con settori di alta tecnologia e Stati del Nord con sacche di povertà relativa.

Fatti in primo piano

  • Il termine non ha una definizione ONU ufficiale.
  • Raggruppa economie emergenti e in via di sviluppo.
  • Include Paesi di Africa, Asia e America Latina.
  • Non coincide con l’emisfero australe geografico.
  • Le priorità variano: crescita, clima, debito, tecnologia.

Come è nato il termine e come è evoluto?

Le sue radici affondano nel dopoguerra, tra decolonizzazione e Movimento dei Non Allineati. Già allora, “Nord” e “Sud” funzionavano come scorciatoie per descrivere asimmetrie di potere, non paralleli geografici. Nel tempo l’etichetta si è aggiornata con l’ascesa di grandi economie extra-occidentali.

Oggi “Sud globale” ricompare perché una parte crescente di popolazione, commercio e domanda energetica si sposta fuori dall’Occidente. Alcuni attori rivendicano maggiore rappresentanza in sedi come Consiglio di Sicurezza, istituzioni finanziarie e governance digitale, chiedendo politiche più inclusive su debito, clima e sviluppo.

Quali temi uniscono e dividono il Sud globale?

Molti dossier creano coalizioni variabili, più pragmatiche che ideologiche. Di seguito i nodi ricorrenti in cui interessi convergono o si scontrano.

  • Debito e finanza: numerosi Paesi chiedono tempi rapidi di ristrutturazione e strumenti di prevenzione. Altri, con basi fiscali più solide, puntano a capitale per infrastrutture e innovazione a costi sostenibili.
  • Clima e transizione: il principio di responsabilità comuni ma differenziate è centrale. I governi vogliono più risorse per adattamento, perdite e danni, ma diverge il ritmo con cui ridurre i combustibili fossili.
  • Catene del valore: c’è interesse a salire la scala manifatturiera e a diversificare dagli shock. Tuttavia, strategie di friend‑shoring o reshoring possono restringere spazi per alcuni esportatori.
  • Sicurezza alimentare: siccità, guerre e costi logistici alterano i prezzi. Alcuni Stati sono importatori netti e vulnerabili; altri hanno margini per diventare hub agricoli regionali.
  • Tecnologia e dati: l’accesso a componenti, cloud e standard rimane asimmetrico. Crescono progetti di infrastrutture digitali pubbliche per servizi e pagamenti inclusivi.
  • Rappresentanza globale: si chiedono quote e voci più forti nelle istituzioni internazionali. Non c’è però una posizione unica su regole commerciali, sussidi o proprietà intellettuale.
  • Mobilità umana: rimesse e diaspora sono leve economiche, ma le rotte migratorie restano rischiose. Serve cooperazione su canali legali, tutela e integrazione locale.

Che cosa significa per commercio, clima e tecnologia?

Nel commercio, la partecipazione del Sud alla manifattura e ai servizi digitali cresce, ma con forti differenze tra regioni.

Mappa delle rotte di navigazione con alta densità mostrata su sfondo nero
Mappa della densità delle rotte marittime mostrata su sfondo nero. · Grolltech · CC BY-SA 3.0 · Shipping routes red black.png

Molti governi puntano a politiche industriali mirate e accordi di prossimità per ridurre rischi logistici e geopolitici. Nel World Economic Outlook il Fondo Monetario Internazionale distingue tra “economie avanzate” ed “emerging market and developing economies”, con aggiornamenti due volte l’anno (aprile e ottobre).

Clima e finanza verde

I Paesi del Sud chiedono flussi più prevedibili di finanza climatica per adattamento e resilienza. Molte economie dipendono da entrate legate ai combustibili fossili e cercano una traiettoria che eviti nuovi lock‑in tecnologici, puntando su rinnovabili, reti e stoccaggio affidabile.

Tecnologia e catene digitali

Nel software, nella connettività e nei pagamenti, cresce l’adozione di soluzioni aperte e di piattaforme pubbliche. La sfida è evitare dipendenze uniche lungo la catena (chip, cloud, dati), negoziando standard interoperabili e spazio per l’innovazione locale.

Per leggere i dati economici in modo coerente, molti analisti affiancano categorie come “Sud globale” a metodi consolidati: la classificazione della Banca Mondiale divide le economie in quattro gruppi di reddito e viene aggiornata ogni 1° luglio.

Casi recenti e scenari 2024–2025

Allargamenti di piattaforme di cooperazione economica, nuove intese su infrastrutture e corridoi commerciali, e tentativi di riforma del debito hanno evidenziato la capacità negoziale di molti attori. In parallelo, le crisi energetiche hanno accelerato investimenti in rinnovabili e efficienza, mentre alcune materie prime critiche stanno ridisegnando le mappe industriali.

Nello spazio multilaterale, i Paesi del Sud hanno spinto per piani concreti su finanza climatica, agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare. Sul digitale, la discussione si concentra su sicurezza dei dati, inclusione e regole sull’intelligenza artificiale, con approcci che variano tra regioni e livelli di sviluppo.

Domande frequenti

Il Sud globale coincide con l’emisfero sud geografico?

No. È una cornice socioeconomica e politica, non una linea sulla mappa: include molti Paesi a nord dell’equatore e non tutti quelli dell’emisfero sud.

Il termine è uguale a “paesi in via di sviluppo”?

Non esattamente. I due ambiti si sovrappongono, ma “Sud globale” è un’etichetta ampia, usata nel dibattito pubblico; non corrisponde a una categoria statistica ufficiale.

Il Messico o il Sudafrica appartengono al Sud globale?

Spesso sì nel discorso pubblico, insieme ad altri come India e Brasile. Dipende però dal contesto analitico: non esiste una lista formale e univoca valida per tutti i casi.

Che ruolo hanno gruppi come G77 e Cina?

Sono piattaforme cooperative che riuniscono molti Paesi del Sud su temi di sviluppo, commercio e riforma della governance. Non coincidono con tutto il Sud globale, ma ne esprimono istanze diffuse.

Perché il concetto è contestato?

Perché è generico e raggruppa realtà diversissime. Può aiutare a leggere certe dinamiche, ma rischia semplificazioni eccessive se usato senza distinguere regioni, redditi e politiche.

Cosa ricordare davvero

  • Il Sud globale è un’etichetta giornalistica e accademica, non una lista ONU.
  • Riunisce economie emergenti e in via di sviluppo con priorità diverse.
  • Non coincide con il sud geografico né con i Paesi poveri.
  • Temi ricorrenti: crescita, debito, clima, tecnologia e rappresentanza.
  • Comprendere i contesti regionali evita generalizzazioni fuorvianti.

Parlare di Sud globale è utile se rimane una chiave di lettura, non un’etichetta rigida. Ogni analisi guadagna precisione quando distingue caratteristiche economiche, istituzionali e sociali dei singoli Paesi, evitando categorie totali. Così diventa più facile riconoscere convergenze e differenze reali.

Nel tempo, il dibattito evolverà con nuovi dati e scelte politiche. Tenere insieme obiettivi di crescita, clima e inclusione è la sfida di fondo: un approccio pragmatico e basato su evidenze può aiutare a costruire cooperazioni più eque e stabili tra aree del mondo.

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