Il haiku è una poesia breve che cattura un istante concreto con pochi versi. Qui impari struttura, metrica e ritmo, oltre a esempi spiegati e un metodo pratico per comporre. Se arrivi dalla prosa, troverai un passaggio semplice e naturale verso questo componimento giapponese.
Guida rapida al haiku: cos’è e come funziona in italiano, dalla metrica 5‑7‑5 al ruolo della cesura (kireji) e del kigo stagionale. Con esempi commentati, passi chiari e un metodo essenziale per contare le sillabe e limare il ritmo senza rime.
Che cos’è un haiku in italiano?
L’haiku è una poesia breve d’origine giapponese che unisce un’immagine concreta a una sorpresa percettiva. In giapponese tradizionale ha 17 unità sonore (mora) in schema 5‑7‑5; in italiano si usa la metrica 5‑7‑5 contando le sillabe, ma il ritmo prevale sulla rigida aritmetica. Come nota Encyclopaedia Britannica, spesso include un riferimento stagionale (kigo) e una pausa interna (kireji) che separa due frammenti d’immagine.
Qual è la struttura 5‑7‑5?
Tre versi: primo 5 sillabe, secondo 7, terzo 5. Nel passaggio dal giapponese, ciò che conta è la qualità del ritmo e la naturalezza della pausa, non la perfezione numerica. Per questo molti autori moderni variano di una sillaba per necessità espressive; la scelta resta informata da pratica e ascolto.
Come si conta correttamente?
Conta le sillabe come le pronunci. Vale la sinalefe (vocali che si fondono tra parole: “l’a – al – be – ro”), e talvolta la dieresi separa suoni (“po‑e‑ta”). Prova a leggere a voce alta: l’orecchio decide più della matematica. Un trucco: appoggia il respiro dove metteresti una pausa naturale; se il fiato s’incastra, la misura va ritagliata.
Per verificare la misura, scrivi una bozza e poi riconta lentamente. Se resti indeciso, sacrifica l’ornamento e salva l’immagine forte. Meno è davvero di più nella poesia breve.
Passi per scrivere haiku
- Scegli un'immagine naturale chiara.
- Definisci stagione o kigo implicito.
- Conta le sillabe 5‑7‑5 in italiano.
- Evita rime; usa ritmo e pause.
- Inserisci un kireji: una cesura naturale.
- Rileggi a voce alta e lima.
Quali sono gli errori comuni?
Molti inciampi derivano da eccesso di parole, rime forzate o immagini generiche. Questa lista ti aiuta a evitarli fin da subito.
- Rima evidente. Sposta l’attenzione sul suono, non sull’immagine. Meglio assonanze leggere e riprese foniche naturali.
- Aggettivi superflui. “Bella, candida, lieve…” annacqua. Taglia fino a lasciare il sostantivo che regge la scena.
- “Spiegare” il senso. Se lo chiarisci a parole, togli sorpresa. Mostra, non spiegare: lascia che il lettore concluda.
- Immagini generiche. “La natura è bella” non è un quadro. Dai un dettaglio concreto: “ago di pino bagnato sulla soglia”.
- Cesura assente. Senza pausa il testo corre piatto. Inserisci un kireji (pausa) con punteggiatura o costruzione sintattica.
- Stagione esplicita e didascalica. Meglio un kigo implicito: “rosai potati” dice inverno senza nominarlo.
Quali esempi di haiku aiutano a capire?
Di seguito, alcuni esempi originali in italiano, ciascuno con un breve commento sul perché funziona. Usa i modelli per esercitarti e poi trova la tua voce.
- Pioggia di notte / neon sulla pozzanghera / smette il traffico. Due immagini si toccano nella pausa: pioggia e luce. Il kigo è implicito; il ritmo asciutto evita fronzoli.
- Sulla ringhiera / il guanto senza dita — / vento di marzo. La cesura dopo il secondo verso crea attesa. Il kigo (“marzo”) orienta la scena senza spiegarla.
- Porta socchiusa / briciole sulla tovaglia / tace la radio. Dettagli domestici e silenzio finale. Il non detto genera senso; niente rime, solo risonanze.
- Binario vuoto / cartello “ritardo” / colombe in fila. La sorpresa sta nelle colombe in posa umana. Ritmo 5‑7‑5, immagini concrete, voce neutra.
- Erba brinata / ruota della bicicletta / prime campane. Kigo in “brinata” indica inverno. La chiusa sonora dà movimento senza spiegare.
- Mare di sera / impronte fino all’acqua / vola un asciugamano. Micro‑storia in tre tagli; la cesura separa scena e colpo di vento. La semplicità fa il lavoro.
Dov’è la cesura e perché conta?
La cesura (kireji) è una pausa strutturale che separa due immagini o piani della stessa immagine. In giapponese è una particella; in italiano la rendiamo con punteggiatura lieve (trattino lungo, due punti, punto e virgola) o con una frattura sintattica naturale.
Funziona come uno scatto fotografico: mette a fuoco e lascia uno spazio di risonanza. Non è uno stacco meccanico ma una respirazione dentro il verso. Prova a leggere: se una micro‑pausa illumina il dettaglio, hai trovato la cesura.
Domande frequenti
Quante sillabe deve avere un haiku in italiano?
Tradizionalmente 17 in schema 5‑7‑5, ma la misura non è un dogma. Molti ottimi haiku oscillano di una sillaba per preservare ritmo e immagine: l’orecchio decide.
Posso usare la rima in un haiku?
Meglio di no: la rima attira l’attenzione su di sé. Preferisci assonanze e suoni ripetuti in modo discreto; il fuoco resta sull’immagine e sulla pausa interna.
Che cos’è il kireji nella pratica italiana?
È una cesura: una pausa che separa due immagini. In italiano si rende con trattino lungo, due punti o costruzione che invita a respirare tra i due frammenti.
Che cos’è il kigo e come inserirlo senza dirlo?
È un indizio stagionale. Usa segnali concreti: “brina”, “cicale”, “castagne”. Non scrivere “inverno”: lascia che la stagione emerga dall’immagine.
Qual è la differenza tra haiku e senryū?
Il senryū guarda l’umano, spesso con ironia, e non richiede kigo; la metrica è simile. L’haiku privilegia la natura e un tono più sobrio e contemplativo.
Come si contano le sillabe difficili (sinalefe, dieresi)?
Conta come pronunci: “io” spesso è una sillaba in flusso (“i‑o” può diventare “io”). La sinalefe unisce vocali tra parole; la dieresi le separa. Leggi a voce alta e scegli la soluzione più naturale.
Riepilogo pratico essenziale
- In italiano conta le sillabe, non le mora.
- La metrica tipica è 5‑7‑5, ma il ritmo prevale.
- Usa un’immagine concreta e un kigo implicito.
- Inserisci una cesura naturale (kireji).
- Taglia il superfluo: chiarezza e sorpresa.
Scrivere haiku allena lo sguardo: riduci il mondo a un dettaglio e lascia che risuoni. Parti da un oggetto vicino, una luce, un gesto. Cura il ritmo come faresti con il respiro: breve, pulito, necessario. Rileggi a distanza di qualche ora; di solito una potatura in più apre spazio all’immagine.
Per esercitarti, osserva una scena quotidiana e abbozza tre versioni con cesure diverse. Confronta quale illumina meglio il soggetto, poi lima. La pratica costante, più di ogni regola, rende naturale la semplicità: è lì che vive l’haiku.
