Gli accenti orientano la pronuncia, chiariscono il significato e aiutano a evitare ambiguità. In italiano sono veri e propri segni diacritici, parte dell’ortografia: non sono optional. In questa guida trovi regole chiare, esempi e un metodo semplice per decidere quando e come scriverli.

Panoramica pratica sugli accenti italiani: differenza tra accento tonico e grafico, quando l’accento è obbligatorio, uso di é/è e di à/ì/ò/ù, distinzione tra accento e apostrofo, monosillabi da accentare e gli errori più comuni da evitare con esempi.

Che cosa sono gli accenti in italiano?

Ogni parola ha un’energia ritmica che cade su una sillaba: è l’accento tonico (la sillaba pronunciata con maggiore forza). A volte questo accento si scrive: è l’accento grafico, cioè il segno che noti sopra la vocale (perché, città, più).

Grave, acuto e circonflesso

In italiano si usano soprattutto due segni: l’accento grave (à, è, ì, ò, ù) e quello acuto (é). Il circonflesso (â, ê, î, ô, û) è rarissimo nella scrittura comune: compare per scopi filologici o tipografici, non nelle norme d’uso quotidiane.

Quando si mette l’accento scritto?

L’accento grafico serve in tre casi principali: nelle parole tronche (accento sull’ultima sillaba), in alcuni monosillabi per distinguere omografi e in poche forme obbligatorie. Ecco come riconoscerli al volo.

  • Parole tronche: si accentano sempre in italiano comune (perché, città, però, più).
  • Monosillabi distintivi: l’accento separa significati diversi (dà/da, dì/di, né/ne, sì/si, sé/se, tè/te, lì/là).
  • Forme obbligatorie: la terza persona di essere è è (non e), anche a inizio frase e in maiuscolo: È.

Regole rapide sugli accenti

  • Accenta sempre le parole tronche comuni: città, perché, più, però.
  • Distingui accento e apostrofo: è ed e, po’ e può.
  • Accenta i monosillabi solo per distinguere: dà/da, dì/di, lì/là, né/ne, sì/si.
  • Usa l’accento grave su à, è, ì, ò, ù; acuto solo su é.
  • Scrivi qual è senza apostrofo, mai qual’è.
  • Evita doppi accenti e maiuscole sbagliate: È è corretto, E’ no.

Come si scrivono gli accenti corretti

Nella norma italiana corrente si impiega soprattutto l’accento grave su à, ì, ò, ù; per la e si distinguono è (aperta) ed é (chiusa), come in è e perché.

Diagramma che mostra accenti acuti su lettere in diversi stili di font
Diagramma illustrante l’accento acuto applicato a varie lettere in diversi font. · NFSL2001 · CC BY-SA 4.0 · Demonstration of acute accent in multiple font.svg - Wikimedia Commons

L’accento acuto e accento grave servono quindi a marcare aperture diverse solo sulla e; sull’o si usa il grave (ò). Questa distinzione, raccomandata dai principali repertori, evita ambiguità e migliora la leggibilità.

Maiuscole accentate

Le lettere maiuscole mantengono l’accento: È giusto, E’ con apostrofo è un errore. Scrivere correttamente le maiuscole accentate non è un vezzo tipografico, ma un segno di ortografia accurata.

Tipografia e spazi

L’apostrofo tipografico (’) non è un accento. Evita l’apostrofo dritto ('). Non inserire spazi tra lettera e accento: l’accento è parte della lettera. In testi digitali, verifica i settaggi di lingua per ottenere automaticamente i segni corretti.

Qual è la differenza tra accento e apostrofo?

L’accento indica la sillaba tonica o distingue parole uguali nella grafia ma diverse nel suono/valore (né/ne). L’apostrofo indica elisione o troncamento (l’amico, po’ per poco). Per questo si scrive qual è senza apostrofo; la grafia qual’è è da evitare.

La grafia corretta è qual è, senza apostrofo; la forma qual’è è da evitare.

Accademia della Crusca — Qual è o qual'è?, s.d.

Quali monosillabi vogliono l’accento?

I monosillabi accentati non sono molti: si usano quando l’accento evita confusioni con altre forme. Ricorda che l’obiettivo è la chiarezza: accentare dove serve, togliere dove è superfluo.

  • (verbo dare) vs da (preposizione): «Lei dà il libro da lunedì».
  • (sostantivo ‘giorno’) vs di (preposizione): «A mezzodì»; «di casa».
  • (avverbio affermativo) vs si (pronome): «Sì, si vede bene».
  • (pronome riflessivo rafforzato) vs se (congiunzione): «Pensa per sé»; «se piove».
  • (congiunzione) vs ne (pronome/particella): «né questo né quello»; «non me ne curo».
  • lì/là (avverbi di luogo) vs li/la (pronomi; articolo): «Là c’è la finestra; li ho visti».
  • (bevanda) vs te (pronome): «Prendo un tè con te».
  • è (verbo essere) vs e (congiunzione): «È vero e giusto».

Errori comuni e come evitarli

Molti inciampi nascono da abitudini tipografiche o dalla fretta.

Illustrazione del simbolo tipografico dell’apostrofo singolo curvo nero stilizzato
Grafica che mostra il glifo dell’apostrofo come singolo carattere tipografico. · Andreas 06 · Public domain · Apostrophe.svg - Wikimedia Commons

Riconoscere il modello dell’errore ti aiuta a correggerlo in pochi secondi.

  • Qual’è al posto di qual è. La forma con apostrofo è scorretta perché non c’è elisione: qual è è già una riduzione di quale. Memorizza: «Qual è il tuo nome?».
  • anziché po’. Qui c’è elisione di poco, quindi serve l’apostrofo, non l’accento. Pensa a «po’ di tempo» come a «poco di tempo» per ricordarlo.
  • E’ in luogo di È. L’apostrofo non sostituisce l’accento. Imposta la lingua italiana nel dispositivo o usa la scorciatoia per inserire la lettera corretta.
  • Accenti sulle parole piane (casa, cane, tempo). Le parole piane non vogliono accento grafico, salvo eccezioni lessicali. Se la voce non è tronca, quasi sempre l’accento non si scrive.
  • Perchè invece di perché. L’accento giusto qui è acuto, non grave. Associa «perché» a «perché no?», dove la e è chiusa.
  • Confusione tra po’ e può. Po’ è elisione di poco; può è forma verbale con dittongo e accento. Pronunciali ad alta voce: il suono chiarisce la differenza.
  • «Sé stesso» o «se stesso»? In contesti formali, sé stesso con accento è preferibile per chiarezza; «se stesso» è diffuso ma può creare ambiguità nei testi d’esame.
  • Maiuscole senza accento. Le maiuscole hanno sempre diritto al loro accento: È, . Evita scorciatoie come l’apostrofo dritto o soluzioni «à la tastiera».

Domande frequenti

Si scrive qual è o qual’è?

La forma corretta è qual è, senza apostrofo. Qual’è è da evitare perché non deriva da un’elisione, ma da un fraintendimento ortografico consolidato.

Quando l’accento sui monosillabi è obbligatorio?

Quando l’accento distingue coppie omografe con significati diversi: dà/da, dì/di, sì/si, sé/se, né/ne, tè/te, lì/là vs li/la, ed è/e. Negli altri monosillabi l’accento non si mette.

È corretto scrivere pò con l’accento?

No. Si scrive po’ con apostrofo perché è l’elisione di poco. La grafia pò è errata in italiano standard, anche se capita di vederla in fretta o su tastiere non impostate.

Le maiuscole vogliono l’accento?

Sì. Le maiuscole mantengono l’accento: È, Né, Perché. Sostituire l’accento con l’apostrofo (E’) non è corretto: accento e apostrofo hanno funzioni diverse.

Si usa é o è?

Entrambi esistono: è è aperta, é è chiusa. In parole comuni: caffè, cioè, però con grave; perché, né, poiché con acuto su e chiusa. La distinzione aiuta la lettura e segue la pronuncia standard.

Perché alcune parole straniere non hanno accento?

Molti forestierismi mantengono la grafia originale (chat, email, garage). Se l’accento non è previsto nella lingua d’origine, in italiano non si aggiunge; eventuali adattamenti seguono l’uso accreditato dai dizionari.

Riepilogo essenziale

  • L’accento si scrive sempre nelle parole tronche e nei monosillabi distintivi.
  • In italiano si usa il grave su à, ì, ò, ù e sia è sia é sulla e.
  • Accento e apostrofo non sono intercambiabili: po’ non è pò, qual è non è qual’è.
  • Le maiuscole restano accentate: È, Né, Perché.
  • Evitare gli errori comuni nasce da poche regole applicate con coerenza.

Applicare gli accenti con sicurezza richiede attenzione mirata: riconosci la sillaba tonica, chiediti se la parola è tronca e se l’accento serve a distinguere due forme uguali. Con questa checklist riduci al minimo gli errori e ottieni testi più chiari e scorrevoli.

Se hai dubbi, consulta un buon dizionario e rileggi ad alta voce: la pronuncia rivela dove cade l’accento tonico. Col tempo, molte scelte diventeranno automatiche e l’ortografia italiana ti sembrerà molto più lineare.

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