I verbi italiani sono il motore della frase: coniugazioni, modi, tempi, voci attiva/passiva e forme composte esprimono azione, stato e relazione. Questa guida pratica spiega come riconoscerli, coniugarli e usarli con sicurezza, dall'indicativo all'imperativo, dagli ausiliari alla copula.
Panoramica essenziale: tre coniugazioni, sette modi, tempi semplici e composti, ausiliari essere/avere, copula e passivo. Troverai regole chiare, trucchi rapidi ed esempi pratici per scegliere modo e tempo, riconoscere irregolarità e applicare accordi corretti anche con pronomi e verbi pronominali.
Quali sono i modi e i tempi?
In italiano distinguiamo modi finiti e indefiniti: i primi variano per persona e numero, i secondi no. Le coniugazioni sono tre (-are, -ere, -ire) e i modi sono sette complessivi, suddivisi fra finiti e indefiniti.

Qual è la differenza tra modo e tempo?
Il modo indica l'atteggiamento del parlante verso l'azione (certezza con l'indicativo, possibilità con il congiuntivo, ipotesi con il condizionale, comando con l'imperativo). Il tempo colloca l'evento nel passato, presente o futuro, e nelle relazioni di anteriorità o posteriorità.
Che differenza c'è tra tempi semplici e composti?
I tempi semplici hanno una sola parola (parlo, dormivo, partirò). I tempi composti uniscono ausiliare e participio: ho parlato, ero uscito, avremo finito. Nelle forme composte l'aspetto perfettivo mette in primo piano il risultato dell'azione.
Quando usare essere o avere?
Nei tempi composti, ausiliari essere e avere si scelgono in base al verbo e al significato. Con essere il participio concorda con il soggetto; con avere di norma no, salvo con clitici che possono attivare l'accordo.
In linea di massima, i verbi transitivi vogliono avere (ho visto), molti intransitivi di movimento o cambiamento vogliono essere (sono arrivato, sono diventata), e i riflessivi richiedono essere.
Quali verbi richiedono essere?
Tendenzialmente rientrano in questa classe i verbi di moto (andare, venire), di stato o cambiamento (nascere, diventare, morire), i riflessivi e i pronominali (accorgersene, pentirsi). Alcuni verbi ammettono entrambi gli ausiliari con sfumature diverse: ho corso vs sono corso a casa.
Passi fondamentali per i verbi
- Trova l'infinito e la coniugazione (-are, -ere, -ire).
- Identifica il soggetto e la persona/numero richiesti.
- Scegli modo e tempo in base al contesto comunicativo.
- Determina l'ausiliare corretto per le forme composte.
- Coniuga la radice e applica eventuali irregolarità.
- Controlla accordi, clitici e posizione degli avverbi.
Come si forma il passivo e la copula?
La voce passiva si costruisce con essere + participio passato: la lettera è stata scritta. Con i tempi composti l'ausiliare resta essere, e il participio concorda con il soggetto. In alternativa, si usa venire per un passivo più dinamico: la porta venne chiusa.
La formazione del passivo può includere l'agente con da: il quadro fu dipinto da Sofia. La copula, invece, è il verbo essere che collega soggetto e attributo: Marta è felice. Qui essere non indica azione, ma relazione con un attributo.
Quando usare "venire" al passivo?
Preferisci venire quando vuoi sottolineare il processo (Il concerto venne annullato all'ultimo), e essere per una descrizione neutra o di stato (La riunione è stata rimandata). In registri formali è più frequente essere.
Quali prefissi e suffissi cambiano il significato?
I prefissi modificano il significato lessicale: leggere → rileggere (di nuovo), porre → disporre (separazione/ordine), comprendere → fraintendere (errore). Alcuni prefissi comuni: ri-, dis-/s-, in-/im-, sovra-, sotto-.
I suffissi agiscono spesso su valore e registro: mangiare → mangiucchiare (diminutivo/affettivo), ridere → risatina (nome d'azione piccolo), parlare → parlata (modo di parlare). Con suffissi come -one, -accio, -ino, -etto cambiano sfumature di intensità o tono.
Che effetto hanno i suffissi diminutivi?
Danno un'idea di piccolezza o affetto, senza modificare la struttura del verbo di base. L'uso dipende dal contesto: in racconti informali rendono il testo più colloquiale, in testi tecnici vanno evitati.
Esempi pratici di uso
Ecco una serie di esempi sintetici per vedere regole e scelte in azione, tra tempi semplici e composti, accordi, pronomi e sfumature di significato.

- Parlare: Al presente è regolare: parlo, parli, parla. Passato prossimo con avere: ho parlato. L'imperfetto (parlavo) descrive abitudini o contesti, non eventi puntuali.
- Andare: Verbo di moto, vuole essere nei composti: sono andato/a. Futuro: andrò. Con valore figurato può richiedere pronomi: me ne vado; nota la posizione dei clitici.
- Finire: Alterna transitivo e intransitivo. Ho finito il libro (avere); la lezione è finita (essere). Il participio finito resta invariato con avere, concorda con essere.
- Nascere: Intransitivo di cambiamento di stato; sempre con essere: sono nato/a. Al passivo non si usa; si esprime lo stesso senso con venire alla luce in registri elevati.
- Mettere: Transitivo; passato prossimo con avere: ho messo. Il participio è irregolare; nel passivo: è stato messo. Con prefissi cambia senso: rimettere (di nuovo), smettere (cessare).
- Diventare: Intransitivo; ausiliare essere: sono diventato/a. Si collega spesso a un predicato nominale: è diventato famoso. Non fa passivo; preferisci riformulare (è stato reso popolare) quando necessario.
- Vedere: Transitivo con avere: ho visto. Al passivo: sono stato visto da Marco. Con pronomi, nota l'ordine: non lo ho visto → non l'ho visto; i clitici antecedono l'ausiliare.
- Uscire: Intransitivo di movimento; essere: sono uscito/a. Con avverbi la posizione è flessibile: sono appena uscito, sono uscito appena adesso. Al passato remoto: uscii, regolarmente.
Domande frequenti
Qual è la differenza tra verbo transitivo e intransitivo?
Il transitivo ammette un oggetto diretto (Leggo il libro) e nei composti prende di solito avere. L'intransitivo non ha oggetto diretto (Arrivo tardi) e spesso prende essere nei tempi composti.
Cos'è la copula in italiano?
È il verbo essere con funzione di collegamento tra soggetto e un attributo o nome del predicato (Laura è felice; Marco è un ingegnere). Non esprime azione ma uno stato o una qualità.
Quando usare "stare" invece di "essere"?
Stare indica stato o permanenza (Sto a casa) e progressivo con gerundio (Sto leggendo). Essere è più generale: identità, qualità, passivo (Sono felice; La porta è stata chiusa). In molti casi non sono intercambiabili.
"Finire" vuole l'ausiliare essere o avere?
Dipende dall'uso: transitivo con oggetto (Ho finito il compito) → avere; intransitivo senza oggetto (La riunione è finita) → essere. Il significato guida la scelta dell'ausiliare.
Qual è la differenza tra passato prossimo e imperfetto?
Il passato prossimo indica eventi conclusi e spesso puntuali o rilevanti nel presente (Ho visto). L'imperfetto descrive azioni abituali, durative o di sfondo (Vedevo, facevo) e non mette a fuoco il completamento.
Che cosa sono le voci attiva e passiva?
La voce attiva presenta il soggetto come agente (Giulia scrive la lettera). La passiva presenta il soggetto come paziente (La lettera è scritta da Giulia). La scelta dipende dal focus informativo.
Riepilogo operativo
- Tre coniugazioni e sette modi: base da memorizzare.
- Scegli modo e tempo in base al contesto.
- Essere/avere: criteri di scelta e accordo del participio.
- Passivo e copula: funzioni diverse da distinguere.
- Prefissi e suffissi modificano il significato lessicale.
Studiare i verbi è un investimento che ripaga in ogni frase che scrivi o pronunci. Ripassa le basi (congiugazioni, modi e tempi), osserva il contesto comunicativo e scegli l’ausiliare con attenzione; poi verifica accordi e posizione dei pronomi. La pratica costante, con esempi reali e letture varie, consolida automatismi preziosi.
Quando hai dubbi, analizza la funzione: azione compiuta o in corso? Focus sul risultato o sul processo? Campo semantico del verbo? Piccoli passi strutturati ti aiuteranno a evitare errori ricorrenti e a far suonare naturale ogni periodo.
