Il Wartegg è spesso citato come un “test di disegno” che prometterebbe di rivelare aspetti della personalità. In realtà, il test di Wartegg è una prova grafica proiettiva: da segni minimi in otto riquadri nascono disegni che vengono interpretati secondo metodi diversi. Qui lo presentiamo con chiarezza e prudenza, tra storia, valutazione psicologica e limiti.
In breve: il test di Wartegg è una prova grafica proiettiva nata nel Novecento. È usata da professionisti formati per esplorare aspetti della personalità, ma la sua interpretazione dipende da sistemi di scoring e contesto. Non misura direttamente l’intelligenza né fornisce diagnosi cliniche.
Come si svolge il test di Wartegg?
In poche righe, senza entrare in istruzioni operative: si propone un foglio con otto riquadri, ciascuno con un piccolo segno-stimolo; la persona completa i disegni e, talvolta, fornisce un titolo o un ordine di preferenza. La somministrazione è responsabilità di professionisti formati, non è uno strumento di auto-esplorazione.
Un contenuto, otto riquadri
Il foglio standard presenta otto riquadri separati con segni-stimolo predefiniti, che fungono da innesco per la fantasia grafica; l’obiettivo è osservare il modo in cui il soggetto organizza forme, spazio e racconto visivo. Non conta la qualità artistica del tratto, ma il processo: scelte, coerenza interna, riferimenti tematici, eventuali cancellature o esitazioni. In alcuni protocolli viene chiesto di dare un titolo ai disegni: è un dato che amplifica il contenuto simbolico, ma richiede lettura attenta per evitare forzature interpretative.
Un test proiettivo di completamento di disegni: otto riquadri con semplici segni-stimolo che il soggetto trasforma in immagini complete.
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A projective drawing test consisting of eight boxes with simple stimulus marks that the individual completes into drawings.
Quanto è affidabile il Wartegg oggi?
La domanda cruciale riguarda validità psicometrica e affidabilità inter-giudice. Come per altri strumenti proiettivi, le conclusioni dipendono molto dalla qualità della standardizzazione, dal sistema di scoring e dalla formazione dell’esaminatore.
Che cosa dicono gli studi?
La letteratura è eterogenea: alcuni lavori segnalano utilità descrittiva in specifici contesti, altri mettono in guardia dal trarre inferenze forti. In generale, gli esiti migliorano quando si usano griglie di codifica chiare e criteri espliciti. Questo aiuta a ridurre il rumore interpretativo e a distinguere tra indicatori comportamentali e narrazioni suggestive.
Che cosa cambia con il CWS?
Un esempio è il Crisi Wartegg System (CWS), che propone regole di codifica più strutturate. L’idea è limitare la soggettività e favorire una lettura ripetibile tra valutatori, integrando il Wartegg con altri dati. Pur non rendendolo “onnipotente”, una codifica standardizzata tende a migliorare l’affidabilità e a chiarire i limiti d’uso.
Punti essenziali del Wartegg
- È un test grafico proiettivo con otto riquadri.
- Nato negli anni 1930 da Ehrig Wartegg.
- L’interpretazione dipende da sistemi di scoring strutturati.
- L’utilità dipende dal contesto e dalla formazione dell’esaminatore.
- Non misura direttamente intelligenza o diagnosi cliniche.
Quali sono le basi teoriche?
Il Wartegg è stato storicamente interpretato all’incrocio di più modelli. Due matrici teoriche spesso citate sono la psicoanalisi (concetto di proiezione) e la psicologia della Gestalt (organizzazione percettiva e completamento di forme).
Psicoanalisi e proiezione
L’ipotesi è che, di fronte a stimoli ambigui, le persone tendano a “proiettare” temi ricorrenti nel proprio modo di sentire. Nel disegno, questo si tradurrebbe in simboli, contenuti e relazioni figurali da leggere con cautela. La proiezione non è una bacchetta magica: indica una tendenza, non un verdetto clinico.
Gestalt e completamento
I segni-stimolo funzionano come frammenti che la mente organizza secondo principi della Gestalt (vicinanza, chiusura, continuità). Il focus, quindi, è su come la persona struttura lo spazio, completa le forme e costruisce un senso narrativo, più che sulla qualità estetica del disegno.
Vantaggi e criticità a confronto
Come spesso accade con gli strumenti proiettivi, i pro e i contro emergono quando li si osserva sul campo. Ecco una panoramica bilanciata, utile per comprendere che cosa aspettarsi e che cosa evitare.
- Accessibilità esperienziale. Per chi compila, il compito è semplice e coinvolgente. Disegnare aiuta alcune persone a esprimersi senza doversi appoggiare solo al linguaggio verbale.
- Ricchezza qualitativa. Il protocollo produce dati descrittivi e narrativi. Questo può illuminare stili di organizzazione, temi ricorrenti e modalità di problem solving.
- Rischio di soggettività. Senza criteri, si amplifica il bias dell’interprete, con letture creative ma poco attendibili. La standardizzazione serve a tenere a bada l’arbitrarietà.
- Sensibilità al contesto culturale. Simboli e temi variano per età, istruzione e cultura. Una lettura avvertita considera il background ed evita etichette rapide.
- Durata contenuta. La prova in genere è breve, utile in batterie più ampie. Tuttavia, brevità non significa automaticamente maggiore precisione.
- Richiede formazione. L’esaminatore deve padroneggiare criteri, limiti e integrazione con altri dati. Altrimenti, le inferenze risultano fragili o fuorvianti.
- Valore in approccio multi-metodo. Il Wartegg si presta a essere combinato con questionari, interviste e osservazioni. L’insieme fornisce un quadro più robusto.
- Possibile impression management. Alcuni tentano di “allenarsi” sui test proiettivi. Le procedure professionali mirano a ridurre tali effetti, ma non li annullano del tutto.
Etica, contesto e buone pratiche
La prima regola è la responsabilità. La prova va usata da professionisti, con consenso informato, spiegando scopi, limiti e diritti della persona. Nessun disegno, da solo, autorizza conclusioni cliniche o decisioni importanti: serve integrazione con più fonti, tempi adeguati e supervisione.
Secondo, il rispetto della privacy: materiali, protocolli e interpretazioni non vanno diffusi fuori contesto. Terzo, la chiarezza del feedback: restituire risultati in modo comprensibile, senza determinismi, evidenziando ciò che è osservazione e ciò che è ipotesi. In sintesi: usare lo strumento con misura, competenza e trasparenza.
Domande frequenti
Il test di Wartegg misura l’intelligenza?
No. Il Wartegg non è progettato per misurare direttamente l’intelligenza e non sostituisce test cognitivi standardizzati. Al più, può offrire indizi qualitativi su stili di problem solving, da integrare con strumenti specifici.
Il test di Wartegg è affidabile?
Dipende da contesto, scoring e formazione. Sistemi strutturati e più valutatori possono aumentare la coerenza. In ogni caso, i risultati vanno letti come ipotesi, non come certezze o diagnosi.
È adatto alla selezione del personale?
In alcuni contesti viene utilizzato, ma è prudente inserirlo in una batteria multi-metodo e chiarire scopi e limiti. Decisioni di assunzione non dovrebbero basarsi su un singolo strumento proiettivo.
Posso esercitarmi per “fare bella figura”?
Non è consigliabile né utile. Tentare di compiacere l’esaminatore può produrre protocolli artificiali e meno interpretabili. La cosa migliore è collaborare in modo autentico e informato.
Quanto dura in media?
La prova è di solito breve. La durata varia in base al setting e alla persona; è comunque una componente di un percorso valutativo più ampio, non un fine a sé.
In sintesi da ricordare
- Il Wartegg è un test grafico proiettivo a otto riquadri.
- Non misura direttamente l’intelligenza né fornisce diagnosi.
- La qualità dipende da scoring standardizzati e formazione.
- Meglio usarlo in batterie multi-metodo e con consenso informato.
- È uno strumento con valore contestuale, non una verità assoluta.
Se il tema ti interessa, il passo più responsabile è informarti su scopi, limiti e condizioni d’uso. Collocare il Wartegg dentro una valutazione ampia, con criteri chiari e confronto tra professionisti, permette di valorizzarne i segnali e di ridurre errori o aspettative irrealistiche.
Ricorda: ogni test è un punto di vista. La forza sta nell’integrazione di metodi e nell’attenzione alla persona, più che nell’aspettarsi che un singolo disegno “parli da solo”. Usato con misura, competenza e rispetto, il Wartegg può contribuire a una lettura più sfumata della soggettività.
