Il pH è il “potenziale di idrogeno” dell’acqua: misura l’acidità o l’alcalinità e orienta l’equilibrio chimico della piscina. Un valore sbilanciato riduce l’efficacia del disinfettante, favorisce incrostazioni o corrosioni e può irritare pelle e occhi. Qui trovi spiegazioni chiare ed esempi pratici per tenerlo sotto controllo.
Per acqua limpida e confortevole mantieni il pH tra 7,2 e 7,6, misurandolo 2–3 volte a settimana. Correggi con piccoli aggiustamenti, pompa in funzione, senza mescolare prodotti. Verifica prima l’alcalinità totale e attendi 4–8 ore prima di ritestare o fare il bagno.
Che cos’è il pH in piscina?
Il pH indica la concentrazione (attività) degli ioni idrogeno: più basso è il valore, più l’acqua è acida; più alto, più è alcalina. La scala va da 0 a 14, con 7 neutro: nelle piscine interessa restare leggermente sul lato basico. La misurazione avviene con reagenti colorimetrici o pH‑metri ben calibrati secondo metodi standardizzati.
Un modo utile per visualizzarlo: pensa al pH come al “volante” della chimica della vasca. Se giri troppo da un lato, il cloro lavora peggio e possono comparire depositi, acqua torbida o odori sgradevoli.
Qual è il pH ideale per i bagnanti?
Per comfort, igiene e durata degli impianti, il pH ideale della piscina sta di norma tra 7,2 e 7,6; valori fino a 7,8 sono accettabili e mantengono efficace il disinfettante.
Se scende troppo, l’acqua diventa più aggressiva e può irritare pelle e occhi o intaccare superfici metalliche. Se sale oltre il range, il cloro diventa meno efficiente e aumentano incrostazioni e torbidità.
Cose da fare e no
- Misura il pH 2–3 volte a settimana.
- Mantieni 7,2–7,6 per comfort ed efficacia del cloro.
- Aggiungi correttivi a piccole dosi, con pompa in funzione.
- Non mescolare prodotti; mai acidi con ipoclorito.
- Controlla l’alcalinità totale prima di correggere il pH.
- Attendi 4–8 ore e ripeti il test prima di ritoccare.
Come misurare il pH in modo affidabile
Preleva un campione rappresentativo a 30–40 cm di profondità, lontano dagli skimmer e subito dopo aver fatto girare la pompa qualche minuto. Evita di toccare l’acqua con le dita del kit e rispetta tempi e dosi delle gocce o delle pastiglie.
Per i controlli di routine, un test kit a reagenti è preciso ed economico; le strisce sono rapide ma meno granulari; un pH‑metro digitale offre letture puntuali ma richiede calibrazione e cura degli elettrodi.
Strisce, reagenti o pH‑metro?
- Strisce reattive: pratiche, ideali per controlli veloci. Attieniti rigorosamente al tempo di lettura per evitare sovrastime o sottostime.
- Kit a reagenti: buon equilibrio tra costo e accuratezza. Colori più definiti, specialmente nella zona 7,0–8,0.
- pH‑metro digitale: massimo dettaglio. Richiede soluzioni tampone per la calibrazione e risciacquo con acqua demineralizzata.
Quanto spesso fare il test?
In stagione, controlla il pH 2–3 volte a settimana; ogni giorno se la piscina è molto frequentata o dopo un temporale. Misura sempre dopo trattamenti importanti (ad esempio shock) e prima di aprire la vasca ai bagnanti.
Come correggere il pH senza errori
Prima di agire, verifica l’alcalinità totale: è il “cuscino” che stabilizza il pH. Se è troppo bassa o troppo alta, il pH tenderà a “rimbalzare” dopo ogni intervento, rendendo i correttivi meno prevedibili.
Per aumentare o ridurre il pH, utilizza prodotti specifici (pH+ o pH‑) seguendo attentamente le etichette. Evita l’uso disinvolto di acido muriatico o sostanze non pensate per piscine; non mescolare mai prodotti diversi e non aggiungerli direttamente nello skimmer.
- Circolazione attiva: avvia la pompa per distribuire uniformemente l’acqua. Una buona circolazione riduce zone morte e migliora l’azione del correttivo.
- Stima prudente: inizia con piccole dosi, meglio correggere in più passaggi che eccedere. Ogni piscina reagisce in modo diverso in base a volume e alcalinità.
- Diluizione sicura: se previsto dal produttore, diluisci in un secchio d’acqua pulita, mai il contrario. Indossa dispositivi di protezione e lavora all’aperto.
- Distribuzione lenta: versa il prodotto lungo il perimetro, lontano da bagnanti e prese d’aspirazione. Evita punti unici di versata per non creare gradienti locali.
- Attesa e test: attendi 4–8 ore con pompa in funzione, quindi ripeti la misura. La pazienza evita il classico “effetto altalena”.
- Micro‑ritocchi: se serve, esegui un secondo piccolo aggiustamento. Meglio tanti fine‑tuning che un’unica correzione massiccia.
- Registro di bordo: annota dosi, orario, meteo e risultati. Un diario aiuta a prevedere consumi e a prevenire deviazioni future.
Errori comuni da evitare
- Aggiungere troppo prodotto in una volta: rischi overshoot e sprechi.
- Correggere il pH senza controllare l’alcalinità: il risultato dura poco.
- Mescolare sostanze incompatibili: può generare reazioni pericolose e vapori irritanti.
- Non attendere la ricircolazione completa: la lettura successiva sarà poco affidabile.
Quali fattori alterano il pH?
Il pH non è statico: cambia con meteo, uso e trattamenti. Conoscerne i “disturbatori” aiuta a prevenire oscillazioni e a pianificare la manutenzione in modo più efficiente.
- Pioggia: può abbassare il pH (acque leggermente acide) e diluire i correttivi. Dopo temporali intensi, controlla e ritocca.
- Temperatura: caldo prolungato accelera reazioni e consumo dei chimici; l’evaporazione e i rabbocchi spostano l’equilibrio.
- Carico dei bagnanti: creme, sudore e anidride carbonica espirata influenzano la chimica; più utenti, più rapide le variazioni.
- Riempimenti: acque di rete o di pozzo hanno pH e alcalinità propri; un grande rabbocco può cambiare subito la lettura.
- Materiali: superfici a base cementizia possono rilasciare sostanze alcaline; alcune pietre naturali reagiscono con l’acqua.
- Alghe e biofilm: cambiando la chimica locale, rendono il pH meno stabile e consumano disinfettante.
Segnali d’allarme
- Pelle che “tira” o occhi arrossati dopo il bagno.
- Acqua lattiginosa, calcare su scalette e bocchette.
- Odore pungente: indice di clorammine e disinfezione inefficiente.
- Test che oscilla ogni giorno nonostante i ritocchi.
Quanto spesso controllare?
In stagione, misura regolarmente: 2–3 volte a settimana in condizioni normali; ogni giorno con caldo estremo o molti ospiti. Esegui un check approfondito a inizio stagione, dopo trattamenti straordinari e prima di eventi con molti bagnanti.
Domande frequenti
Perché il cloro funziona male se il pH è alto?
All’aumentare del pH, cresce la quota di ipoclorito meno attivo e diminuisce l’acido ipocloroso, la specie più efficace. Risultato: disinfezione più lenta e maggior rischio di torbidità od odori.
È sicuro nuotare se il pH è 6,8 o 8,0?
Brevi scostamenti non sono insoliti, ma possono aumentare irritazioni o corrosività (a pH basso) e ridurre l’efficacia del disinfettante (a pH alto). Prima di fare il bagno, riportalo nel range consigliato e ritesta.
Qual è la differenza tra pH e alcalinità totale?
Il pH indica quanto acida o basica è l’acqua in un dato momento; l’alcalinità totale misura la capacità tampone, cioè quanto resiste ai cambiamenti di pH. Senza una buona alcalinità, il pH “rimbalza”.
Meglio strisce o pH‑metro digitale?
Strisce: rapide e pratiche, adatte a controlli giornalieri. Reagenti: buon compromesso costo/accuratezza. pH‑metro: massimo dettaglio, ma richiede calibrazione e cura degli elettrodi. Scegli in base a frequenza e precisione desiderate.
Posso usare aceto o bicarbonato per correggere il pH?
Non è consigliato: sostanze domestiche non sono formulate per piscine, possono destabilizzare altri parametri o lasciare residui. Preferisci correttori specifici e segui le istruzioni del produttore per dosi e sicurezza.
In sintesi operativa
- Misura il pH 2–3 volte a settimana e dopo pioggia o shock.
- Mantieni il valore tra 7,2 e 7,6 per comfort ed efficacia.
- Correggi a piccole dosi con pompa in funzione e poi ritesta.
- Stabilizza prima l’alcalinità totale per evitare rimbalzi.
- Non mescolare prodotti; attendi 4–8 ore prima di nuovi ritocchi.
Mantenere il pH nel giusto intervallo rende l’acqua più piacevole e la manutenzione più prevedibile. Con misure regolari, piccoli ritocchi e attenzione ai segnali dell’acqua, eviti la “caccia all’errore” che fa sprecare tempo e prodotti. Quando interveni, prediligi prudenza, circolazione attiva e registrazioni costanti: sono le basi di una gestione serena.
Se qualcosa non torna, rivedi i fondamentali: qualità dell’acqua di rabbocco, alcalinità totale, temperatura e carico dei bagnanti. Un approccio graduale e documentato ti aiuta a capire come reagisce la tua piscina e a intervenire con sicurezza, senza eccessi e senza improvvisazioni.
