Progettare cartelle cliniche sicure significa proteggere la documentazione sanitaria lungo tutto il suo ciclo di vita. Dalla raccolta alla conservazione a norma, garantire privacy, integrità e disponibilità dei dati clinici richiede regole chiare e controlli efficaci; il tutto si rafforza se si applica il principio di privacy by design.

Inquadriamo cos’è una cartella clinica “sicura”, quali norme europee e italiane si applicano, come organizzare la conservazione a norma e quali misure tecniche e organizzative adottare. Troverai esempi pratici, errori comuni da evitare e suggerimenti per ridurre il rischio senza complicare il lavoro clinico.

Che cos’è una cartella clinica sicura?

Una cartella clinica è sicura quando tutela riservatezza, integrità e disponibilità delle informazioni sulla salute del paziente. Include anamnesi, diagnosi, terapie, referti e note: elementi critici che devono essere tracciati e protetti in modo coerente, sia su carta sia in formato digitale.

In pratica, la sicurezza non è solo tecnologia ma un insieme coordinato di persone, processi e strumenti. Significa ridurre gli accessi non autorizzati, impedire modifiche non tracciate e prevenire perdite o indisponibilità del dato clinico. Un buon sistema di gestione deve essere proporzionato al rischio e sostenibile per le strutture sanitarie, grandi o piccole.

Quali norme si applicano in Italia e UE?

Il riferimento primario è il Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR), che disciplina il trattamento dei dati relativi alla salute con cautele rafforzate. In Italia, intervengono anche il Garante per la protezione dei dati personali e la disciplina sulla conservazione dei documenti informatici, oltre a regole di settore e buone prassi riconosciute.

Tra i principi chiave figurano minimizzazione, limitazione della finalità, esattezza, limitazione della conservazione, integrità e riservatezza, oltre all’accountability. Le misure di sicurezza devono essere adeguate al rischio e dimostrabili: la documentazione conta quanto la tecnologia.

Il titolare del trattamento mette in atto misure tecniche e organizzative adeguate per garantire un livello di sicurezza adeguato al rischio.

Unione europea — Regolamento (UE) 2016/679, art. 32, 2016.

Cosa fare e cosa evitare

  • Definisci ruoli e autorizzazioni minime.
  • Usa cifratura a riposo e in transito.
  • Conserva solo il necessario, per il tempo dovuto.
  • Registra accessi e anomalie in audit trail.
  • Non condividere via canali non protetti.
  • Testa backup e piani di ripristino.

Come organizzare la conservazione a norma?

La conservazione a norma riguarda la capacità di mantenere integre, autentiche, leggibili e reperibili le cartelle nel tempo. In sanità, ciò significa definire un sistema di classificazione e metadati, regole di versamento e politiche di scarto/archiviazione che rispettino le basi giuridiche applicabili e le esigenze cliniche.

Quando si integra il fascicolo sanitario elettronico con i sistemi interni, è essenziale allineare ruoli, responsabilità e tempi di versamento. Occorre coordinare i formati, definire evidenze di integrità (firme, impronte), predisporre piani di migrazione e testare periodicamente il recupero per evitare “obsolescenza silenziosa”.

Metadati e reperibilità

Stabilisci un set minimo di metadati: identificativo paziente, struttura, episodio, reparto, autore, data/ora, versioni, relazioni tra documenti. Queste etichette consentono ricerche affidabili e accelerano audit e risposte alle richieste di accesso. Mantieni la qualità dei dati con controlli a campione e validazioni automatiche.

Originale, copie, formati

Specifica quali documenti sono originali e come produrre copie conformi. Prediligi formati aperti e stabili per contenuti e immagini cliniche; documenta conversioni e compressioni. Per la carta, definisci criteri di dematerializzazione e verifica qualità prima dello scarto.

Quali misure tecniche e organizzative adottare?

Le misure efficaci combinano controlli tecnici, procedure e formazione. Non esiste una ricetta unica: la scelta dipende da rischi, dimensioni e processi. Le linee guida ENISA sottolineano l’importanza di segmentazione di rete, patching, backup verificati e gestione delle vulnerabilità.

  1. Autenticazione forte e gestione identità. Abilita autenticazione a più fattori per ruoli sensibili e accessi da remoto. Centralizza identità e profili, revocando prontamente quelli non più necessari.
  2. Autorizzazioni minime e segregazione dei compiti. Concedi solo i privilegi indispensabili all’attività. Separa funzioni critiche (es. amministrazione sistema vs. audit) per ridurre il rischio di abusi.
  3. Cifratura a riposo e in transito. Proteggi database, file system e comunicazioni applicative. Gestisci le chiavi in modo sicuro e separato dai dati, con rotazione programmata.
  4. Segmentazione di rete e hardening. Isola i sistemi clinici e limita i movimenti laterali. Disattiva servizi non necessari e applica configurazioni sicure; mantieni inventario e baseline aggiornati.
  5. Monitoraggio e rilevamento anomalie. Raccogli log da applicazioni cliniche, sistemi e rete. Usa correla­zione e alerting per identificare accessi atipici, esfiltrazioni o errori di configurazione.
  6. Backup con test di ripristino. Pianifica copie regolari, includendo immagini diagnostiche. Verifica periodicamente tempi e integrità del ripristino, prevedendo copie offline o immutabili.
  7. Formazione e cultura della sicurezza. Sensibilizza il personale su phishing, condivisioni errate e gestione dei dispositivi. Brevi simulazioni e microlearning mantengono l’attenzione alta senza sovraccaricare.
  8. Gestione fornitori e DPIA. Valuta i fornitori critici, definisci clausole di sicurezza e piani di continuità. Conduci valutazioni d’impatto (DPIA) quando i rischi per i diritti delle persone sono significativi.

Procedure operative semplici

Affida alle procedure il minimo indispensabile: concise, chiare, con ruoli assegnati e indicatori verificabili. Accompagna i documenti con checklist che facilitino la messa in pratica e la raccolta delle evidenze.

Come gestire accessi, ruoli e audit?

La gestione degli accessi è efficace quando i ruoli rispecchiano i processi reali. Definisci profili per reparti e funzioni, con approvazioni rapide ma controllate. Riesamina periodicamente gli accessi, soprattutto in seguito a turnover o cambi di mansione.

Un audit trail completo registra chi ha visto o modificato cosa e quando. Pianifica report automatici per eventi anomali, accessi fuori orario o consultazioni massicce. Associa la revisione log a piani d’azione e, quando serve, a notifiche di incidenti secondo norme vigenti.

Domande frequenti

Chi può accedere alla cartella clinica?

Solo personale autorizzato secondo ruoli e necessità di cura, oltre al paziente per l’accesso ai propri dati. Gli accessi vanno registrati e riesaminati periodicamente, con controlli mirati su attività atipiche o non coerenti con le mansioni.

Per quanto tempo si conserva la cartella clinica?

I tempi dipendono dal quadro normativo e dalle finalità. È necessario definire regole interne coerenti con le disposizioni applicabili, distinguere tipologie documentali e documentare basi giuridiche, criteri di scarto e archiviazione a lungo termine.

La cifratura è obbligatoria?

Le norme non impongono uno strumento specifico, ma richiedono misure adeguate al rischio: la cifratura è tra le più efficaci per proteggere e ridurre l’impatto di accessi non autorizzati o smarrimenti.

Qual è la differenza tra cartella clinica e dossier sanitario?

La cartella clinica documenta un episodio o percorso di cura presso una struttura; il dossier sanitario raccoglie più informazioni sulla stessa persona all’interno di un’organizzazione. Regole di accesso e log possono differire e vanno definite con chiarezza.

Come gestire una richiesta di accesso del paziente?

Predisponi canali chiari, verifica l’identità, definisci tempi e formato di risposta e registra l’evasione. Prevedi istruzioni per casi particolari (es. oscuramento di terzi) e un punto di contatto per quesiti.

FSE e cartella clinica sono la stessa cosa?

No. Il fascicolo sanitario elettronico è uno strumento nazionale a fini di cura e governo, che integra documenti provenienti da più soggetti. La cartella clinica è prodotta e gestita dalla singola struttura per episodi specifici.

In breve, cosa ricordare

  • La sicurezza nasce da persone, processi e tecnologie coordinate.
  • Applicare misure proporzionate al rischio è essenziale e dimostrabile.
  • La conservazione a norma assicura integrità, reperibilità e autenticità nel tempo.
  • Accessi minimi, audit trail e formazione riducono gli incidenti.
  • Standard e linee guida aiutano a scegliere controlli efficaci.

Questo articolo offre una panoramica informativa, non sostituisce consulenza legale o professionale. Ogni struttura sanitaria ha processi, sistemi e rischi differenti: adatta principi e controlli al contesto e documenta le scelte, privilegiando soluzioni semplici e verificabili. Coinvolgi team clinici, IT e qualità per un confronto concreto e continuativo.

Un percorso realistico parte da valutazione dei rischi, priorità pratiche e piccoli miglioramenti iterativi. Concentrati su ciò che crea più valore per pazienti e professionisti: continuità operativa, accesso tempestivo ai dati e protezione della dignità delle persone. La sicurezza diventa così un alleato del lavoro clinico, non un ostacolo.

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