Quando si parla di processi, le spese processuali sono l’insieme dei costi necessari per portare avanti una controversia. Sono spese legali e oneri giudiziari, spesso percepiti come costi del processo, che variano in base al valore della causa e al grado di giudizio. Capire da cosa dipendono e come vengono ripartite aiuta a orientarsi senza sorprese.

In breve: le spese processuali sono i costi del processo (contributo unificato, anticipazioni, onorari, ecc.). Di regola le paga chi perde (soccombente), ma il giudice può compensarle. Importi e riparto dipendono da valore, complessità, durata e tipo di giudizio.

Quali voci compongono le spese processuali?

Nel processo civile, le voci tipiche includono contributo unificato, anticipazioni e diritti, notifiche, onorari dell’avvocato, consulenze tecniche e indennità per i testimoni. Alcune rientrano tra gli oneri vivi, altre tra le prestazioni professionali.

  • Contributo unificato. È il tributo che si versa per iscrivere a ruolo la causa. Il suo importo dipende dal valore della domanda e dal grado di giudizio. Sono previste esenzioni nei casi fissati dalla legge.
  • Anticipazioni e diritti di cancelleria. Rientrano, per esempio, i diritti per copie autentiche, certificazioni, bolli e spese di registrazione di atti. Sono costi “vivi” che la parte sostiene per atti specifici.
  • Onorari dell’avvocato. La liquidazione tiene conto di attività svolta, valore e complessità, secondo i parametri forensi. Le voci possono includere compensi per studio, fase introduttiva, istruttoria e decisionale.
  • Notifiche e comunicazioni. Le spese per notificare atti tramite ufficiale giudiziario o servizi equivalenti ricadono tra gli oneri vivi. Possono variare in base al numero di destinatari e alle modalità di notifica.
  • Consulenze tecniche (CTU/CTP). La consulenza tecnica d’ufficio (CTU) è disposta dal giudice e ha un costo; il consulente tecnico di parte (CTP) è scelto dalle parti. In sentenza il giudice ripartisce tali esborsi.
  • Indennità ai testimoni. Chi testimonia può avere diritto a un’indennità per spese e tempi. L’entità dipende dalla normativa e dalle distanze percorse.
  • Spese di copia, ricerca e trasferta. Riguardano la produzione di documenti, l’accesso a fascicoli e gli spostamenti necessari per udienze o attività istruttorie.
  • Imposte e tributi correlati. In alcuni casi possono essere dovute imposte legate ai provvedimenti giudiziari. Le regole variano in base all’atto e alla materia.

Quando si pagano e da chi?

Durante il procedimento, ogni parte di solito anticipa le spese necessarie per i propri atti: dal contributo iniziale alle notifiche. Alla fine, il giudice liquida le spese e stabilisce chi rimborsa cosa, secondo le regole sulla soccombenza o sull’eventuale compensazione.

Se il giudizio richiede una CTU, il giudice può chiedere un anticipo a una o più parti. Nella decisione conclusiva ridefinisce la ripartizione, ponendo in genere i costi in capo alla parte che risulta soccombente, salvo motivata compensazione.

Come funziona la regola della soccombenza

La regola generale è che le spese seguono la soccombenza: chi perde è condannato a rimborsare all’altra parte le spese di lite. Esistono eccezioni, quando il giudice decide la compensazione totale o parziale con motivazione.

Il giudice, con la sentenza che chiude il processo, condanna la parte soccombente al rimborso delle spese a favore dell’altra parte.

Codice di procedura civile — Articolo 91, ultimo testo vigente.

La compensazione può essere disposta, per esempio, se le parti risultano entrambe parzialmente vittoriose o se la questione era particolarmente nuova o complessa. In tali casi, il giudice può dividere le spese, lasciarle a carico di ciascuna parte oppure compensarle solo in parte.

Attenzione: la liquidazione in sentenza riguarda di norma il complesso delle spese “liquidabili” (anticipazioni documentate, onorari secondo parametri, ecc.). Altre spese non strettamente collegate al processo potrebbero restare a carico della parte che le ha sostenute.

Punti essenziali sulle spese

  • Le spese seguono la soccombenza salvo eccezioni motivate.
  • Comprendono contributo unificato, diritti, anticipazioni e onorari.
  • Il giudice può compensarle in tutto o in parte.
  • Il gratuito patrocinio copre i costi nei limiti di legge.
  • Ammontare variabile per valore, grado e complessità.
  • La liquidazione avviene con sentenza o decreto finale.

Quanto possono costare: scenari tipici

Non esiste un costo fisso uguale per tutti: le spese dipendono da valore della domanda, numero di atti, attività istruttoria, grado di giudizio e durata. Il contributo unificato è un tributo di iscrizione a ruolo con importi determinati per scaglioni di valore e grado, fissati dalla normativa di settore.

Per farsi un’idea, pensiamo a tre scenari: una lite di valore modesto con pochi atti (spese contenute), una causa media con istruttoria e memorie aggiuntive (spese intermedie), un contenzioso complesso con consulenze e appello (spese elevate). Se si rientra nei requisiti del patrocinio a spese dello Stato, alcuni costi possono essere coperti secondo la legge.

Fattori che influenzano l'importo

Più la causa è complessa e lunga, maggiori tendono a essere le spese. Incidono il valore della controversia, il grado (primo grado, appello, legittimità), l’attività istruttoria e il numero di atti. Anche i parametri forensi usati per la liquidazione dei compensi professionali hanno un ruolo decisivo.

Valore della causa e complessità

Il valore orienta sia il contributo unificato sia i compensi. La complessità — numero di questioni, prove, documenti — può aumentare le attività necessarie e, quindi, i costi. Casi con CTU, molte udienze o documentazione corposa richiedono più tempo.

Grado di giudizio e durata

Ogni grado aggiunge fasi e atti ulteriori: ciò comporta nuovi esborsi (iscrizione, notifiche, copie) e nuovi compensi per il difensore. Una durata più lunga significa spesso ulteriori adempimenti e spese vive ripetute.

Spese vive, IVA e tempi

Le spese vive (notifiche, copie, diritti) si sommano ai compensi. Sulle parcelle può applicarsi l’imposta sul valore aggiunto (IVA), se dovuta. Tempi più ampi, rinvii o integrazioni istruttorie possono far lievitare i costi complessivi.

Civile, penale e amministrativo: differenze sulle spese

Nel civile, la regola della soccombenza e la liquidazione dei compensi seguono criteri consolidati. In ambito amministrativo, incidono anche specifiche previsioni del rito e le peculiarità dei ricorsi.

Nel penale, le spese seguono regole proprie: ad esempio, la parte civile può ottenere la rifusione delle spese dal condannato in caso di accoglimento delle proprie domande, mentre in altre ipotesi la disciplina varia in base agli esiti e ai provvedimenti adottati.

Esempi pratici per orientarsi

  • Causa per inadempimento semplice. Poche udienze, pochi documenti e nessuna consulenza: le spese riguardano soprattutto iscrizione a ruolo, notifiche e compensi per le fasi essenziali.
  • Controversia condominiale con istruttoria. Testimonianze e produzione di documenti aumentano le spese vive; i compensi riflettono più fasi e attività. Se la decisione è divisa, il giudice può compensare in parte.
  • Responsabilità professionale con CTU. La consulenza tecnica incide sui costi e richiede attività difensive aggiuntive. In caso di soccombenza, questi esborsi possono essere rifusi.
  • Appello su sentenza di primo grado. Oltre ai costi del nuovo grado, servono nuove notifiche e atti. Se la decisione conferma il primo grado, le spese d’appello seguono la soccombenza.
  • Ricorso amministrativo. Termini stringenti e atti specifici comportano spese vive dedicate; i compensi riflettono il rito e i parametri applicabili al giudizio amministrativo.

Domande frequenti

Le spese processuali includono l'IVA?

Sulle parcelle dei professionisti si applica l’imposta sul valore aggiunto (IVA), se dovuta secondo normativa fiscale. Le spese vive (notifiche, copie, diritti) non sono compensi e seguono regole differenti.

Che cos'è il contributo unificato?

È il tributo dovuto per l’iscrizione a ruolo di molte cause. L’importo è determinato per scaglioni di valore e in base al grado di giudizio; sono possibili esenzioni nei casi previsti dalla legge.

Il giudice può compensare le spese di lite?

Sì. Se ricorrono specifiche ragioni (ad esempio, reciproca soccombenza o questioni particolarmente nuove), il giudice può compensare le spese in tutto o in parte con motivazione espressa.

Cosa accade se non pago le spese liquidate?

Le spese liquidate in sentenza o decreto sono esigibili dalla parte beneficiaria. In caso di mancato pagamento, possono essere avviate procedure esecutive previste dalla legge, secondo le regole generali.

Il patrocinio a spese dello Stato copre tutto?

Il patrocinio a spese dello Stato (PSS) prevede, entro limiti di legge e requisiti di reddito, la copertura dei costi essenziali del processo. Possono restare esclusi esborsi non strettamente necessari.

Chi anticipa e chi paga il CTU?

Il giudice può porre un anticipo per la consulenza tecnica d’ufficio (CTU) a carico di una o più parti. In decisione finale, i relativi costi sono ripartiti e, di regola, posti a carico della parte soccombente.

In sintesi, cosa ricordare

  • Le spese seguono di regola la soccombenza.
  • Voci principali: contributo, anticipazioni, onorari.
  • La compensazione è possibile se motivata.
  • Importi variabili per valore e grado.
  • Il patrocinio a spese dello Stato può coprire i costi.

Comprendere le voci di costo, la regola della soccombenza e le possibili eccezioni aiuta a farsi un quadro realistico delle spese processuali. Valutare in anticipo complessità, durata e mezzi di prova riduce il rischio di sottostima e favorisce scelte consapevoli.

Se la tua situazione è particolare o coinvolge aspetti tecnici (perizie, documentazione ampia, più gradi di giudizio), considera di raccogliere informazioni aggiornate e, se serve, di richiedere un chiarimento qualificato per comprendere meglio tempi, rischi e possibili esborsi.

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