Se stai cercando un modo chiaro per strutturare la gestione del rischio, la norma ISO 31000 offre linee guida semplici e applicabili a contesti molto diversi. Questo standard aiuta a collegare decisioni, processi e obiettivi, portando la governance del rischio dentro le attività quotidiane dell’organizzazione.

ISO 31000 è un insieme di linee guida per integrare la gestione del rischio nelle decisioni. In questa guida scopri che cosa copre, i benefici, i passaggi per l’adozione, gli errori da evitare e come misurare i progressi in modo semplice e sostenibile.

Che cos'è ISO 31000 e cosa copre?

ISO 31000 è una norma che offre linee guida su come gestire il rischio organizzativo. La versione attuale, ISO 31000:2018, è una guida generale, adattabile a ogni settore e dimensione. Non stabilisce requisiti, ma principi e raccomandazioni utilizzabili da qualunque organizzazione. In pratica fornisce un linguaggio comune, una struttura e un processo per identificare, analizzare, valutare e trattare i rischi.

Il modello di ISO 31000 si articola in tre parti che si rafforzano a vicenda: principi, quadro organizzativo e processo ciclico. La terminologia è allineata all’ISO/IEC Guide 73, che sistematizza i concetti chiave della gestione del rischio. Questo consente a funzioni diverse di comprendersi e lavorare con criteri coerenti.

Quali benefici offre ISO 31000?

Adottare ISO 31000 porta vantaggi concreti se l’applicazione è coerente e proporzionata. I benefici non si limitano alla conformità: riguardano prestazioni, trasparenza e resilienza.

  • Decisioni migliori: i rischi vengono valutati in relazione agli obiettivi e alle opportunità, evitando sorprese e costi inattesi.
  • Allineamento strategico: la gestione del rischio diventa parte del ciclo di pianificazione e di budget, non un’attività separata.
  • Efficienza operativa: processi, controlli e reporting sono più chiari, riducendo duplicazioni e tempi di risposta.
  • Comunicazione chiara: criteri e terminologia condivisi favoriscono dialogo tra funzioni, fornitori e stakeholder.
  • Miglioramento continuo: feedback e riesami permettono di apprendere dagli eventi e adattare i piani.

Come si adotta ISO 31000 in pratica?

Non esiste un’unica ricetta: la scala di applicazione dipende da contesto, maturità e risorse. L’idea chiave è partire dal perché e dal perimetro, poi chiarire ruoli e criteri e solo dopo costruire il processo.

Per la valutazione dei rischi puoi usare tecniche qualitative e quantitative; la norma complementare ISO 31010 illustra molte tecniche, dalla check-list ai metodi più analitici. Scegli metodi adatti all’impatto e alla complessità dei tuoi processi.

Passaggi di adozione

  • Definisci scopo e contesto, coinvolgendo leadership e parti interessate.
  • Stabilisci una policy sul rischio e ruoli chiari di governance.
  • Progetta il processo: identificazione, analisi, valutazione e trattamento.
  • Scegli criteri di rischio e appetito, con metriche misurabili.
  • Integra controlli e reporting nei processi e nei piani.
  • Monitora, riesamina e migliora con cicli periodici.

Errori comuni da evitare

Anche un buon framework può non funzionare se introdotto nel modo sbagliato. Ecco gli errori ricorrenti, con esempi pratici e alternative sostenibili.

  1. Sovra-progettare e partire in grande. Un programma mastodontico rischia di arenarsi. Inizia in piccolo, con pochi processi critici, e fai leva su risultati rapidi per espandere in modo credibile.
  2. Confondere rischio con conformità. Il rischio non è solo “spunte” e scadenze. Collega ogni attività alle decisioni che contano e agli effetti su obiettivi, costi e tempi; la compliance resta, ma come conseguenza.
  3. Mancare di sponsorship. Senza supporto della direzione, i team non cambiano abitudini. Chiedi decisioni visibili su policy e criteri; l’esempio dall’alto vale più di una procedura lunga.
  4. Usare un gergo diverso tra funzioni. Se supply chain, IT e finanza usano termini non allineati, le valutazioni divergeranno. Adotta un glossario condiviso e sessioni di confronto strutturate.
  5. Non definire criteri di rischio e priorità. Senza soglie e appetito, tutto diventa urgente o niente lo è. Fissa criteri misurabili e scala di impatto/probabilità adatta al tuo settore.
  6. Trascurare il follow-up dei piani. Azioni senza responsabili e date restano sulla carta. Inserisci le attività nel project portfolio e monitora avanzamento, scostamenti e effetti attesi.
  7. Misurare troppo o troppo poco. Indicatori eccessivi confondono, troppo pochi accecano. Scegli pochi KPI significativi e una cadenza di riesame che il team possa mantenere nel tempo.

Come integrare ISO 31000 nei processi

Integrare non significa aggiungere burocrazia: significa cambiare abitudini e punti di controllo nei ritmi già esistenti. Ecco come farlo in modo naturale e progressivo.

Politiche e ruoli

Stabilisci una policy sintetica che definisca scopo, criteri e responsabilità. Nomina ruoli chiari (es. risk owner, sponsor) e integra il rischio nei comitati esistenti; evitare strutture parallele riduce attriti e rende i meccanismi decisionali più rapidi.

Tecnologia e dati

Usa strumenti già diffusi (foglio condiviso, ticketing, BI) prima di valutare piattaforme dedicate. Standardizza campi e tassonomie per garantire qualità dei dati e coerenza nel reporting. Le notifiche automatiche aiutano a non perdere scadenze e piani di trattamento.

Cultura e formazione

La cultura si costruisce con esempi e piccoli rituali: scenari “what-if” nelle riunioni, retrospettive dopo incidenti, racconto degli apprendimenti. Forma i team su criteri e linguaggio, e premia la segnalazione tempestiva di rischi ed eventi.

Misurare e migliorare nel tempo

Senza misure, il rischio resta un’opinione; con indicatori e feedback diventa gestione. Definisci poche metriche chiave e un ciclo di riesame che generi azioni correttive concrete.

  • Tasso di chiusura dei piani: percentuale di azioni completate nei tempi concordati.
  • Varianza residua: riduzione attesa vs. reale dell’esposizione dopo i trattamenti.
  • Tempo di rilevazione: giorni dalla segnalazione alla valutazione formale.
  • Copertura dei rischi critici: quota di rischi ad alta priorità con owner e piani attivi.
  • Apprendimento: numero di lesson learned tradotte in modifiche di processo.

Domande frequenti

ISO 31000 è certificabile?

No. ISO 31000 fornisce linee guida e non requisiti certificabili; può supportare altri schemi di conformità, ma non genera un certificato proprio.

Serve un software dedicato per applicarla?

No, non è obbligatorio. Strumenti semplici (collaborazione, fogli condivisi, BI) sono spesso sufficienti per iniziare; soluzioni dedicate possono arrivare in seguito, quando servono.

Quanto tempo richiede l’adozione iniziale?

Dipende da contesto e ambito. Un pilota su pochi processi può partire in poche settimane; una diffusione aziendale può richiedere vari trimestri, con rollout graduale e riesami periodici.

Qual è la differenza tra ISO 31000 e COSO ERM?

ISO 31000 è una guida applicabile a qualsiasi organizzazione, focalizzata su principi e processo. COSO ERM è un framework manageriale più orientato al controllo interno; i due approcci sono complementari.

ISO 31000 è obbligatoria per legge?

In generale no. Tuttavia, adottarla può aiutare ad allinearsi a richieste normative o di settore che richiedono una gestione del rischio dimostrabile, senza sostituire obblighi specifici.

Quali documenti minimi sono utili all’avvio?

Di solito: policy sul rischio, criteri e soglie, registro dei rischi con owner, piani di trattamento e un calendario di reporting e riesame. Mantienili snelli e aggiornati.

In sintesi operativa

  • ISO 31000 sono linee guida adattabili a qualsiasi organizzazione.
  • Definire contesto, policy e ruoli è il primo passo.
  • Processi di rischio: identificazione, analisi, valutazione e trattamento.
  • Integrare reporting e controlli nei processi e decisioni quotidiane.
  • Migliorare con indicatori, audit e cicli di riesame periodici.

Adottare ISO 31000 non è un “progetto” una tantum, ma un percorso che matura nel tempo. Scegli obiettivi realistici, parti da un pilota, e collega il lavoro sui rischi alle decisioni importanti: budget, priorità e cambiamenti di processo. Coinvolgi le persone, misura i progressi e celebra i miglioramenti, anche piccoli.

Questa guida è informativa e non sostituisce supporto professionale. Se la tua organizzazione opera in settori regolamentati o con requisiti specifici, valuta un confronto con specialisti e stakeholder interni per adattare principi, criteri e reporting al tuo contesto.

Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo e di divulgazione. Per esso non è possibile garantire che sia esente da errori o inesattezze, per cui l’amministratore di questo Sito non assume alcuna responsabilità come indicato nelle note legali pubblicate in Termini e Condizioni
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