Quando un servizio non funziona come promesso si parla di disservizio. Che si tratti di un’inefficienza, di un guasto o di un interruzione del servizio imprevista, l’effetto per l’utente è simile: aspettative deluse e ripercussioni pratiche. Capire cosa rientra in questa nozione aiuta a distinguere un episodio isolato da una criticità sistemica.

Il disservizio è una deviazione dagli standard dichiarati di un servizio. Conta l’impatto: durata, frequenza, estensione e conseguenze. Esempi ricorrenti includono trasporti, energia, reti e sanità. Una descrizione precisa facilita la valutazione secondo le Carte dei servizi e gli standard di qualità.

Che differenza c’è tra disservizio e guasto?

“Guasto” indica un evento tecnico (per esempio un componente rotto). “Disservizio” riguarda l’esperienza dell’utente: il servizio non rispetta gli standard dichiarati (tempi, continuità, qualità), a prescindere dalla causa.

  • Guasto: problema interno al sistema o all’infrastruttura. Può essere corretto rapidamente senza effetti significativi sugli utenti.
  • Disservizio: impatta l’erogazione percepita (ritardi, interruzioni, prestazioni inferiori). Può derivare da guasti, sovraccarichi o processi inefficaci.
  • Relazione: ogni guasto può generare un disservizio, ma non tutti i disservizi nascono da un guasto (es. code dovute a sottodimensionamento).

Quando un disservizio è significativo?

La rilevanza dipende da durata, frequenza, estensione (quante persone/aree coinvolte) e impatto (sicurezza, accessibilità, costi, continuità). Anche il contesto conta: alcuni settori richiedono livelli di servizio più stringenti.

Domande guida

  • Quanto è durato il problema e quante volte si è ripetuto?
  • Quanti utenti, sedi o canali ha coinvolto (sportello, call center, online)?
  • Ha inciso su esigenze prioritarie (es. accesso a servizi essenziali)?
  • Esisteva un preavviso o un piano di continuità comunicato?
  • Gli standard pubblicati prevedevano tempi e obiettivi diversi?

Punti chiave sul disservizio

  • Un disservizio è un’inefficienza o interruzione non conforme agli standard dichiarati.
  • Non è necessariamente colpa di qualcuno, ma incide sull’utente finale.
  • Conta l’impatto (durata, frequenza, estensione), non solo l’evento singolo.
  • Le Carte dei servizi fissano standard e canali di segnalazione.
  • In sanità, i tempi di attesa e triage seguono priorità cliniche.
  • La documentazione puntuale rende valutabili i casi.

Esempi comuni in diversi settori

Questi scenari illustrano come il concetto si applichi a servizi pubblici e privati. Non sono esaustivi, ma aiutano a riconoscere pattern ricorrenti.

  • Trasporto pubblico: corse cancellate senza preavviso e informazioni carenti. L’utente subisce ritardi prolungati e incertezza sulla riprogrammazione.
  • Trasporto aereo: check-in offline e assistenza a terra insufficiente. In caso di cancellazioni o ritardi estesi, possono attivarsi regole settoriali specifiche.
  • Distribuzione elettrica: interruzioni prolungate non comunicate, con assenza di aggiornamenti. Effetti su alimenti, dispositivi medici e attività lavorative domestiche.
  • Reti e telecomunicazioni: degrado della banda o blackout dei servizi voce/dati. L’indicatore è la prestazione reale rispetto a quella pubblicizzata.
  • Pubblica amministrazione: sportelli sottodimensionati e code persistenti, modulistica non disponibile. Il disservizio nasce da processi e risorse, non da un guasto singolo.
  • Sanità e pronto soccorso: attese molto lunghe per codici a bassa priorità; informazioni scarse sul triage. Il ritardo è disservizio quando supera gli standard comunicati.
  • Servizio idrico: interruzioni senza pianificazione o tempi di ripristino incerti. La mancanza di comunicazione aumenta l’impatto sul quotidiano.
  • E-commerce/logistica: consegne ripetutamente mancate e tracking non aggiornato. Il problema diventa disservizio se la performance promessa non è rispettata.

Come descrivere un disservizio in modo chiaro

Una descrizione efficace aiuta i gestori a capire cos’è successo e a confrontare il caso con gli standard pubblicati. Strutturarla con criteri semplici rende più rapida la valutazione.

Schema pratico

  1. Contesto essenziale: specifica data e ora, canale usato (sportello, telefono, online) e servizio interessato. Indica se si trattava di attività ordinaria o urgenza.
  2. Luogo e copertura: cita il luogo (indirizzo o area) e quante persone sono state coinvolte. Se possibile, chiarisci se il problema era locale o diffuso.
  3. Descrizione dell’evento: riporta cosa è accaduto e per quanto. Evita giudizi; privilegia i fatti osservabili (es. “servizio indisponibile dalle 10:15 alle 12:40”).
  4. Impatto: spiega conseguenze concrete su attività, costi, appuntamenti o scadenze. Evidenzia l’eventuale alternativa offerta e se è stata adeguata.
  5. Comunicazioni ricevute: indica se hai visto avvisi, email, SMS, app o pannelli informativi. Riporta tempo e contenuto, inclusi tempi stimati di ripristino.
  6. Tracciabilità: conserva numero di pratica, nominativi, protocolli e allega evidenze (screenshot, foto, ricevute). La tracciabilità facilita confronti con la Carta dei servizi.

Esempio sintetico

“Sportello anagrafe di Via Verdi: coda dalle 9:05 alle 11:20; distribuzione numeri bloccata per sistema offline. Nessun annuncio fino alle 10:30; ripristino comunicato alle 11:10. Due appuntamenti saltati.”

Responsabilità e standard di servizio

Molti enti pubblicano una Carta dei servizi che definisce impegni di qualità, canali di segnalazione e tempi di risposta. In generale, questi documenti rendono trasparenti obiettivi, indicatori e modalità per comunicare problemi.

Nelle utility e nei settori regolati, esistono standard di qualità commerciale (tempi massimi, indennizzi automatici, modalità di comunicazione). Tali standard servono a misurare se un disservizio supera soglie note e pubbliche.

Nel trasporto aereo, per esempio, l’Unione europea prevede compensazioni forfettarie di 250, 400 o 600 euro in base alla distanza, oltre ad assistenza quando il ritardo supera 3 ore o in caso di cancellazione.

Principi sull’erogazione dei servizi pubblici: eguaglianza, imparzialità, continuità, partecipazione, efficienza, efficacia.

Presidenza del Consiglio dei Ministri — Direttiva 27 gennaio 1994 – Principi sull’erogazione dei servizi pubblici, 1994.

Questi riferimenti non sostituiscono consulenze: offrono un quadro per valutare in modo sobrio e verificabile. La chiave è allineare l’evento agli standard comunicati, documentando chi, cosa, quando e dove.

Domande frequenti

Il disagio personale basta a definire un disservizio?

No. Il disservizio è una deviazione rispetto a standard dichiarati o consueti livelli di servizio. Conta l’impatto misurabile (durata, estensione, ripetizione), non solo la percezione individuale.

Disservizio e malasanità sono la stessa cosa?

No. “Malasanità” implica profili clinici o gestionali specifici. “Disservizio sanitario” riguarda soprattutto attese, informazioni, accesso e organizzazione, secondo standard e priorità di triage.

Quanto deve durare un disservizio per essere rilevante?

Non esiste una soglia unica. Alcuni settori fissano tempi massimi o indennizzi automatici; altrove conta il contesto (utenze essenziali, servizi critici, presenza di preavviso e alternative).

Come posso documentare correttamente un disservizio?

Annota data e ora, canale usato, durata, messaggi ricevuti e conseguenze. Conserva evidenze (screenshot, foto, protocolli) e indica riferimenti alla Carta dei servizi o agli standard pubblicati.

Esistono indennizzi automatici per i disservizi?

In alcuni settori regolati sono previsti indennizzi automatici al superamento di standard specifici. Verifica sul sito del gestore o nella Carta dei servizi di riferimento.

In sintesi operativa

  • Il disservizio è una deviazione dagli standard dichiarati, non solo un guasto.
  • La rilevanza dipende da durata, frequenza, estensione e impatto.
  • Esempi ricorrenti: trasporti, energia, reti, pubblica amministrazione, sanità.
  • Una descrizione precisa (chi, cosa, quando, dove) facilita la valutazione.
  • Le Carte dei servizi e gli standard di qualità offrono riferimenti pubblici.

Riconoscere i tratti del disservizio aiuta a separare gli imprevisti fisiologici dalle criticità che richiedono un miglioramento. Una descrizione ordinata e verificabile, riferita agli standard pubblicati, è la via più efficace per dare proporzione ai fatti e facilitare azioni correttive. Evita giudizi generici e concentrati su dati osservabili e conseguenze concrete.

Questa panoramica non sostituisce pareri specialistici, ma offre un linguaggio comune per leggere gli eventi e contestualizzarli rispetto a impegni pubblici e metriche note. Più è chiara la descrizione, più è semplice confrontarla con la Carta dei servizi e con gli standard resi disponibili dai gestori.

Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo e di divulgazione. Per esso non è possibile garantire che sia esente da errori o inesattezze, per cui l’amministratore di questo Sito non assume alcuna responsabilità come indicato nelle note legali pubblicate in Termini e Condizioni
Quanto è stato utile questo articolo?0Vota per primo questo articolo!