Il TFR è il trattamento di fine rapporto, spesso chiamato liquidazione o indennità di fine servizio. In pratica è una somma che l’azienda accantona per il dipendente e che verrà corrisposta alla cessazione del rapporto. Capire come si calcola, quando matura e come si rivaluta aiuta a leggere meglio la busta paga.
In breve: il TFR (trattamento di fine rapporto) è un accantonamento che matura ogni anno e si rivaluta fino alla fine del rapporto di lavoro. Si calcola su una quota della retribuzione annua e viene pagato alla cessazione o, in determinati casi, in anticipo.
Quando matura il TFR?
Il TFR matura per i lavoratori dipendenti lungo tutto il rapporto di lavoro subordinato e diventa esigibile alla cessazione. La regola generale è fissata dall’articolo 2120 del codice civile, che riconosce un trattamento economico di fine rapporto a tutela del lavoratore.
In ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto a un trattamento di fine rapporto.
Come si calcola il TFR con un esempio?
In modo semplificato, la quota annua si ottiene dividendo la retribuzione annua utile per 13,5. Questa quota si somma anno dopo anno e viene poi rivalutata fino alla cessazione.
Qual è la retribuzione utile?
Per “retribuzione annua utile” si intende, in sintesi, l’insieme delle voci retributive previste dal contratto che concorrono al calcolo del TFR. Alcune indennità o rimborsi possono non rientrare; la definizione dipende dalle regole contrattuali e di legge applicabili.
Esempio numerico semplificato
Ipotizziamo una retribuzione annua utile di 27.000 euro. La quota TFR maturata nell’anno è 27.000 / 13,5 ≈ 2.000 euro. Se questa quota resta accantonata per più anni, ciascuna annualità verrà rivalutata fino al momento del pagamento, generando un montante complessivo.

La rivalutazione annuale delle quote già accantonate corrisponde all’1,5% più il 75% dell’aumento dell’indice ISTAT FOI rispetto all’anno precedente; si applica alle sole quote pregresse, non a quella appena maturata. In questo modo il TFR cresce nel tempo, tenendo conto dell’inflazione.
Fatti chiave sul TFR
- Il TFR spetta a ogni dipendente alla cessazione del lavoro subordinato.
- La quota annua si calcola come retribuzione annua utile divisa per 13,5.
- La rivalutazione annua è 1,5% più il 75% dell'aumento dell'indice ISTAT FOI.
- Il pagamento avviene alla cessazione; l’anticipazione è possibile in casi e limiti di legge.
- Il TFR può restare in azienda o confluire in un fondo pensione, su scelta del lavoratore.
- Non sostituisce la retribuzione; è un accantonamento con regole specifiche.
TFR in busta paga o fondo pensione?
Il TFR può restare in azienda oppure confluire in una forma di previdenza complementare (fondo pensione). La scelta influenza rendimento, tassazione e disponibilità nel tempo;

è una valutazione personale che dipende da orizzonte temporale, esigenze e profilo di rischio.
Quali sono i pro e i contro?
Lasciare il TFR in azienda comporta una crescita definita dalla rivalutazione legale. È una forma di accumulo con andamento prevedibile, ma non è destinata a generare rendimenti legati ai mercati.
Convogliare il TFR in un fondo pensione significa investirlo secondo linee (garantite o più dinamiche) con potenziali rendimenti maggiori, ma anche con oscillazioni di mercato. Le condizioni precise dipendono dal fondo scelto e dalla linea di investimento.
Le modalità di scelta e gli effetti fiscali possono variare in base alla normativa vigente e ai contratti applicati. Per un confronto accurato è utile verificare documenti informativi aggiornati e, se necessario, chiedere chiarimenti a un esperto del lavoro.
Quando viene pagato il TFR e in quali casi?
Il pagamento avviene, in generale, alla cessazione del rapporto di lavoro. Alcuni casi particolari possono prevedere tempistiche diverse o la possibilità di richiedere una anticipazione del TFR nel rispetto di limiti e condizioni stabiliti dalla legge e dalla contrattazione.
- Licenziamento. Alla cessazione per licenziamento, il lavoratore ha diritto al pagamento del TFR maturato. Le tempistiche operative possono dipendere da prassi aziendali e procedure interne.
- Dimissioni. Anche in caso di dimissioni volontarie è dovuto il trattamento maturato. Possono incidere elementi amministrativi, come il conteggio delle ferie residue e le ultime spettanze.
- Pensione. Con il pensionamento, il TFR viene liquidato secondo le regole generali. Alcuni contratti prevedono dettagli operativi su rateizzazione o termini, da verificare in sede di cessazione.
- Passaggio aziendale. In caso di trasferimento d’azienda o cambio datore, si applicano regole specifiche sulla continuità del rapporto. Il TFR maturato può essere mantenuto e proseguire con il nuovo datore.
- Anticipazione. L’anticipazione del TFR può essere richiesta per finalità specifiche previste dalla legge (ad esempio, spese sanitarie o acquisto prima casa). Requisiti e limiti vanno verificati in base alla disciplina vigente.
- Azienda in difficoltà. Se l’azienda non è in grado di pagare, possono attivarsi tutele previste dall’ordinamento, come l’intervento di un fondo pubblico di garanzia, secondo requisiti stabiliti.
- Eventi particolari. In ipotesi come decesso del lavoratore, la liquidazione spetta agli aventi diritto secondo le regole di legge. Le modalità concrete variano in base alla situazione.
Come leggerlo in busta paga
Nel cedolino spesso è presente una sezione dedicata al TFR con la quota maturata nell’anno e il montante accantonato. È utile confrontare periodicamente tali dati con le comunicazioni aziendali per comprendere l’andamento complessivo.
Domande frequenti
Il TFR è tassato?
Sì. La sua tassazione segue regole proprie e può essere calcolata separatamente dal resto delle retribuzioni. Le modalità applicative dipendono dalla normativa vigente e dai dati personali del lavoratore.
La maternità o la malattia fanno maturare TFR?
Di norma il TFR matura sulla retribuzione utile. Se un periodo è retribuito (in tutto o in parte) può incidere sul calcolo; dipende dalle regole contrattuali e dalle leggi applicabili.
Posso chiedere l’anticipazione del TFR?
In presenza dei requisiti di legge e per specifiche finalità, è possibile richiedere un’anticipazione. Limiti percentuali, tempi e documenti dipendono dalla disciplina vigente e dalla situazione individuale.
Il TFR è garantito se l’azienda fallisce?
L’ordinamento prevede meccanismi di tutela che possono intervenire quando il datore non paga, come un fondo pubblico di garanzia. L’accesso dipende da condizioni e procedure specifiche.
Il TFR appare ogni mese in busta paga?
Di solito compare una riga dedicata alla quota maturata e al montante. Non è una somma aggiuntiva pagata ogni mese, ma un accantonamento che verrà liquidato alla cessazione.
Cosa succede al TFR se cambio datore?
In caso di passaggio a un nuovo datore, possono applicarsi regole sulla continuità del rapporto. Il TFR maturato fin lì resta contabilizzato e prosegue secondo la disciplina applicabile.
Riepilogo essenziale
- Il TFR è un accantonamento che matura ogni anno e si rivaluta.
- La quota annua è, in sintesi, retribuzione utile divisa per 13,5.
- La rivalutazione lega TFR e inflazione attraverso l’indice ISTAT FOI.
- Il pagamento avviene alla cessazione; esistono ipotesi di anticipo.
- La scelta tra azienda e fondo pensione incide su rendimento e tempi.
Queste informazioni offrono una panoramica generale per orientarsi tra definizioni, formule e prassi. Norme, contratti e prassi possono cambiare nel tempo: per casi concreti, è prudente verificare documenti aggiornati e chiedere supporto qualificato quando emergono dubbi o decisioni da ponderare.
Comprendere il funzionamento del TFR aiuta a leggere con maggiore consapevolezza i dati in cedolino e a valutare le alternative disponibili. Un approccio informato e graduale, con attenzione alle proprie esigenze, consente di prendere decisioni coerenti e sostenibili.