La sua carriera iniziò negli anni ’30, quando Gabetti si iscrisse alla facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, dove studiò sotto la guida di grandi maestri come Pietro Porcinai e Carlo Mollino. Dopo la laurea, Gabetti si trasferì a Roma, dove lavorò come assistente presso lo studio di Marcello Piacentini, uno dei più celebri architetti italiani del Novecento.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Gabetti cominciò a lavorare con il collega Aimaro Isola, con cui formò uno dei più importanti studi di architettura italiani del dopoguerra. Lo studio Gabetti-Isola realizzò molte opere di grande impatto architettonico, tra cui numerosi edifici residenziali e industriali.
Nel corso degli anni ’60 e ’70, lo studio Gabetti-Isola consolidò la propria fama a livello internazionale, partecipando a numerosi concorsi e vincendo diversi premi. Molti dei progetti del duo Gabetti-Isola hanno rappresentato un’importante svolta nella storia dell’architettura italiana, come il complesso residenziale di Corviale e il ponte sullo Stretto di Messina.
Nel 1982, Aimaro Isola si ritirò dallo studio e Gabetti decise di continuare a lavorare da solo. Negli anni successivi, realizzò importanti opere architettoniche come la sede della Rai a Torino e la stazione ferroviaria di Porta Susa.
Roberto Gabetti morì a Torino nel 2000, lasciando un’eredità di grande valore per l’architettura italiana e internazionale. La sua visione innovativa e la sua attenzione alle esigenze del territorio e delle persone hanno segnato profondamente il panorama dell’architettura contemporanea.
La sua arte, infatti, era profondamente radicata nella tradizione italiana, ma sapeva anche guardare al futuro e innovare costantemente. Gabetti era un architetto dotato di una grande sensibilità estetica, ma anche di una grande capacità di analisi e di risoluzione dei problemi legati alla realizzazione di grandi opere architettoniche.
In conclusione, Roberto Gabetti è stato un architetto di straordinaria abilità e talento, che ha segnato indelebilmente la storia dell’architettura italiana. La sua capacità di unire tradizione e innovazione, estetica e funzionalità, ha reso le sue opere architettoniche un esempio di grande valore per le nuove generazioni di architetti e appassionati di architettura. La sua scomparsa rappresenta senz’altro una grande perdita per il mondo dell’architettura, ma la sua eredità costituisce un patrimonio inestimabile per la cultura e l’arte italiana.