Il cloud è diventato lo spazio digitale dove salviamo file, eseguiamo applicazioni e collaboriamo. Lo sentirai chiamare anche cloud computing, nuvola o archiviazione remota. In questa guida chiara e pratica scoprirai che cos’è, come funziona, quando conviene rispetto a un NAS e come restare al sicuro.

Il cloud è un modello per usare risorse informatiche via internet senza acquistare hardware. Offre scalabilità, collaborazione e paghi ciò che usi. Valuta modelli (IaaS, PaaS, SaaS), confrontalo col NAS e proteggiti con MFA, crittografia e backup.

Che cos’è il cloud computing?

In sintesi, il cloud è un modello che fornisce risorse IT – come calcolo, rete e spazio di archiviazione – via internet. È caratterizzato da servizio on‑demand, ampia rete di accesso, pooling di risorse, elasticità rapida e misurazione del servizio.

Il cloud computing è un modello per abilitare accesso di rete, comodo e on‑demand, a un pool condiviso di risorse configurabili.

NIST — SP 800‑145, 2011. Tradotto dall’inglese.
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Cloud computing is a model for enabling ubiquitous, convenient, on‑demand network access to a shared pool of configurable computing resources.

Questo significa che i fornitori aggregano server e servizi in data center globali, li virtualizzano e li espongono tramite API e console. Tu consumi queste risorse come utility, un po’ come succede con l’energia elettrica, pagando l’uso effettivo.

Quale differenza con un hard disk esterno?

Un disco esterno richiede hardware locale e gestione manuale. Il cloud, invece, offre accesso ovunque, collaborazione in tempo reale e servizi gestiti (versioning, snapshot, funzioni di ricerca avanzata) senza interventi fisici.

Quali sono esempi concreti?

Archiviare foto e documenti, sincronizzare cartelle tra dispositivi, eseguire siti e app, analizzare dati o addestrare modelli di machine learning. Servizi noti includono posta, office online e storage tipo Dropbox (categoria SaaS).

Come funziona il cloud in pratica

Dietro l’interfaccia semplice c’è un’infrastruttura sofisticata. Ecco il flusso tipico, dal tuo dispositivo al servizio remoto.

  1. Autenticazione: ti identifichi con password e, idealmente, MFA (autenticazione a più fattori). Questo riduce drasticamente gli accessi non autorizzati e gli errori di account takeover.

  2. Trasferimento dati: i file viaggiano sul web tramite protocolli sicuri (TLS). Puoi limitare banda e scegliere aree geografiche per rispettare requisiti di prossimità dei dati.

  3. Elaborazione: nei data center i workload girano su macchine virtuali o container. La piattaforma scala automaticamente risorse al crescere del carico, mantenendo prestazioni stabili.

  4. Archiviazione: gli oggetti vengono replicati su più dischi o zone. La durabilità è molto alta grazie a ridondanza e checksum che rilevano e correggono errori.

  5. Monitoraggio e fatturazione: il consumo è misurato (storage, richieste, traffico). Ottieni report per costi e performance, utili per ottimizzare configurazioni e budget.

Questo modello abilita disponibilità quasi continua e aggiornamenti senza interruzioni. Lato utente, ti concentri sul lavoro, non sull’hardware, evitando attività ripetitive di manutenzione.

Quali modelli di servizio scegliere?

I principali modelli di servizio IaaS, PaaS e SaaS coprono bisogni diversi. Ecco come orientarti.

  • IaaS (Infrastructure as a Service): fornisce macchine virtuali, rete e dischi. Massima flessibilità, ma richiede competenze di amministrazione. Ideale per migrazioni e workload personalizzati.

  • PaaS (Platform as a Service): offre runtime gestiti, database e code. Sviluppi e distribuisci più in fretta perché il provider gestisce patch e scalabilità. Riduci overhead operativo.

  • SaaS (Software as a Service): applicazioni pronte all’uso via browser o app. Esempi: posta, suite d’ufficio, archiviazione come Dropbox. Perfetto per collaborazione rapida e zero manutenzione.

  • FaaS/Serverless: esegui funzioni on‑demand in risposta a eventi. Paghi per millisecondi di calcolo; ottimo per integrazioni, API leggere e automazioni.

Come regola empirica: più sali nella pila (da IaaS a SaaS), più riduci la gestione, ma anche la libertà di configurazione. Scegli in base a tempi, competenze e requisiti.

Cloud vs NAS: quale conviene?

Un NAS (Network Attached Storage) è un server di archiviazione in sede; il cloud è remoto e gestito. Non esiste un unico vincitore: spesso la soluzione migliore è un cloud ibrido che combina i due mondi. Confrontiamoli aspetto per aspetto.

  • Costo iniziale vs ricorrente: il NAS richiede investimento hardware, dischi, UPS. Il cloud non ha capex, ma paghi canoni variabili. Con carichi stabili e voluminosi, un NAS può risultare conveniente nel lungo periodo.

  • Gestione e aggiornamenti: il NAS implica patch, sostituzioni dischi, capacity planning. Nel cloud la gestione è delegata; tu ti occupi di policy e permessi. Riduci il tempo di amministrazione.

  • Accesso remoto e collaborazione: il cloud brilla per condivisioni, commenti e sincronizzazione multi‑dispositivo. Il NAS può offrire accesso remoto, ma spesso richiede VPN o configurazioni più complesse.

  • Prestazioni e latenza: in LAN il NAS è veloce per file grandi. Il cloud dipende dalla tua connessione; la latenza può pesare su flussi video o progetti CAD, ma è ottimo per documenti e immagini.

  • Sicurezza e backup: il cloud offre versioning, replica geografica e servizi gestiti. Il NAS ti dà controllo totale, ma devi curare backup off‑site e aggiornamenti di sicurezza.

  • Scalabilità: il cloud scala in pochi clic. Il NAS scala aggiungendo dischi o chassis; è più prevedibile, ma meno elastico. Attenzione a crescita improvvisa di team e dati.

  • Integrazioni: le piattaforme cloud integrano antivirus, DLP e workflow. Il NAS integra protocolli classici (SMB/NFS) e app, ma l’ecosistema può essere più limitato.

  • Continuità operativa: il cloud replica su zone; il NAS richiede ridondanze locali e piani di disaster recovery. Una strategia ibrida riduce rischi legati a guasti o blocchi di fornitore.

Per uso domestico e piccoli team, lo storage cloud è imbattibile per semplicità e collaborazione. Per archivi di grandi dimensioni con accessi locali intensi, un NAS resta molto competitivo.

Sicurezza e privacy: cosa conta davvero

La sicurezza è un processo, non un prodotto. Esistono linee guida specifiche per il cloud: ad esempio, ISO/IEC 27017 fornisce controlli di sicurezza per servizi cloud e ruoli di cliente e fornitore.

  • MFA ovunque: abilita l’autenticazione a più fattori per account amministrativi e utenti. Riduce in modo marcato phishing e riuso di password.

  • Crittografia end-to-end: cifra i dati in transito (TLS) e a riposo. Dove possibile, usa gestione chiavi dedicata e separa ruoli di amministrazione e sicurezza.

  • Principio del minimo privilegio: assegna permessi granulari, ruota credenziali e rivedi accessi periodicamente. Automatizza l’offboarding per evitare account orfani.

  • Backup 3‑2‑1: tre copie, due supporti, una off‑site o immutabile. Testa il ripristino: un backup non verificato è un rischio latente.

  • Visibilità e logging: attiva audit, alert e retention. I log aiutano a rispondere ad incidenti e a rispettare policy interne.

Punti chiave sul cloud

  • Paghi ciò che usi, senza hardware iniziale.
  • Accesso via internet da qualsiasi dispositivo.
  • Tre modelli di servizio: IaaS, PaaS, SaaS.
  • Deployment: pubblico, privato, ibrido, multi‑cloud.
  • Backup, crittografia e MFA riducono i rischi.
  • NAS resta valido per controllo locale e costi fissi.

Domande frequenti sul cloud

Il cloud è sicuro?

È tanto sicuro quanto le misure adottate: MFA, crittografia, permessi corretti e backup. I principali provider offrono difese avanzate, ma è fondamentale configurarle e mantenerle aggiornate.

Cosa cambia tra cloud pubblico e privato?

Nel cloud pubblico le risorse sono condivise e gestite da un provider. Nel privato sono dedicate a una singola organizzazione. Spesso si usa un approccio ibrido per combinare flessibilità e controllo.

Un NAS può sostituire il cloud?

Dipende da carichi, budget e competenze. Il NAS è ottimo per archivi locali e costi fissi prevedibili. Il cloud eccelle in scalabilità e collaborazione. Molti adottano un modello ibrido con sincronizzazione selettiva.

Quali costi devo considerare?

Oltre all’abbonamento, valuta traffico uscente, richieste, spazio e tempo di gestione. Per il NAS considera hardware, energia, dischi, sostituzioni e manutenzione.

Posso usare il cloud senza connessione veloce?

Sì per documenti e note; no per flussi pesanti come video in 4K. In assenza di banda elevata, sincronizza solo ciò che serve e valuta cache locali o un NAS in LAN.

Che differenza c’è tra Dropbox e un cloud aziendale?

Dropbox è un servizio SaaS generalista per archiviazione e condivisione. Un cloud aziendale può includere IaaS, PaaS e SaaS su misura, integrazioni con directory, controlli granulari e policy personalizzate.

In sintesi sul cloud

  • Il cloud offre risorse on‑demand senza comprare hardware.
  • Scegli tra IaaS, PaaS o SaaS in base all’uso.
  • Valuta costi totali: abbonamenti, traffico, tempo di gestione.
  • NAS e cloud sono complementari; il cloud ibrido è comune.
  • Sicurezza: MFA, crittografia, backup e controllo degli accessi.

Il cloud è un potente abilitatore: riduce tempi di avvio, semplifica la collaborazione e ti libera dalla manutenzione dell’hardware. Prima di scegliere, chiarisci obiettivi, dati coinvolti e requisiti di compliance, quindi testa con una prova pilota limitata e misurabile.

Ricorda che non è tutto o niente: puoi combinare servizi gestiti e risorse locali per bilanciare prestazioni, costi e controllo. Parti dalle basi – MFA, cifratura, permessi, backup – e adotta nel tempo automazioni e verifiche periodiche per mantenere il livello di sicurezza e affidabilità desiderato.

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