Il accesso remoto permette di usare applicazioni, file e desktop aziendali da un’altra posizione, come se fossi in ufficio. È la base di telelavoro, assistenza a distanza e gestione IT, e oggi è abilitato da tecnologie mature e da servizi cloud.

In questa guida vedremo come funziona, i principali metodi, i rischi e le buone pratiche. Spiegheremo sigle comuni come DNS (Domain Name System), rete privata virtuale (VPN), Remote Desktop Protocol (RDP) e Secure Shell (SSH), con esempi pratici e analogie.

L’accesso remoto consente di lavorare ovunque su sistemi e dati aziendali. Scegli tra VPN, RDP, SSH o approcci Zero Trust. Proteggi con identità forti, MFA e segmentazione. Cura DNS, prestazioni e monitoraggio continuo per affidabilità.

Quali metodi di accesso remoto esistono?

Ci sono più strade per connettersi a risorse aziendali da lontano. La più nota è la rete privata virtuale (VPN), che crea un tunnel cifrato verso la rete interna; cresce però l’adozione di Zero Trust Network Access (ZTNA), che concede accesso mirato a singole app in base all’identità.

Quando conviene usare una VPN?

La VPN è utile se devi raggiungere molte risorse interne come se fossi in LAN, o se i sistemi non supportano l’accesso per-app. Richiede controllo rigoroso: segmentazione, criteri di accesso e monitoraggio, altrimenti l’intera rete risulta troppo esposta.

Il Desktop remoto (RDP) mostra lo schermo di un PC o server e invia solo immagini e comandi: è efficiente anche con connessioni non perfette. SSH (Secure Shell) è lo standard per amministrare sistemi Linux/Unix e per creare tunnel cifrati a servizi specifici. Esistono anche soluzioni via browser e VDI (Virtual Desktop Infrastructure) gestite da un provider, comode quando servono sessioni isolate e controllate.

Come impostare l’accesso remoto in pratica

Prima di iniziare, chiarisci chi deve accedere, a cosa, da dove e con quali dispositivi. Poi applica una sequenza semplice e ripetibile.

  1. Definisci i casi d’uso. Elenca utenti, applicazioni e dati coinvolti. Specifica i livelli di rischio e le priorità: aiuta a scegliere tra VPN, RDP, SSH o ZTNA.
  2. Seleziona il metodo più adatto. Per molte app web va bene ZTNA; per amministrazione server SSH; per postazioni grafiche RDP; per reti legacy VPN con segmentazione.
  3. Progetta l’identità e i ruoli. Prevedi Single Sign-On (SSO) e multi‑fattore. Applica il principio del privilegio minimo, separando i ruoli amministrativi da quelli standard.
  4. Configura i controlli di rete. Imposta segmentazione, liste di controllo accessi e firewall. Evita di esporre porte note su Internet; usa connettori in uscita e broker dove possibile.
  5. Proteggi i dispositivi. Applica cifratura del disco, antivirus/EDR e aggiornamenti. Valuta posture check: accesso consentito solo se il device è conforme a policy minime.
  6. Monitora e registra gli accessi. Abilita log centralizzati, alert su anomalie e session recording dove consentito. Definisci metriche di utilizzo e di sicurezza.
  7. Testa e forma gli utenti. Esegui prove di carico, piani di continuità e simulazioni di incidente. Offri guide chiare e brevi video per ridurre errori e richieste di supporto.

Cosa fare e cosa evitare

  • Abilita l’autenticazione a più fattori su ogni accesso remoto.
  • Usa una VPN solo quando serve e con cifratura aggiornata.
  • Preferisci ZTNA per accessi granulari e basati sull’identità.
  • Segmenta la rete e applica il principio del privilegio minimo.
  • Non esporre servizi RDP/SSH direttamente su Internet.
  • Monitora log e alert; testa regolarmente piani di risposta.

Sicurezza e gestione delle identità

La porta d’ingresso dell’accesso remoto è l’identità. Usa autenticazione a più fattori (MFA), criteri di password robusti e, dove possibile, SSO per ridurre attrito e rischio. Il privilegio minimo limita ciò che un utente può fare, riducendo l’impatto di errori o furti di credenziali.

Se puoi, sostituisci accessi di rete ampi con accessi per‑app: concede visibilità solo allo stretto necessario. Questo è coerente con il paradigma Zero Trust, formalizzato nelle linee guida NIST SP 800‑207 (2020).

Controlli aggiuntivi migliorano la resilienza: controlli di postura del dispositivo, isolamento delle sessioni ad alto rischio, approvazioni just‑in‑time per i privilegi elevati e registrazione selettiva delle attività sensibili. Le linee guida NIST SP 800‑46 Rev. 2 (2016) raccomandano MFA, aggiornamenti regolari e policy chiare per il telelavoro e l’accesso remoto.

Prestazioni, DNS e affidabilità

Le prestazioni percepite dipendono da latenza, stabilità e instradamento. Una connessione con qualità coerente è più importante della “punta” di banda. Evita percorsi inutilmente lunghi: usa nodi vicini all’utente, ottimizza i broker e controlla la qualità dell’esperienza.

Il Domain Name System (DNS) è spesso sottovalutato: nomi ambigui o record non aggiornati causano errori di risoluzione e time‑out. Mantieni record puliti, TTL adeguati e fallback ragionati per indirizzare gli utenti al punto di presenza più vicino.

Quali errori DNS sono tipici?

  • Record obsoleti dopo migrazioni: crea procedure per aggiornare e verificare i record in modo tempestivo.
  • TTL troppo lungo: rallenta la propagazione dei cambi; troppo corto aumenta il carico e la variabilità.
  • Mancanza di record sani per failover: prevedi alternative per aree geografiche diverse.
  • Split‑horizon incoerente tra interno ed esterno: allinea nomi e politica di risoluzione.
  • Cache non svuotate: pianifica pulizie e automatizza le verifiche periodiche.

Scegliere provider e modelli

Puoi gestire tutto in casa o affidarti a un provider che offre accesso remoto come servizio. Il primo approccio dà controllo massimo ma richiede competenze e tempo; il secondo riduce oneri operativi, a fronte di dipendenza e costi ricorrenti.

Valuta attentamente: qualità dell’autenticazione (MFA, SSO), connettori in uscita per evitare porte esposte, registrazione e audit, opzioni di segmentazione, supporto per dispositivi e sistemi operativi, integrazione con directory e gestione delle identità. Considera SLA, assistenza, roadmap e conformità normativa applicabile.

Quali criteri pesano di più?

Pesa sicurezza per impostazione predefinita, semplicità di gestione, osservabilità e costi prevedibili. Scegli soluzioni che si integrano con strumenti già in uso, riducendo complessità e cambi organizzativi.

Risoluzione dei problemi più frequenti

Quando qualcosa non funziona, verifica in quest’ordine: identità (credenziali, MFA), stato del dispositivo, connettività di rete, risoluzione DNS e autorizzazioni sull’app. Un approccio sistematico evita cacce all’errore.

Inquadra i sintomi: errore immediato di autenticazione, ritardi durante la connessione, sessioni che si interrompono, o prestazioni scarse nell’app. Prepara playbook sintetici per il supporto e strumenti di troubleshooting condivisi con i team.

Domande frequenti

Qui trovi risposte rapide ai dubbi più comuni, utili per scegliere o migliorare la tua soluzione.

Domande frequenti

Che differenza c’è tra VPN e ZTNA?

La VPN estende la rete aziendale al device dell’utente; ZTNA concede accesso per‑app in base all’identità e al contesto. ZTNA riduce esposizione e privilegi impliciti rispetto alla VPN tradizionale.

RDP è sicuro per l’accesso remoto?

Sì, se usato dietro broker o gateway, con autenticazione forte, aggiornamenti e senza esporre porte pubbliche. Segmentazione e monitoraggio delle sessioni aiutano a contenere i rischi.

Serve un DNS pubblico per collegarsi da remoto?

Dipende dall’architettura. Molte soluzioni SaaS/ZTNA risolvono nomi pubblici per collegare i client ai broker; per risorse interne si usa spesso uno split‑DNS con nomi interni separati.

Qual è la larghezza di banda minima per lavorare bene?

Non esiste una soglia unica: latenza e stabilità contano più della velocità massima. RDP e protocolli moderni comprimono grafica e input, ma qualità e distanza dai nodi restano determinanti.

Posso usare accesso remoto dal cellulare?

Sì. Molte soluzioni forniscono app mobili con MFA e criteri di conformità del dispositivo. L’esperienza è ottimale per app web e compiti mirati, meno per desktop complessi.

Quali log dovrei conservare?

Eventi di autenticazione, autorizzazione negata, cambi di ruolo, avvii/termini di sessione, tentativi anomali e modifiche di configurazione. Centralizza, mantieni retention coerente con le policy e usa alert mirati.

In sintesi: cosa ricordare

  • Scegli il metodo in base al caso d’uso: VPN, RDP, SSH o ZTNA.
  • Proteggi con MFA, gestione dell’identità e privilegio minimo.
  • Evita porte esposte su Internet; applica segmentazione efficace.
  • Cura DNS, latenza e qualità della connessione end‑to‑end.
  • Monitora, verifica e prova regolarmente accessi e risposta agli incidenti.

Che tu scelga VPN, RDP, SSH o ZTNA, il valore arriva da impostazioni chiare, identità robuste e visibilità operativa. Parti dalle esigenze reali e limita i privilegi: meno superficie esposta significa meno rischi e più tranquillità.

Stabilisci metriche d’esperienza, pianifica esercitazioni e forma gli utenti. Una soluzione di accesso remoto efficace è un percorso continuo: piccoli miglioramenti costanti offrono benefici concreti a sicurezza, produttività e supporto.

Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo e di divulgazione. Per esso non è possibile garantire che sia esente da errori o inesattezze, per cui l’amministratore di questo Sito non assume alcuna responsabilità come indicato nelle note legali pubblicate in Termini e Condizioni
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