Imparare a galleggiare è la base per sentirsi sicuri in piscina e in mare. Restare a galla, o flottare, non è questione di forza ma di assetto del corpo, respiro e fiducia. In questa guida pratica troverai tecniche, esempi e correzioni per il galleggiamento dorsale stabile, adatte a principianti e a chi vuole migliorare.
Inizia in acqua bassa. Respira in modo calmo, lascia andare la tensione del collo, poggia la schiena sull’acqua e apri braccia e gambe. Stabilizza con piccoli movimenti e usa l’espirazione lenta per regolare l’assetto. Procedi con esercizi semplici e costanti.
Come respirare per galleggiare?
Il respiro è il tuo galleggiante naturale: l’aria nei polmoni aumenta la spinta verso l’alto. Pensa al controllo del respiro come a un metronomo: inspira dal naso, poi fai un’espirazione lenta dalla bocca per non perdere assetto.
Evita di trattenere l’aria finché scoppia: crea rigidità e poi un rapido crollo quando espiri. Meglio un ritmo regolare, morbido, con il diaframma che si muove libero.
Qual è la postura di base sulla schiena?
Nella posizione supina, lascia che le orecchie entrino in acqua, guarda il soffitto e allinea busto e bacino. Mantieni bacino alto e braccia aperte leggermente sotto la superficie;

le gambe restano rilassate e lunghe.
Immagina di allungarti dalla testa ai piedi: il petto “galleggia” come una boa, mentre la parte bassa del corpo si lascia sostenere dall’acqua. I movimenti devono essere minimi, come se lisciassi la superficie.
Aggiustamenti rapidi
- Se la testa affonda, solleva leggermente lo sterno e rilassa la nuca: il mento scende un po’, lo sguardo rimane “alto”.
- Se i fianchi scendono, pensa a “spingere l’ombelico verso il cielo” e a distribuire il peso sulle scapole.
- Se ondeggi, avvicina le braccia al tronco e fai micro-movimenti delle mani per controbilanciare.
Passi rapidi per galleggiare
- Entra gradualmente in acqua all’altezza del petto.
- Inspira profondamente e rilassa collo e spalle.
- Sdraiati sulla schiena, orecchie in acqua e sguardo al soffitto.
- Apri le braccia a T e allarga le gambe in leggera X.
- Esegui piccoli calci alternati e micro-ondulazioni delle mani.
- Regola l’assetto con espirazioni lente finché senti stabilità.
Perché si affonda e come evitarlo?
Di solito si affonda per tensione e movimenti bruschi. La tensione superficiale dell’acqua ti aiuta se resti calmo: più rilassamento, più assetto; se espiri troppo in fretta, perdi supporto. Ricorda che la sicurezza è prioritaria: l’annegamento è un rischio reale a livello globale.
Se cadi in acqua all’improvviso, resisti all’istinto di agitarti; inclina il corpo all’indietro, distendi braccia e gambe e controlla il respiro finché galleggi.
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If you fall into water unexpectedly, fight your instinct to thrash around; lean back, extend your arms and legs, and control your breathing until you float.
Errori tipici
- Trattenere il fiato troppo a lungo: all’inizio ti senti alto, poi crolli quando espiri.
- Guardare i piedi: la testa scende, il bacino segue e perdi assetto.
- Spingere forte con gambe e braccia: più forza non significa più galleggiamento, spesso crea vortici e fatica.
- Irrigidire spalle e collo: il corpo diventa “pesante”. Cerca morbidezza nei muscoli.
Quali esercizi pratici aiutano a imparare?
Procedi per gradi e dai al corpo il tempo di fidarsi dell’acqua. Usa appoggi sicuri (bordo, corsia) e concentrati su un elemento alla volta: respiro, postura, piccoli movimenti.
- Piede al bordo, supino. Appoggia un piede al muro della piscina e lasciati andare sulla schiena. Respira calmo e nota come l’acqua sostiene testa e torace.
- Orecchie in acqua. Da supino, affonda solo le orecchie. Questo riduce la tensione del collo e migliora l’assetto; percepisci il suono ovattato per trovare ritmo e respiro.
- Braccia a T, dita morbide. Apri le braccia lateralmente, palmi leggermente inclinati. Esegui micro-ondulazioni come se accarezzassi la superficie, per stabilizzare senza spingere.
- Calci gentili alternati. Dalle anche, non dalle ginocchia: pensali come frustate piccole e flessibili. Fermati se crei schizzi: la stabilità nasce da movimenti piccoli.
- Respiro metrico 4–6. Inspira in 2–3 tempi, espira in 4–6. Senti come l’espirazione abbassa leggermente il petto e ti permette di regolare l’assetto.
- Stella supina. Allarga un po’ di più braccia e gambe fino a formare una X morbida. Mantieni il torace alto e usa espirazioni lente per trovare il punto di equilibrio.
- Stop & check. Interrompi i movimenti per 2–3 secondi e verifica se resti stabile. Se scendi, riparti da respiro e assetto, non dalla forza.
Come vincere la paura e aumentare la sicurezza?
Ansia e rigidità sono collegate: più ti irrigidisci, più l’acqua “ti respinge”. Lavora in luoghi poco profondi, con un supporto vicino e progressioni brevi ma ripetute.
Progressione graduale
Inizia con 30–60 secondi di relax in piedi, poi scivola supino per pochi istanti, ritorna in piedi e ripeti. Il cervello associa l’acqua a calma e controllo, non a sforzo.
Compagno e supervisione
Allenati con un compagno di vasca o sotto supervisione qualificata. Anche chi sa nuotare può avere un momento di panico: avere qualcuno vicino riduce il carico mentale.
Mentalità e pratiche
Prima di partire, fai tre cicli di respirazioni con espirazione lenta. Visualizza la tua schiena che “si appoggia” all’acqua. Se sale l’ansia, fermati: pausa e respira, poi riprova.
Quanto tempo serve per imparare a galleggiare?
Dipende da confidenza con l’acqua, mobilità e rilassamento. Alcune persone trovano equilibrio in poche sessioni, altre hanno bisogno di più prove: la chiave è la costanza e l’ascolto del proprio corpo.
Programma esercizi brevi (10–15 minuti) all’inizio di ogni allenamento. Quando il galleggiamento diventa stabile, integralo con scivolamenti e respirazioni ritmate per costruire autonomia.
Domande frequenti
Devo saper nuotare per galleggiare?
No. Galleggiare è un’abilità di base che si impara anche senza conoscere gli stili. Serve soprattutto respiro regolare, postura supina equilibrata e movimenti minimi per stabilizzare.
È meglio galleggiare sulla schiena o sul petto?
Per i principianti è più semplice sulla schiena: puoi respirare liberamente e controllare meglio l’assetto. Il galleggiamento ventrale richiede maggiore gestione del respiro e delle braccia.
Perché affondo quando espello l’aria?
L’espirazione riduce il volume d’aria nei polmoni e quindi la spinta verso l’alto. Per compensare, espira lentamente e mantieni il petto “alto”, modulando con piccoli movimenti di mani e piedi.
Come faccio a galleggiare se ho gambe che affondano?
Porta l’attenzione sul bacino: solleva il petto, allunga le gambe e apri leggermente la posizione a X. Piccoli calci dalle anche aiutano a stabilizzare senza creare spinta in avanti.
Quante volte alla settimana dovrei esercitarmi?
Fai 2–3 sessioni brevi a settimana. La ripetizione frequente migliora fiducia e coordinazione più di una singola sessione lunga, mantenendo bassa la fatica e alta la qualità tecnica.
È utile usare ausili come il pull buoy?
Possono aiutare a capire la sensazione di bacino alto, ma usali solo come supporto temporaneo. L’obiettivo è affidarsi all’acqua attraverso respiro, postura e rilassamento, non al galleggiante.
In breve e prossimi passi
- Respirazione calma sostiene il galleggiamento.
- Postura supina: bacino alto e collo rilassato.
- Piccoli movimenti per stabilizzare, non per spingere.
- Evita errori che fanno affondare: rigidità e apnea.
- Procedi con esercizi progressivi e sicurezza.
Il galleggiamento è una competenza che si costruisce con pratica intenzionale. Scegli un ambiente tranquillo, dedica alcuni minuti a respiro e postura, poi integra piccoli movimenti finché trovi stabilità. Nei momenti di incertezza, torna al respiro e semplifica.
Con costanza, mente calma e una guida chiara, l’acqua diventa un supporto, non un ostacolo. Sperimenta, prendi nota di ciò che funziona e celebra i progressi: ogni sessione ben eseguita rende la prossima più facile e sicura.
