Vuoi migliorare volate, scatti e cambi di ritmo? Con il allenamento anaerobico sviluppi potenza esplosiva e tolleranza alla fatica ad alta intensità. Questa guida spiega cos’è, come impostarlo in modo sicuro e come inserirlo in una settimana tipo.
Inquadra l’obiettivo, stima la soglia, inizia con poche sedute e usa intervalli brevi ma intensi. Cura recupero e nutrizione, monitora potenza, frequenza cardiaca e percezione dello sforzo. Aumenta il carico ogni 4–6 settimane, evitando giornate dure consecutive.
Che cos’è l’allenamento anaerobico?
L’allenamento anaerobico allena la capacità di produrre energia senza ossigeno sufficiente, utile in scatti, strappi ripidi e volate. Entra in gioco il sistema lattacido (glicolisi anaerobica) che genera energia rapidamente ma produce lattato e affaticamento, e il sistema alattacido (fosfocreatina), dominante in sprint brevissimi.
A differenza del lavoro aerobico, centrato su durata e ossigeno, qui la priorità è l’energia anaerobica in finestre di pochi secondi fino a 2–4 minuti. Questo migliora la potenza di picco, la capacità di ripetere sforzi e la resistenza all’acidificazione muscolare (lattato), elementi decisivi nelle fasi calde di gare e granfondo.
Qual è la soglia anaerobica?
La soglia anaerobica è l’intensità alla quale l’accumulo di lattato nel sangue inizia ad aumentare in modo marcato, segnando il limite oltre cui la fatica cresce rapidamente. È un riferimento pratico per dosare gli intervalli e distinguere tra lavori appena sotto soglia e lavori decisamente sopra soglia.
Puoi stimarla con test sul campo: ad esempio il test dei 20 minuti per approssimare la potenza alla soglia funzionale (FTP), oppure tramite frequenza cardiaca massima e percezione dello sforzo, usando la scala di Borg o RPE (Rating of Perceived Exertion).
Segnali pratici
Respirazione molto impegnata, bruciore muscolare crescente e calo di potenza nei minuti finali indicano che stai lavorando intorno o sopra la soglia anaerobica. Se non riesci a parlare per più di una parola o due, probabilmente sei nella zona giusta per lavori intensi.
Piano rapido in 6 passi
- Stabilisci un obiettivo chiaro (sprint, volata, gara breve).
- Calcola un riferimento: FTP, FC massima o RPE coerente.
- Inizia con 1 seduta anaerobica a settimana per 3–4 settimane.
- Usa intervalli brevi e intensi, con recuperi ben dosati.
- Recupera davvero: sonno, alimentazione, giorni facili.
- Rivaluta ogni 4–6 settimane e aumenta con prudenza.
Come strutturare le sedute?
Le sedute efficaci alternano intervalli brevi ad alta intensità e recuperi calibrati. Inizia con volumi contenuti, cura il riscaldamento e chiudi con defaticamento. Per sedute indoor o outdoor, mantieni recuperi completi all’inizio, poi riducili gradualmente.

Intervalli tipici
- Sprint 8–12 secondi da fermo o lanciati: massima intensità, recupero 2–3 minuti. Ottimi per la potenza neuromuscolare e l’avvio volata. Limita le ripetizioni a 6–10.
- 30/30: 30 secondi molto intensi (sopra soglia), 30 secondi facili, 6–10 minuti a blocco. 2–3 blocchi con 4–6 minuti di recupero tra i blocchi.
- 40/20: 40 secondi duri, 20 secondi facili, 6–8 minuti a blocco. Sviluppa tolleranza all’accumulo di lattato e capacità di ripetere attacchi in gara.
- 3×3 minuti sopra soglia: 3 minuti intensi, 3–4 minuti di recupero. Puntano su VO2 e resistenza al ritmo sostenuto; mantieni cadenza fluida.
- 4×4 minuti intensi (circa zona VO2), recupero 3 minuti. Sessione classica per spingere la capacità di trasporto e utilizzo dell’ossigeno.
- Over–unders 2×10 minuti: alterna 1 minuto sopra soglia e 1 minuto appena sotto. Affina gestione ritmo e smaltimento del lattato nelle fasi di gara ondulate.
- Salite brevi 6–10 volte 1 minuto a ritmo molto duro, recupero in discesa. Ideale per scatti su pendenze ripide e rilanci dopo curve.
- Mix sprint+30/30: 3–4 sprint massimali, poi un blocco 30/30. Completa con recupero attivo di 10–15 minuti. Sessione impegnativa: usa con moderazione.
Quali benefici e limiti?
I benefici principali riguardano volata, rilanci, attacchi in salita e capacità di tenere cambi di ritmo. Crescono la potenza di picco, l’economia di pedalata ad alta intensità e la capacità di smaltire il lattato tra gli sforzi. Inoltre, migliori la gestione dell’ansia da gara simulando situazioni adrenaliniche.
I limiti: affatica molto il sistema nervoso e muscolare, aumenta il rischio di sovraccarico se abusato, e può compromettere i lavori di endurance se non pianificato. Per questo serve un equilibrio con sedute facili, sonno adeguato e alimentazione mirata.
Errori comuni
- Partire troppo forte: meglio meno ripetizioni ben eseguite che molte scadenti. Se la tecnica si deteriora, interrompi la serie.
- Recuperi troppo brevi: se non completi gli intervalli a potenza target, allungali o riduci l’intensità.
- Giornate dure consecutive: alterna con uscite leggere o tecnica. Il carico si somma più di quanto sembra.
- Ignorare i segnali: cali persistenti di potenza, sonno scarso e irritabilità indicano che serve scarico.
Quando inserirlo e monitorarlo?
Inizia con una seduta intensa a settimana, lontano da gare o lavori lunghi. Aumenta a due quando recupero e qualità restano alti. Evita blocchi consecutivi e programma giornate di scarico dopo le sessioni più dure.
Settimana tipo
- Lunedì: riposo o 45–60 minuti facili con qualche allungo. Focus su mobilità e sonno.
- Martedì: intervalli (ad esempio 30/30) con buon riscaldamento, defaticamento finale e cura della cadenza.
- Mercoledì: rigenerante 60–90 minuti, cadenza agile. Inserisci tecnica in curva e rilanci controllati.
- Giovedì: sessione sopra soglia (3×3 o 4×4), recupero ampio e nutrizione orientata al lavoro intenso.
- Venerdì: facile o riposo, stretching leggero. Valuta come reagisce la percezione dello sforzo.
- Sabato: endurance 2–4 ore a ritmo conversazionale, con pochi minuti a ritmo gara per tenere sensibilità.
- Domenica: facoltativo rigenerante breve o giornata libera. Ascolta la fatica residua.
Misurare i progressi
Segna potenza media o velocità negli intervalli, tempo di mantenimento a target, e recupero tra ripetizioni (quanto rapidamente scende la frequenza cardiaca). Ripeti test semplici: 3×3 minuti alla stessa potenza, mirare a più costanza e minore percezione di fatica.
Senza misuratore di potenza, usa FC e RPE: sopra soglia la frequenza sale rapidamente e la parlata si riduce a monosillabi. Conserva un diario allenamenti con note su sonno, stress e nutrizione per riconoscere tendenze e regolare il carico.

Domande frequenti
Quante volte a settimana fare allenamento anaerobico?
Per la maggior parte dei ciclisti bastano 1–2 sedute a settimana, non consecutive. Aumenta solo se recuperi bene, mantieni qualità negli intervalli e gli obiettivi lo richiedono.
L’allenamento anaerobico fa accumulare acido lattico?
Durante gli sforzi intensi cresce la produzione di lattato (spesso chiamato acido lattico). L’allenamento mirato migliora la capacità di tollerarlo e smaltirlo tra le ripetizioni e dopo la seduta.
Serve un misuratore di potenza per allenarsi bene?
Aiuta molto, ma non è indispensabile. Puoi usare frequenza cardiaca e percezione dello sforzo (RPE), oltre a tempi su segmenti ripetuti, per monitorare i progressi e dosare gli intervalli.
Meglio fare queste sedute su rulli o su strada?
Entrambe le opzioni funzionano. I rulli offrono controllo e ripetibilità; la strada allena meglio gestione della bici e vento. Scegli in base al tipo di intervallo e alla sicurezza.
Quanto devono essere lunghi i recuperi?
All’inizio recuperi lunghi (pari o leggermente superiori al lavoro). Con l’adattamento puoi accorciarli, mantenendo però la qualità dell’intensità prevista per ciascun intervallo.
È adatto ai principianti?
Sì, ma dopo una base aerobica minima e con volumi prudenti. Inizia con pochi intervalli, recuperi ampi e attenzione alla tecnica. Se in dubbio, cerca un parere qualificato.
Punti chiave finali
- Punta a 1–2 sedute anaerobiche a settimana, non consecutive.
- Usa riferimenti chiari (FTP, FC, RPE) e rivaluta ogni 4–6 settimane.
- Intervalli brevi e intensi funzionano se i recuperi sono calibrati.
- Equilibra lavori intensi con endurance e tecnica per evitare sovraccarico.
- Recupero e nutrizione guidano davvero gli adattamenti nel tempo.
Pianificare in modo ordinato rende l’intensità sostenibile e utile. Scegli pochi schemi di intervallo, ripetili con cura e osserva come reagisci settimana dopo settimana: il corpo si adatta se dai lo stimolo giusto e recuperi davvero. Mantieni la curiosità, prendi appunti e lascia che i dati confermino le tue sensazioni.
Quando la qualità cala, riduci carico o allunga i recuperi: preservare la tecnica e la precisione è più importante che “soffrire” a tutti i costi. Con costanza e pazienza, l’allenamento anaerobico diventa una leva potente per sbloccare sprint, rilanci e finali di gara.
