Negli ultimi secoli, la pratica di bagnare l'ostia nel vino da parte del prete durante la celebrazione della messa ha suscitato dibattiti e controversie all'interno della Chiesa cattolica. Questo rituale, noto come intinzione, consiste nel tuffare l'ostia consacrata nel vino consacrato prima di distribuirlo ai fedeli. L'uso dell'intinzione risale ai primi secoli del Cristianesimo, quando il vino veniva considerato il sangue di Cristo e l'ostia il suo corpo. Inizialmente, questa pratica era comune sia per i membri del clero che per i laici, ma nel corso del tempo è diventata prevalentemente una pratica riservata al prete. Ci sono diverse ragioni che spiegano il motivo per cui alcuni preti preferiscono bagnare l'ostia nel vino anziché distribuirli separatamente. Innanzitutto, alcuni sacerdoti credono che l'intinzione preservi meglio il simbolismo del corpo e del sangue di Cristo, in quanto unisce queste due sostanze in modo più tangibile. Inoltre, l'intinzione può anche aiutare a prevenire il rischio di spilli o incidenti durante la comunione, poiché l'ostia già bagnata sarà più stabile e meno incline a rompersi o cadere. Questo aspetto può essere particolarmente importante durante le celebrazioni con un gran numero di fedeli. D'altra parte, ci sono coloro che si oppongono all'uso dell'intinzione. Alcuni sostengono che questa pratica violi il principio di "banquetto universale" della comunione, poiché l'ostia bagnata nel vino viene distribuita solo al prete e non ai fedeli. Questo può far sentire alcuni fedeli esclusi o privati di una parte significativa della liturgia. Altri critici dell'intinzione ritengono che possa portare ad abusi o mancanza di rispetto verso l'ostia consacrata. Infatti, i sostenitori di questa pratica sostengono che l'importanza simbolica del corpo e del sangue di Cristo può essere minimizzata se l'ostia viene immersa nel calice in modo troppo superficiale o lasciata troppo a lungo. La Chiesa cattolica ha affrontato queste preoccupazioni attraverso l'emissione di norme liturgiche specifiche. Ad esempio, l'intinzione dovrebbe essere effettuata dal sacerdote e non dal fedele, e l'ostia dovrebbe essere immersa solo parzialmente nel vino, in modo da evitare che si dissolva completamente. Oltre alle controversie all'interno della Chiesa, l'uso dell'intinzione ha anche suscitato preoccupazioni di natura medica. Alcuni studi hanno suggerito che l'immersione dell'ostia nel vino può aumentare il rischio di trasmissione di malattie infettive come l'epatite o l'HIV. Tuttavia, la Chiesa ha sempre enfatizzato l'importanza della pulizia e della sanità nella preparazione dell'ostia e del vino consacrati. In definitiva, l'intinzione è una pratica liturgica che ha suscitato dibattiti all'interno della Chiesa cattolica. Se da un lato può preservare il simbolismo del corpo e del sangue di Cristo in modo più tangibile, dall'altro può far sentire alcuni fedeli esclusi o portare a possibili abusi. La normativa della Chiesa continua a cercare di bilanciare queste preoccupazioni, garantendo al contempo la corretta conservazione del significato e della sacralità dei sacramenti.
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