Richard Jewell è stato un nome conosciuto in tutto il mondo negli anni ’90 a causa di una vicenda molto triste che lo ha coinvolto. Egli era infatti il capo della sicurezza durante i giochi olimpici di Atlanta del 1996, quando una bomba esplose all’interno del parco olimpico uccidendo due persone e ferendone altre centinaia. La vicenda di Richard Jewell inizia il 27 luglio del 1996, giorno in cui venne scoperta l’esplosione. Jewell, cercando di mettere al sicuro la folla presente al momento della detonazione, riesce a far evacuare l’enorme area del parco olimpico e viene immediatamente acclamato dai media come un eroe.

Tuttavia, solo tre giorni dopo, la storia di Richard Jewell cambia drasticamente. Infatti, egli diventa il principale sospettato dell’attacco. Questo perché il FBI aveva ricevuto una segnalazione anonima che lo indicava come responsabile della bomba. Inoltre, il profilo dell’attentatore della bomba ricalcava quello di Jewell e la sua attività sospetta durante la notte dell’esplosione aveva insospettito gli agenti dell’FBI.

La notte in cui l’FBI perquisì casa sua e lo chiamò per l’interrogatorio, Richard Jewell finì per essere prosciolto da ogni accusa. Infatti, la vera mente dell’attentato, Eric Rudolph, confessò di aver commesso la strage ben dopo la fine dei Giochi olimpici. L’FBI, quindi, chiese pubblicamente scusa a Jewell per aver accusato un uomo innocente e per avergli rovinato la vita per mesi.

Ma la vera domanda che sorge spontanea è: i media hanno fatto il loro lavoro in modo etico durante la vicenda di Richard Jewell? La risposta è no. Infatti, i media hanno accettato il “profilo dell’attentatore” dell’FBI senza fare più di tanto per verificarlo e solo successivamente hanno spinto Richard Jewell sull’orlo della rovina. Grazie ai media che hanno fatto dell’uomo un capro espiatorio, Jewell perse il lavoro, la casa e non aveva più privacy. Si diceva addirittura che l’uomo si fosse messo in coda per accettare lavori come “circus freak” negli anni successivi alla vicenda.

Tutto questo perché l’uomo fu erroneamente accusato di essere l’attentatore che aveva fatto saltare in aria il cuore dei Games di Atlanta. La storia di Richard Jewell è stata raccontata anche al cinema, in un film dal titolo omonimo diretto da Clint Eastwood, dove viene messa alla luce l’ingiustizia di un uomo che ha solo cercato di fare il proprio dovere. La vicenda di Richard Jewell è un monito che ci ricorda l’importanza dell’etica giornalistica e l’etica nel lavoro di polizia.

La stampa è un potente strumento di informazione, ma anche di persuasione. E dove la persuasione è sbilanciata, la verità e la giustizia sono spesso il lontano involontario impulso. La vicenda di Richard Jewell dovrebbe essere usata come esempio per ricordare ai giornalisti la responsabilità che hanno verso l’opinione pubblica e per invitare ognuno di noi ad essere critici e curiosi quando si parla di notizie. In fondo, la divulgazione delle notizie e l’etica giornalistica sono i fondamenti del campo dell’informazione e la difesa dell’integrità pubblica.

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