Hans Christian Andersen nasce a Odense, nel 1805. Durante il XVIII secolo, la Danimarca era un paese contadino dove l’istruzione scolastica era riservata solo ai figli della nobiltà. La povera famiglia Andersen, composta dalla madre Eleanor, dal padre Hans, un calzolaio e da quattro figli, viveva in un’abitazione sopra alla bottega di famiglia. Nonostante l’eredità dei genitori fosse quasi nulla, il padre era un appassionato di letteratura ed era solito leggere i racconti di Hoffmann ai suoi figli. Proprio grazie a questi racconti, Hans accese la sua fantasia e la passione per la scrittura. Nel 1819, a quattordici anni, abbandonò la scuola ed iniziò a lavorare come apprendista in una fabbrica di tessuti.

La fabbrica non gli permetteva di dedicarsi completamente alla scrittura, ma trasformò il giovane Andersen in un grande osservatore del mondo circostante, una qualità che influenzò fortemente la sua successiva opera letteraria. Nel 1828, iniziò a scrivere libretti per una compagnia teatrale e successivamente pubblicò una serie di raccolte di poesie che ottennero un discreto successo. Tuttavia, il successo vero e proprio raggiunse Hans quando, nel 1835, pubblicò il suo primo racconto per bambini: “La Principessa sul pisello”. Quell’opera lo rese immediatamente celebre e questo gli permise di viaggiare in tutta Europa. Durante i suoi viaggi, Andersen diventò amico di molte celebrità dell’epoca, tra cui Charles Dickens, che lo definì “un grande genio della letteratura”.

La creatività di Hans Christian Andersen derivava dalla sua infanzia difficile e dalle difficoltà vissute durante la sua vita. Infatti, molti dei suoi racconti affrontano temi di solitudine, disgregazione familiare e difficoltà sociali. Inoltre, il suo talento era dovuto alla sua capacità di trasformare le emozioni in scrittura: “Ciò che è vissuto, è prezioso. Ciò che è vissuto e non condiviso, è come se non fosse mai accaduto” sosteneva lo scrittore. Proprio per questo, i suoi personaggi si presentano spesso sconfitti e patetici, ma al contempo si rivelano testimonianza dell’infinita bontà dell’animo umano. La caratteristica principale dei suoi racconti, infatti, è quella di mostrare l’affetto di personaggi in contrasto con la loro natura e il loro aspetto esteriore.

Nella sua lunga carriera letteraria, Andersen ha scritto più di cento racconti e fiabe, inclusi capolavori come “Il brutto anatroccolo”, “La sirenetta” e “Il soldatino di piombo”. La particolarità delle sue opere si riscontra nella semplicità del linguaggio, che le rende accessibili anche ai più piccoli, e nell’impressione sensoriale che crea nei lettori. Non di rado, infatti, è possibile percepire i suoni e gli odori dei luoghi che lo scrittore rappresenta attraverso la sua scrittura.

Hans Christian Andersen è considerato uno dei maggiori autori di fiabe di tutti i tempi e la sua opera ha influenzato molti altri scrittori, sia del passato che del presente. La particolare attenzione alla psicologia del personaggio e alla sua evoluzione, infatti, è una tecnica stilistica che viene ancora oggi adoperata nella narrativa contemporanea. Andersen, inoltre, ha contribuito a diffondere la letteratura scandinava in Europa e nella cultura mondiale intera, conferendole un’immagine di purezza e di fantasy.

Hans Christian Andersen morì a Copenaghen nel 1875, ma continua ancora oggi ad affascinare e a commuovere i lettori di tutto il mondo, e le sue fiabe sono patrimonio indiscusso della cultura umana.

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