Felice Maniero è un nome che ha fatto tremare molte persone negli anni ’80 e ’90 in Veneto, patria malavita italiana. Nato a Padova nel 1954, Maniero si è guadagnato la sua fama di gangster grazie alla sua abilità nel gestire una più pericolose organizzazioni criminali della regione: la Mala del Brenta.
La Mala del Brenta era una potente banda che operava nella zona di Padova e Vicenza, coinvolta in attività illegali come il traffico di droga, le rapine e l’estorsione. Maniero si era guadagnato un’enorme fortuna controllando una vasta rete di spacciatori e criminali, mantenendo un’autorità ferma e spietata sul territorio.
Tuttavia, la sua fuga dalla giustizia sembrava destinata a finire. Nel 1993, Maniero venne arrestato e rinchiuso nel carcere di San Vittore a Milano. I suoi reati includono omicidi, traffico di droga, estorsioni e associazione mafiosa. Durante il processo che lo ha condannato a 20 anni di carcere, Maniero è stato ritenuto responsabile di 134 omicidi, anche se molti di essi non hanno mai trovato una prova definitiva.
Una delle caratteristiche più interessanti del caso di Maniero è stato il suo atteggiamento sfacciato e mediatico. Nonostante le accuse pesanti a suo carico, si esibiva in interviste e apparizioni televisive, mostrando una forte sicurezza e arroganza che gli ha guadagnato l’appellativo di “Re di Copacabana”, in riferimento ai quartieri residenziali di lusso di Rio de Janeiro.
Sebbene molti considerassero la sua arroganza un segno di debolezza e di prontezza a tradire i suoi complici, Maniero ha sempre difeso la sua posizione di capo indiscusso, affermando di non temere la morte o la prigione. Questo atteggiamento, insieme alla sua fama e ricchezza già acquisite, gli ha conferito una sorta di aura di rispetto tra i suoi seguaci e altri membri della malavita.
Dopo aver scontato la sua pena nel 2013, Maniero è stato rilasciato dal carcere di Rebibbia a Roma. Nonostante le numerose aspettative riguardanti la sua possibile “rinascita” nel mondo criminale, Maniero sembra essersi ritirato dalla scena criminale. Invece, ha deciso di intraprendere una nuova carriera come scrittore, pubblicando un libro intitolato “Io, Felice Maniero” nel 2016.
Questo libro sembra essere una sorta di confessione, in cui Maniero rivela i dettagli delle sue azioni criminali e riflette sulla sua vita in carcere. La pubblicazione del libro ha scatenato reazioni contrastanti: da un lato, c’è chi ritiene che questa sia solo un’ennesima mossa strategica per riaffermare il suo potere e fare profitto; dall’altro, ci sono coloro che vedono questo gesto come un tentativo di redenzione e di riconciliazione con il passato.
Felice Maniero è sicuramente un personaggio controverso e discusso. I suoi reati hanno lasciato un segno indelebile nella società veneta e italiana, segnando un’epoca di violenza e corruzione. Tuttavia, la sua storia è anche un esempio di come la fama e il potere possono essere una spada a doppio taglio, mettendo in luce i limiti e le conseguenze della vita criminale.
In ultima analisi, la storia di Felice Maniero ci ricorda l’importanza del sistema di giustizia penale e della lotta contro il crimine organizzato. Soprattutto, ci ricorda che anche i criminali più potenti e influenti possono essere messi di fronte alle loro azioni e alla responsabilità, segnando un importante passo in avanti per una società più giusta e sicura.