Il titolo “De profundis” deriva dalle prime parole della preghiera, che in latino significano “dalle profondità”. Questo riferimento alle profondità allude alla condizione umana dell’uomo, immerso nella fragilità e nella debolezza del peccato, ma anche alla speranza di poter risorgere grazie alla misericordia di Dio.
Il testo della preghiera “De profundis” è stato composto intorno al IV-V secolo, sebbene la sua origine esatta sia incerta. Il Salmo 130 originale è stato scritto dal re Davide, come una richiesta di aiuto e di perdono a Dio. La traduzione dell’originale in latino, così come la forma attuale della preghiera, risale invece alla Vulgata, la prima traduzione ufficiale della Bibbia in latino, effettuata dallo studioso San Girolamo.
Il testo della preghiera è molto intenso ed emotivo, e richiama alla mente l’immagine del peccatore che chiede perdono e misericordia a Dio. Inizia con una richiesta di ascolto da parte di Dio: “Dalle profondità grido a te, o Signore / Signore, ascolta la mia voce”. Successivamente, il testo prosegue con una riflessione sul peccato, sull’immortalità dell’anima e sulla speranza nella salvezza: “Se avessi contemplato il male, Signore, / chi potrebbe restare a sentirti? / Ma presso di te c’è il perdono, / perché siamo intimamente uniti a te”.
La parte finale della preghiera è una richiesta di perdono e di liberazione dal peccato: “Aspetto con pazienza il Signore, / la mia anima aspetta la sua parola; / la mia anima confida nel Signore, / più che le sentinelle nell’aurora. / Sia il Signore con voi, / egli liberi Israel da tutte le sue colpe”.
La preghiera “De profundis” è stata utilizzata nel corso dei secoli per chiedere perdono e liberazione dal peccato, ma anche per commemorare i defunti e per pregare per loro. Nella tradizione cattolica, la preghiera viene recitata soprattutto durante il periodo di Quaresima, il periodo di riflessione e penitenza che precede la celebrazione della Pasqua.
In Italia, la preghiera “De profundis” è diventata celebre grazie alle parole che il poeta Gabriele D’Annunzio ha scritto per un soprano e un coro e che sono state musicate dal compositore Ottorino Respighi. Questa composizione è conosciuta come “De Profundis”, e contiene parole diverse dal Salmo 130 originale, ma che richiamano comunque alla speranza nella salvezza e nel perdono divino.
In conclusione, la preghiera “De profundis” rappresenta una delle preghiere più intense e significative della tradizione cristiana. Il suo testo richiama alla speranza nella misericordia e nel perdono divino, e invita il fedele a pregare con umiltà e con il cuore aperto a Dio. La preghiera viene recitata soprattutto durante il periodo di Quaresima, ma può essere recitata in qualsiasi momento per chiedere perdono, liberazione dal peccato, e per pregare per i defunti.