Ruotolo, nato nel 1882 a Castelpoto, in provincia di Benevento, fu ordinato sacerdote nel 1905 e si distinse subito per la sua profonda devozione e la sua capacità di evangelizzare le masse con vocaboli semplici e concreti. La sua fama si diffuse ben oltre i confini della sua diocesi e presto ebbe modo di conoscere i maggiori esponenti del mondo cattolico italiano, tra cui Papa Pio XII.
Tuttavia, è soprattutto dopo la malattia che lo colpì nel 1946 che Ruotolo decise di dedicarsi completamente alla preghiera e alla meditazione, pur continuando a pregare e a celebrare messa per quanti glielo chiedevano. Durante questi anni di reclusione forzata, il sacerdote ebbe modo di approfondire la sua conoscenza della spiritualità cristiana, specialmente della mistica benedettina e della teologia di Santa Teresa d’Avila.
A partire dalla fine degli anni ’50, Ruotolo si rivelò sempre più insoddisfatto della tradizione e dell’interpretazione del Vangelo promossa dalla Chiesa cattolica ufficiale. Il sacerdote era convinto che la religione dovesse essere vissuta in modo più diretto e personale, a contatto con la natura e con la divinità, e che la ritualità e il dogmatismo istituzionali rischiavano di distogliere gli uomini dal vero messaggio di Cristo.
Fu così che, nel 1963, Ruotolo scrisse l’Atto di abbandono, un testamento spirituale in cui racconta la sua esperienza di fede e la sua visione del rapporto tra l’uomo e Dio. Il testo, composto da trentatrè punti, è un insieme di riflessioni, invocazioni, aforismi e precetti, che hanno per oggetto il tema dell’abbandono, inteso come totale consegna di sé a Dio e come condizione indispensabile per poter vivere in pienezza la propria esistenza.
Tra i passaggi più significativi dell’Atto di abbandono di Dolindo Ruotolo, vi sono quelli in cui il sacerdote invita i suoi lettori a riporre interamente la loro fiducia in Dio, abbandonando ogni preoccupazione per il futuro e affidandosi completamente all’amore divino. “Non preoccupatevi della vostra vita – scrive Ruotolo – ma mettetevi in mani divine: esse ricolme di amore sarebbero capaci di produrre miracles inconcepibili”.
Ma l’Atto di abbandono è anche un invito alla rinuncia alle pretese e alle illusioni della vita terrena, al fine di raggiungere una vera pace interiore e una totale armonia con l’universo. “L’abbandono è la chiave che apre le porte del tesoro del cielo” – scrive il sacerdote – “ma per raggiungerlo occorre essere pronti a rinunciare a tutto ciò che non è perfettamente conforme alla volontà di Dio”.
L’Atto di abbandono di Dolindo Ruotolo si è rivelato uno dei testi più significativi e influenti della cultura cattolica italiana del XX secolo, segnando una rottura con la tradizione dogmatica e istituzionale della Chiesa e indicando una nuova via alla spiritualità cristiana, basata sulla semplicità, sull’umiltà e sull’amore. Il testo ha ispirato molteplici opere letterarie, musicali e artistiche, facendo emergere l’originalità, la profondità e la modernità del messaggio di Dolindo Ruotolo.