Il film fu un grande successo commerciale e lanciò la carriera di Novarro, attore messicano che sarebbe diventato una celebrità di Hollywood negli anni successivi. Tuttavia, alcune critiche si concentrarono sull’uso stereotipato e offensivo degli zingari come personaggi, dipinti come furtivi, astuti e immorali. La stessa Anita King, che era di origini messicane e apache, rifiutò di recitare nuovamente in ruoli simili.
Nonostante questi difetti, “Zingari” rimane un esempio interessante dell’estetica hollywoodiana dei primi anni ’20, con la sua fotografia sfarzosa e i costumi elaborati. La scena della danza di Carmen con i serpenti è particolarmente indimenticabile, tanto che fu copiata da molti altri film dell’epoca. La colonna sonora originale di William Axt, inoltre, è stata restaurata e riproposta in occasione di alcune proiezioni speciali del film.
Il tema dell’amore tra un aristocratico e una zingara, visto come un tabù sociale, era già stato sfruttato dal cinema europeo, soprattutto in Francia e in Germania. Negli Stati Uniti, il successo di “Zingari” ispirò un gran numero di imitazioni e di prodotti simili, in cui l’esotismo delle culture alte e basse si fonde in un’unica trama romantica. Nonostante questo, la figura dello zingaro rimase a lungo un cliché cinematografico, finché non furono realizzati film più impegnati sulla questione della discriminazione razziale.
Nel 1979, il regista Andrei Tarkovsky filmò la sua versione di “Zingari”, intitolata “Tempo di viaggio”. Il film, ambientato in Italia e tratto dal racconto di un giovane poeta russo, segue le vicende di una compagnia di zingari che si esibisce in un paese del Sud. La presenza degli zingari viene vista come un segno di arcaico e di misterioso, ma anche di fragilità e di precarietà. Tarkovsky, che amava la musica di Sinti e Rom, spesso dipinge i suoi personaggi in maniera idealizzata e poetica, lontana dallo stereotipo del ladro astuto.
Oggi, la questione della rappresentazione degli zingari nel cinema – e in generale nei media – è ancora molto attuale. Molti attivisti chiedono una maggiore sensibilità e rispetto per i loro diritti e la loro cultura, a lungo marginalizzata e stigmatizzata. Di conseguenza, si cerca di evitare l’uso di stereotipi e di contribuire alla costruzione di immagini e di narrazioni più veritiere e rispettose. In questo senso, anche “Zingari” può essere letto come un esempio della storia del cinema, che ci insegna come la rappresentazione dell’altro sia sempre al centro del dibattito culturale.