La sveglia suona nella tranquilla stanza da letto, ma il mio corpo sembra ancora immerso in un sonno profondo. Mi alzo a fatica, con gli occhi ancora annebbiati dal torpore notturno. Mi rimbocco le coperte sul divano e resto lì, immobile, per qualche minuto. La sensazione di mi accompagna fin dal primo istante giornata.
Mi trascino fino alla cucina, e mentre faccio il caffè il mio sguardo si perde nel vuoto. Cado in un vortice di pensieri e rimugino su quanto sia difficile trovare la forza di affrontare una giornata così. Sento un nodo nello stomaco, una sensazione di oppressione che sembra non voler lasciarmi.
Nonostante il caffè mi dia quel sussulto di energia necessario per iniziare la giornata, la stanchezza persiste. Mi vesto a malapena, senza curarmi di apparire impeccabile come al solito. Metto la mia tuta preferita, quella che mi fa sentire comoda e protetta. Mi guardo allo specchio e penso a quanto il mio aspetto sia riflessione della mia spossatezza interiore.
Esco di casa, ma il sole sembra solo peggiorare la situazione. La luce accecante mi irrita gli occhi già stanchi, e mi sento sopraffatta da un senso di oppressione. Mi dirigo verso l’ufficio, cercando di non far trasparire il mio stato d’animo agli altri. Ma è difficile mascherare una giornata di spossatezza.
Al lavoro, la mia concentrazione è pari a zero. Mi siedo al mio posto e cerco di mettermi al lavoro sulla pila di documenti che devo ancora terminare. Ma la stanchezza si fa sempre più presente, rendendo quasi impossibile la lettura di una semplice frase. Faccio fatica a mantenere gli occhi aperti.
La giornata sembra non voler passare. Cerco di svegliarmi con pause caffè più frequenti, ma il mio corpo sembra non reagire. La stanchezza persiste e sembra crescere esponenzialmente, inghiottendomi come sabbie mobili. Sembra di vivere in un limbo senza fine.
Finalmente arriva l’ora di pranzo, e mi dirigo verso la mensa dell’ufficio. Anche il cibo sembra non avere l’effetto desiderato. Sono sempre più lenta e svogliata. Termino velocemente il pasto e mi dirigo verso la mia postazione. Ancora qualche ora e la giornata sarà finalmente finita, penso.
Ma le ore passano lente, e la mia spossatezza sembra non voler abbandonarmi. Mi guardo intorno e vedo colleghi che sembrano pieni di energia, impegnati nel loro lavoro con entusiasmo. Mi chiedo cosa sia successo a me, perché oggi sia così difficile affrontare il quotidiano.
Finalmente, l’orologio segna la fine della giornata lavorativa. Mi alzo dal mio posto con un senso di sollievo misto a frustrazione. La giornata è stata un’impresa titanica, e la spossatezza mi ha impedito di dare il meglio di me.
Torno a casa e mi lascio cadere sul divano. Chiudo gli occhi e lascio che la stanchezza mi avvolga ancora una volta. La giornata di spossatezza volge al termine, ma mi prometto che domani sarà diverso. Domani, conquisterò la mia energia perduta e combatterò questa spossatezza fino all’ultimo respiro.