La Sindrome di Edwards, scientificamente chiamata Trisomia 18, è una rara genetica che colpisce circa 1 neonato su 6.000 nati vivi. Prende il nome dal medico britannico John Edwards, che fu il primo a descriverla nel dettaglio nel 1960. Questa è caratterizzata dalla presenza di un’anomalia cromosomica in cui ci sono tre copie del cromosoma 18 anziché le due normali.
I della Sindrome di Edwards possono variare da lievi a gravi e possono interessare molti organi del corpo. I bambini affetti da questa malattia possono presentare ritardo mentale, ritardo nella crescita e malformazioni multiple, come cardiopatie congenite, difetti renali, difetti del sistema nervoso e anomalie degli arti. La maggior parte dei bambini affetti dalla Sindrome di Edwards muore nell’infanzia o entro il primo anno di vita, ma ci sono casi di sopravvivenza più a lungo.
Per capire meglio questa malattia, è necessario comprendere il funzionamento dei cromosomi. I cromosomi sono strutture presenti nelle cellule che contengono il DNA, il materiale genetico. Normalmente, ogni individuo ha due copie di ciascun cromosoma, per un totale di 46. Nella Sindrome di Edwards, invece, c’è una copia extra del cromosoma 18, che causa le caratteristiche tipiche della malattia.
La causa della Sindrome di Edwards è ancora sconosciuta, ma si pensa che ci possano essere diversi fattori che contribuiscono alla sua comparsa. Ad esempio, l’età materna avanzata sembra essere un fattore di rischio, poiché le probabilità di avere un bambino affetto aumentano con l’aumentare dell’età della madre. Inoltre, alcuni studi hanno evidenziato una correlazione tra la Sindrome di Edwards e anomalie cromosomiche nei genitori, ma la connessione non è ancora del tutto chiara.
La diagnosi di questa malattia può essere fatta durante la gravidanza tramite esami del sangue materno e amniocentesi, che consiste nel prelievo di una piccola quantità di liquido amniotico per analizzare le cellule fetali. Dopo la nascita, la Sindrome di Edwards può essere confermata attraverso un test genetico chiamato cariotipo, che permette di individuare le anomalie cromosomiche.
Purtroppo, la Sindrome di Edwards non ha una cura definitiva. Tuttavia, è possibile gestire i sintomi e trattare le complicanze mediche del paziente. Una corretta gestione delle malformazioni multiple può contribuire a migliorare la qualità di vita dei bambini affetti e prolungarne la sopravvivenza.
È importante comprendere che ogni persona affetta dalla Sindrome di Edwards è un individuo unico e che la gravità dei sintomi può variare. Pertanto, è fondamentale fornire un supporto completo ai pazienti e alle loro famiglie, offrendo loro il supporto emotivo e le risorse necessarie per affrontare questa malattia.
Una finestra nella Sindrome di Edwards ci aiuta a comprenderne la complessità e la rara bellezza di ogni individuo affetto da questa malattia genetica. È importante promuovere la consapevolezza di questa patologia per favorire la ricerca scientifica e offrire migliori cure e prognosi per i pazienti affetti. Solo aumentando la comprensione e diffondendo informazioni accurate possiamo dare speranza alle famiglie che affrontano questa quotidiana.