L’anidride carbonica seguiva i suoi passi mentre si muoveva tra i macchinari dell’azienda chimica. Ero finalmente arrivato al laboratorio di ricerca in cui lavoravo come chimico. Quella mattina sembrava una giornata come tante altre, ma non sapevo ancora cosa mi attendeva.
Durante la mattinata, iniziarono a manifestarsi dei dolori lancinanti alla pancia. Inizialmente li sottovalutai pensando che fosse solo un problema digestivo, ma pian piano il dolore si intensificò. Decisi di avvisare il mio capo e me ne andai a casa sperando che il riposo avrebbe risolto tutto.
I giorni successivi, tuttavia, i dolori non diminuivano ma anzi diventavano sempre più insopportabili. Mi sentivo debole e in preda a un senso di malessere generale. Decisi quindi di rivolgermi al mio medico per sottopormi a degli esami.
Dopo diversi esami, il verdetto finale fu sconvolgente: mi fu diagnosticato un . L’arteria principale del mio corpo era dilatata e correvo il rischio di una catastrofe interna.
Iniziò così la mia battaglia contro il pericolo nascosto dentro di me. Mi sottoposi a una serie di controlli e visite mediche, in modo da valutare le opzioni possibili. Il mio medico mi spiegò che, considerata la dimensione , l’intervento chirurgico sarebbe stata la scelta migliore per evitare una rottura. Mi sentii come se fossi caduto in un abisso senza via d’uscita.
L’intervento fu programmato per il mese successivo. Nel frattempo cercavo di affrontare le mie paure e di capire come gestire questa nuova realtà. Parlai con amici e familiari, cercando conforto e supporto emotivo. La cosa più difficile, però, era convincersi che avrei dovuto lasciare il mio lavoro, almeno temporaneamente, per dedicarmi completamente alla mia salute.
L’operazione fu un successo e pian piano cominciai a guarire. La mia attenzione si spostò quindi sulla riabilitazione e sulla costruzione di una vita nuova, considerato che avevo dovuto rinunciare alla mia carriera di chimico. Iniziai a frequentare gruppi di supporto e ritrovai la speranza nella condivisione delle esperienze con altre persone che avevano vissuto situazioni simili.
Dopo un lungo periodo di riabilitazione e dopo aver ricevuto il via libera medico, decisi di riprendere in mano la mia vita e di dedicarmi a una nuova passione: l’informazione e la sensibilizzazione sull’aneurisma aortico. Era fondamentale per me utilizzare la mia esperienza come strumento per diffondere la consapevolezza su questa silenziosa ma pericolosa che colpisce tante persone.
Così iniziai a organizzare eventi per raccogliere fondi per la ricerca sull’aneurisma aortico, oltre a scrivere articoli e a tenere conferenze. Il mio obiettivo era far alle persone che una malattia così silenziosa poteva diventare un pericolo mortale se non diagnosticata e trattata tempestivamente.
Oggi, a distanza di anni dalla mia diagnosi, sento di aver intrapreso la giusta strada. Ho aiutato molte persone a prendere coscienza dell’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. Sono diventato un punto di riferimento per molti pazienti che si trovano nella stessa situazione in cui mi sono trovato io.
La mia storia dimostra come un pericolo nascosto possa cambiare la vita di una persona, ma anche come sia possibile superarlo e trasformarlo in una missione per aiutare gli altri. Ho imparato che il coraggio e la determinazione possono portare a una guarigione completa, ma è anche cruciale condividere la propria esperienza per far sì che altri possano affrontare la loro lotta con la consapevolezza che la speranza è sempre presente.