Il PSDI è stato fondato come una continuazione del Partito Socialista Italiano (PSI) in seguito alla scissione di Palazzo Barberini, che aveva diviso il PSI in due correnti: la maggioranza, guidata da Pietro Nenni, e l’ala moderata, guidata da Giuseppe Saragat. Quest’ultimo voleva un partito socialista più aperto alle alleanze con le forze moderatrici e liberali, mentre Nenni era favorevole ad una politica più radicale e anticapitalista.
Negli anni ’50, il PSDI ha fatto parte di diversi governi di centro-sinistra guidati da Alcide De Gasperi e Amintore Fanfani. In questo periodo, il PSDI ha sostenuto riforme sociali e istituzionali importanti, come la creazione dell’istruzione pubblica gratuita e obbligatoria e la riforma agraria. Tuttavia, il PSDI ha anche subito diverse crisi interne a causa delle tensioni tra la corrente di Saragat e quella guidata da Francesco De Martino, favorevole ad una politica più di sinistra.
Negli anni ’60, il PSDI ha partecipato ai governi di centro-destra guidati da Aldo Moro, fornendo un sostegno importante alle sue politiche di modernizzazione economica e sociale. In questo periodo, il PSDI ha sostenuto la riforma della legge elettorale, la riforma del sistema universitario e la creazione del Servizio Sanitario Nazionale.
Negli anni ’70, il PSDI ha subito una serie di sconfitte elettorali e si è trovato in una crisi profonda. In questo periodo, il PSDI ha subito la concorrenza del Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi, che ha attirato molti elettori della sinistra moderata e liberaldemocratica, tradizionalmente legati al PSDI.
Negli anni ’80, il PSDI ha cercato di rinnovarsi con l’elezione di Bettino Craxi a segretario, ma la concorrenza degli altri partiti di sinistra, come il Partito Comunista Italiano e il Partito Radicale, ha limitato il suo margine di manovra. In questo periodo, il PSDI ha tentato di rafforzare il suo profilo istituzionale e di assumere un ruolo di mediatore tra i partiti di sinistra e il governo.
Negli anni ’90, il PSDI ha conosciuto una crisi profonda, che lo ha portato alla sparizione dal panorama politico italiano. In questo periodo, il PSDI ha cercato di rinnovarsi con l’elezione di Enrico Boselli a segretario, ma l’insuccesso elettorale di questo periodo ha portato alla sua scomparsa.
In conclusione, il PSDI è stato un partito importante nella storia politica italiana, che ha contribuito a sostenere una politica di riforme sociali e istituzionali importanti. Tuttavia, le sue divisioni interne e la concorrenza degli altri partiti di sinistra hanno limitato il suo ruolo nella politica nazionale. Oggi, il PSDI non esiste più, ma la sua eredità è ancora presente nella cultura politica italiana e nella memoria storica del paese.