La sua carriera accademica inizia nel 1971, quando diventa professore di filosofia presso l’Università di Pavia, dove si specializza in etica, teoria della conoscenza e filosofia politica. Nel 1995, viene scelto come presidente del Senato della Repubblica italiana, ruolo che ricopre per due anni, dal 1996 al 1998.
In seguito all’esperienza politica, Pera torna all’insegnamento, diventando professore all’Università di Roma “La Sapienza” e al Politecnico di Milano. Nel 2002, diventa inoltre membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, la più antica società scientifica d’Italia.
La ricerca filosofica di Marcello Pera si concentra principalmente sulla problematica dell’identità contemporanea. In particolare, Pera mette in discussione le tesi dei teorici della fine della storia, per cui l’ideologia politica sarebbe una questione superata, sostenendo invece la necessità di un costante dialogo tra i vari attori della società.
Una delle sue opere più celebri è “Il sistema periodico della democrazia” (1995), in cui si esplora il rapporto tra stato, potere politico e libertà individuale. In seguito, pubblica anche “Contro la democrazia” (2005), in cui ritiene che la democrazia abbia bisogno di limiti e vincoli, al fine di garantire la protezione dei diritti individuali.
Tra i temi che Pera ha affrontato nella sua carriera, vi è anche quello dell’islamismo. In “La guerra necessaria” (2002), egli sostiene la necessità di una rigorosa analisi dell’islamismo, considerato una minaccia per la democrazia e le società libere.
Infine, non è solo un filosofo, ma anche un grande appassionato di musica. Ha partecipato a diverse produzioni operistiche, e tiene regolari conferenze sulla relazione tra musica e pensiero filosofico. Come scrive nella prefazione del suo libro “La filosofia della musica” (2014), tuttavia, “la musica non è filosofia, bensì l’opposto: è quel regno in cui la filosofia s’incontra con il suo opposto, la sensazione, l’emozione”.
Marcello Pera rappresenta un esempio di come la filosofia possa essere utilizzata per analizzare e comprendere la realtà politica e sociale in cui viviamo. Le sue opere, talvolta critiche rispetto allo stato delle cose, invitano alla riflessione e al dibattito, cercando di costruire un dialogo aperto e continuo tra i cittadini, i politici e gli intellettuali. Inoltre, la sua passione per la musica dimostra come la conoscenza non debba essere limitata a un solo campo di indagine, ma possa essere estesa in svariati campi di interesse, per arricchire e potenziare la propria visione del mondo.