La Questura mi ha controllato

È una fredda giornata di novembre quando mi ritrovo a vivere una straordinaria esperienza con la Questura. Ero diretto nel centro città per sbrigare alcune commissioni e pensavo a come trascorrere il mio tempo tra una tappa e l’altra.

Sono sempre stato un cittadino rispettoso delle leggi, ma quella giornata avrebbe messo alla prova la mia pazienza e la mia fiducia nei confronti dell’autorità.

Mi sono avvicinato all’edificio della Questura, un imponente palazzo con grandi finestre e un ingresso imponente. Ho notato subito che c’era un’atmosfera particolare nell’aria, con un flusso costante di persone che entravano e uscivano da quel luogo.

Mentre ero in fila per entrare, ho notato che alcuni agenti di polizia stavano osservando attentamente i documenti dei visitatori. Mi sono chiesto se dovrò affrontare un simile controllo.

Finalmente è arrivato il mio turno per entrare. Mi hanno chiesto di mostrare i miei documenti e ho consegnato il mio portafoglio con una leggera apprensione.

L’agente ha estratto la mia carta d’identità e la ha esaminata attentamente. Ha alzato lo sguardo sorpreso e mi ha chiesto se mi conosceva, convinto che avesse sotto gli occhi un nome familiare. Ho risposto che ero un cittadino rispettoso delle leggi e che non avevo mai avuto problemi con la giustizia.

Nonostante le mie spiegazioni, l’agente ha deciso di ulteriori controlli. Mi ha chiesto di seguirlo in una piccola sala. Sono rimasto sorpreso e preoccupato, non sapevo cosa stesse accadendo o perché avevano così tanta curiosità verso la mia persona.

Dopo una breve attesa, è arrivato un altro agente che si è presentato come un ufficiale superiore. Lui mi ha spiegato che erano solo procedure di routine e che stavano cercando un sospetto che corrispondeva alla mia descrizione. Ripensando alle parole dell’ufficiale, ho capito che tutto quello che stava succedendo era solo una serie di coincidenze.

I controlli sono continuati per un po’, con domande su dove fossi stato quel giorno e cosa avessi fatto. Sono stato interrogato sulla mia professione e sulle mie frequentazioni, ma non ho avuto alcun motivo per nascondere la verità.

Dopo quelle lunghe e imbarazzanti ore trascorse in quella sala, finalmente i poliziotti hanno concluso che non avevo nulla a che fare con la persona che stavano cercando. Mi è stato restituito il mio portafoglio, con un sorriso di scuse, ma la sensazione di disagio non si è dissolta.

Mentre uscivo dalla Questura, guardavo il mondo fuori e riflettevo su quello che era appena accaduto. Ho cercato di non lasciare che quel controllo negativo influenzasse la mia fiducia nell’autorità. Sapevo che la polizia faceva solo il proprio lavoro, cercando di garantire la sicurezza della comunità.

Nonostante le emozioni contrastanti, ho tratto un insegnamento da quella giornata. Ho compreso l’importanza di una società sicura e ho realizzato che anche i cittadini rispettosi delle leggi saranno sottoposti a controlli occasionali. È una piccola incombenza che dobbiamo affrontare per vivere in un mondo migliore.

Mentre riprendo il mio cammino verso il centro della città, cerco di lasciarmi alle spalle quell’episodio e di concentrarmi sugli altri aspetti positivi della mia giornata. Spero solo che la prossima volta in cui mi troverò di fronte a una Questura, sarà solo per svolgere le commissioni più ordinarie.

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