Scoperta nel 1875 durante una spedizione navale britannica, la fossa delle Marianne è stata chiamata così in onore della nave che la scoprì, il “HMS Challenger”. Sono stati necessari molti anni di esplorazione e studio per determinare la sua profondità esatta, ma nel 2010 è stato confermato il suo record di 10.994 metri, rendendola la fossa più profonda del mondo.
La fossa delle Marianne è caratterizzata da una combinazione unica di elementi geologici, biologici e oceanografici. A causa della sua profondità e dell’oscurità che prevale in quelle profondità, la fossa è l’habitat di molte creature marine adattate alle estreme condizioni di pressione e temperatura. Si sono scoperte specie di pesci bioluminescenti, mammiferi marini, crostacei e molluschi, che si sono evoluti per resistere a tali condizioni difficili.
Uno degli abitanti più noti della fossa delle Marianne è la lumaca di Marianne, una specie di mollusco che è diventata un’icona della fauna marina più profonda. Queste lumache sono state trovate a una profondità di oltre 7.000 metri e sono in grado di sopravvivere grazie ad adattamenti unici che le hanno rese resistenti alle alte pressioni e alla mancanza di cibo. La loro scoperta ha dimostrato che la vita può sopravvivere anche in condizioni estreme.
Oltre alla fauna marina, la fossa delle Marianne è anche un luogo di grande interesse per gli scienziati che studiano i movimenti delle placche tettoniche. Si trova infatti lungo l’Anello di Fuoco del Pacifico, una zona ad alto rischio sismico e vulcanico. Le continue attività sismiche nell’area hanno contribuito a creare la fossa delle Marianne e lo studio di tali fenomeni può fornire informazioni preziose sulla formazione della Terra.
Nonostante la sua importanza scientifica, la fossa delle Marianne rimane ancora in gran parte inesplorata. A causa della sua profondità estrema, l’esplorazione umana diretta è estremamente difficile, se non impossibile. Tuttavia, negli ultimi anni sono state condotte numerose missioni utilizzando robot sottomarini e veicoli senza pilota, che hanno consentito di acquisire immagini e campioni del fondo marino.
In conclusione, la fossa delle Marianne continua a stupire i ricercatori e gli appassionati di oceani con la sua profondità estrema e la sua ricca diversità biologica. Nonostante le sfide e le limitazioni dell’esplorazione, le scoperte fatte finora ci lasciano immaginare l’enorme potenziale di conoscenza che questo misterioso luogo nasconde. Solo il tempo e l’impegno della comunità scientifica ci diranno cosa ancora dobbiamo scoprire nelle profondità oscure e inaccessibili della fossa delle Marianne.