La tragedia è ambientata nella Roma del 44 a.C. Quando Cesare viene nominato dittatore a vita, tanti senatori si oppongono alla sua ascesa al potere assoluto e, quindi, avviano una serie di intrighi per ucciderlo, nella speranza di restaurare la repubblica. Tra coloro che progettano di uccidere Cesare vi sono i congiurati Brutus e Cassio.
La figura di Cesare viene rappresentata nell’opera come un uomo temerario e onnipotente, tanto che un antico proverbio sosteneva “potere corrompe, potere assoluto corrompe assolutamente” e che lo stesso personaggio afferma “vado, ma torni come Cesare”. Essendo lui una figura molto importante, il potere che ha sulla società è fin troppo evidente, tra le sue mani la decisione di far precipitare la vita di molteplici persone.
Inoltre, la figura dell’imperatore viene descritta come una persona bifronte e poco affidabile: da una parte, infatti, è visto come un leader carismatico e virtuoso, capace di guidare e ispirare il suo popolo; dall’altra parte, invece, è un uomo che sa usare la violenza e l’oppressione per ottenere ciò che desidera.
La morte di Cesare è descritta con grande realismo in Julius Caesar: i congiurati lo uccidono a spron battuto, colpendolo molte volte, finché il suo corpo è ridotto a un ammasso sanguinolento. In seguito agli ideali cui Cesare credeva, ha pagato il prezzo di mettere il proprio destino nelle mani di uomini spietati e avidi.
Brutus, uno dei congiurati, ha un ruolo centrale nella tragedia di Shakespeare. Egli è un nobile romano dal cuore nobile, che decide di unirsi alla congiura in nome dei valori