L’obiettivo degli Stati Uniti era quello di rovesciare il governo comunista di Fidel Castro, che aveva preso il potere nel 1959. Gli Stati Uniti avevano finanziato gli esuli cubani, che avevano formato una brigata di circa 1.500 uomini e donne che dovevano attaccare Cuba da Playa Girón, sulla costa meridionale dell’isola.
Tuttavia la strategia americana prevedeva un’azione rapida e sorprendente, che doveva evitare la propaganda comunista. Il presidente Kennedy approvò il piano disposto dalla CIA e dei militari degli Stati Uniti e si aspettava che l’invasione avrebbe avuto successo.
Ma la realtà fu molto diversa. La brigata di esuli aveva un morale molto basso e non aveva esperienza di combattimento contro le forze armate di Cuba. Inoltre, i cubani erano ben preparati per la difesa e avevano anche il supporto aereo e navale dall’Unione Sovietica.
La battaglia fu breve e sanguinosa. La brigata di esuli fu sconfitta e la maggior parte dei soldati furono catturati e imprigionati. Circa 114 esuli furono uccisi durante gli scontri.
Come risultato dell’invasione, le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti peggiorarono sensibilmente. Fidel Castro e l’Unione Sovietica furono visti come vincitori sia in America Latina che in Europa.
Dall’altra parte del Mediterraneo, l’Unione Sovietica utilizzò questa vittoria per rafforzare la loro posizione in Europa e aumentare gli effettivi militari del Patto di Varsavia.
In conclusione, l’invasione della baia dei Porci fu una sconfitta per gli Stati Uniti e un’importante vittoria per Cuba e l’Unione Sovietica. Questo evento segnò una svolta nella Guerra Fredda e portò a un maggiore coinvolgimento dell’Unione Sovietica in America Latina e lacesse un capitolo della Guerra Fredda che poi si concluderà solo con l’evento del Muro di Berlino e la caduta dell’Unione Sovietica trent’anni dopo.