La battaglia, combattuta nel 106 a.C., si svolse nella pianura di Suthul, vicino alla città di Cirta. I romani, guidati da Quinto Cecilio Metello, erano superiori in numero, ma gli uomini di Giugurta erano famosi per la loro abilità nella guerra guerrigliera.
La battaglia durò sette ore e fu violenta da entrambe le parti. Ma alla fine furono i romani a prevalere, con più di 40.000 delle loro truppe che riuscirono a sopraffare i 50.000 soldati di Giugurta. Fu una vittoria decisiva che portò alla fine della guerra numidica e alla cattura del sovrano Giugurta.
Ma non fu una vittoria facile. Durante la battaglia, il comandante romano, Metello, fu ferito e quasi ucciso da una freccia nemica. Mentre era trasportato via dal campo di battaglia, alcune delle sue truppe, che erano già ferite o morenti, lo salutarono con un “Ave”. Questo saluto, che significa “salve” o “salute”, era un modo di dire addio ai propri compagni di battaglia.
Ma perché questi soldati morituri avrebbero salutato il loro comandante? La risposta è semplice: perché Metello era un leader rispettato e amato dalle sue truppe. Durante la sua carriera militare, aveva dimostrato di essere un uomo coraggioso e capace, che si preoccupava per il benessere dei suoi uomini.
Dopo la sua vittoria a Suthul, Metello fu acclamato come un eroe. Ricevette il titolo di Numidicus Maximus per la sua abilità nella guerra contro Giugurta e si impegnò nella ricostruzione della Numidia. Tuttavia, la sua ferita l’avrebbe costretto a ritirarsi dalla vita militare. Morì infine nel 63 a.C.
La storia della battaglia di Suthul e dell’ultimo saluto dei soldati morituri è stata tramandata attraverso i secoli. Oggi, quando si parla di “I morituri lo salutavano con un Ave”, ci si riferisce a un saluto di addio che viene dato a qualcuno che sta per morire.
Ma oltre al saluto di addio, questa frase ricorda anche l’importanza della leadership e della lealtà nella vita militare. Metello era un comandante rispettato perché si preoccupava dei suoi uomini e li trattava con giustizia. La sua vittoria a Suthul e il saluto dei suoi soldati morenti sono stati un tributo alla sua abilità e alla sua umanità.
In conclusione, “I morituri lo salutavano con un Ave” è una frase che ci ricorda gli eroi del passato e la loro abilità nella guerra. Ma ci ricorda anche che la leadership e la lealtà sono valori importanti sia nella vita militare che nella vita civile. Che il saluto “Ave” continui a vivere come simbolo di rispetto e onore per coloro che sono caduti al servizio del loro paese.