La storia si svolge nel 2027, in un mondo dove le donne non sono in grado di concepire e i bambini sono diventati un ricordo del passato. L’umanità si trova in una situazione disperata, cercando di sopravvivere in un mondo sempre più violento e desolato.
Nel mezzo di questa situazione disperata, Theo Faron, interpretato da Clive Owen, viene coinvolto in una missione per portare una giovane donna incinta a una finta organizzazione che promette di aiutarla a portare a termine la gravidanza e dare vita al primo bambino in oltre 18 anni.
La storia di “I figli degli uomini” è una rappresentazione disperata dell’umanità in un futuro alquanto inquietante, dove gli uomini hanno perso la capacità di procreare. Questo immaginario ha radici profonde nella nostra cultura e nei nostri timori più atavici.
Il tema della fertilità è stato affrontato in numerose opere culturali, come ad esempio l’opera classica greca “Lisistrata” di Aristofane, dove le donne decidono di organizzare uno sciopero del sesso per fermare la guerra, o il romanzo distopico “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, in cui le donne sono costrette ad avere figli per le coppie sterili del regime che governa il mondo.
“I figli degli uomini” è un film che, attraverso l’immagine della sterilità e la mancanza di figli, parla alla nostra psiche più profonda, rappresentando il nostra paura di non essere in grado di creare la vita e il nostro timore di non avere un futuro.
Mentre la trama narra di un mondo in cui gli uomini non possono riprodursi, lo sviluppo della trama ci fa capire che lo sterilità è solo una facciata e che la radice dei problemi dell’umanità non sta solo nella incapacità di generare vita. In realtà, il tema principale del film è il fallimento morale dell’umanità.
Mentre Theo cerca di portare la donna incinta in salvo, la società intorno a lui si sta sfaldando: c’è la violenza, la brutalità, la xenofobia e l’odio. Ma questa società è stata creata dall’uomo: il problema principale di “I figli degli uomini” è proprio l’incapacità dell’umanità di risolvere i propri problemi.
Attraverso questo racconto, il regista messicano Alfonso Cuarón mette a nudo i fallimenti del nostro mondo: la mancanza di rispetto per l’ambiente, la corruzione delle istituzioni, la prevaricazione verso le culture diverse dalla nostra e la continua lotta di potere.
“I figli degli uomini” si rivela un film profondamente pessimista sulla possibilità di costruire un futuro migliore per l’umanità e allo stesso tempo sottolinea l’importanza della speranza: è la speranza che guida il personaggio di Theo nella sua missione, la speranza di creare una nuova vita e di riscattare gli errori del passato.
In conclusione, “I figli degli uomini” è un film impegnativo che affronta temi importanti come la fertilità, l’umanità e la speranza. È un racconto apocalittico che cerca di mostrare gli errori della nostra società e di ricordarci l’importanza di costruire un futuro sostenibile. Un film che, nonostante tutte le difficoltà presenti, ci spinge a non arrenderci alla disperazione e a credere sempre nella vita.