Per calcolare il discriminante, bisogna considerare il valore dell’espressione b^2 – 4ac. Questo termine fornisce informazioni sugli effetti delle radici . In particolare, se il discriminante è maggiore di zero, significa che l’equazione ha due soluzioni reali e distinte. Se il discriminante è uguale a zero, l’equazione ha due soluzioni reali coincidenti, mentre se il discriminante è minore di zero, l’equazione non ha soluzioni reali.
Ad esempio, prendiamo l’equazione x^2 – 4x + 4 = 0. Possiamo calcolare il discriminante come segue: b^2 – 4ac = (-4)^2 – 4(1)(4) = 16 – 16 = 0. Quindi il discriminante è uguale a zero, il che significa che l’equazione ha due soluzioni reali coincidenti. In questo caso, l’equazione ha una radice doppia, che è x = 2.
D’altra parte, se consideriamo l’equazione x^2 – 4x + 5 = 0, il discriminante sarà b^2 – 4ac = (-4)^2 – 4(1)(5) = 16 – 20 = -4. In questo caso, il discriminante è minore di zero, il che indica che l’equazione non ha soluzioni reali. Le soluzioni saranno quindi complesse o immaginarie.
L’equazione discriminante è anche utile per determinare la natura delle soluzioni di un’equazione a coefficienti complessi. Ad esempio, l’equazione x^2 + 2ix – 3 = 0 ha come discriminante (2i)^2 – 4(1)(-3) = -12 + 4i^2 = -12 – 4 = -16. Poiché il discriminante è minore di zero, si può concludere che l’equazione ha due soluzioni complesse.
In sintesi, l’equazione discriminante è uno strumento matematico fondamentale per determinare il numero e la natura delle soluzioni di un’equazione di secondo grado. Esso ci permette di identificare se l’equazione ha soluzioni reali o complesse e se queste sono distinte o coincidenti. Questo concetto è di grande importanza nel calcolo matematico e nella risoluzione di problemi reali che coinvolgono equazioni di secondo grado.