David Fincher è uno dei registi più acclamati e rispettati di Hollywood. Nato nel 1962 a Denver, Colorado, ha iniziato la sua carriera come regista di spot pubblicitari per importanti marchi come Nike, Coca-Cola e Budweiser. È poi passato alla regia di videoclip per Madonna, George Michael e altri artisti.

Il suo debutto nel lungometraggio è avvenuto nel 1992 con “Alien 3”, un film che ha subito incontrato molte difficoltà di produzione e che ha visto Fincher esordire in modo difficile. Ma il successivo “Seven” del 1995, un thriller psicologico con Brad Pitt e Morgan Freeman, è stato un enorme successo, sia in termini di critica che di box office e Fincher si è ritrovato ad essere considerato uno dei registi più promettenti della sua generazione.

Fincher ha poi diretto alcuni dei film più iconici dell’ultimo ventennio, tra cui “Fight Club” del 1999, basato sull’omonimo libro di Chuck Palahniuk, dove la sua visione unica e disturbante ha reso il film un precursore della cultura pop, sotto molti aspetti.

“Zodiac” del 2007, un thriller basato sulla caccia all’assassino dello Zodiac degli anni ’60 e ’70, è stato altrettanto acclamato dalla critica, e Fincher ha avuto anche una nomination per il miglior film ai Golden Globe.

Fincher è stato ancora una volta nominato per il miglior film ai Golden Globe e all’Oscar nel 2010 con “The Social Network”, un film sulla nascita di Facebook e del suo controverso fondatore Mark Zuckerberg. Il film ha segnato l’inizio di un altro capitolo di successo per Fincher, come leader nella narrazione di storie complesse ed evocative su temi sociali e culturali, che fonda storie equilibrate, intelligenti e provocatorie.

Le bizzarre e perfezionate immaginazioni di Fincher continuavano ad affascinare il pubblico, culminando nel 2011 con “The Girl with the Dragon Tattoo”, una versione americana del romanzo di Stieg Larsson, che è stata premiata con il premio Oscar per il miglior montaggio.

David Fincher è noto per il suo stile visivamente innovativo e per la sua abilità nel creare atmosfere inquietanti. La sua firma ne “L’Attimo Fuggente” di Peter Weir del 1989, mostra come la sua visione si sta sviluppando fin dai primi anni di lavoro nel cinema. La sua attenzione ai dettagli estetici e alla coerenza visiva è seconda a nessuno, specialmente nel suo uso del colore, della luce, e della fotografia, che rappresenta uno dei marchi di fabbrica degli stili di storytelling di Fincher.

Uno dei luoghi comuni che circolano riguardo Fincher, è che il regista sia perennemente insoddisfatto: nel corso degli anni sono stati molti i suoi film su cui ha lavorato in modo intenso e approfondito, ma poi ne ha affrontato la post-produzione per un periodo molto lungo, a volte anche apparentemente oltre i limiti del possibile. Ma la perseveranza nel processo di creazione è sempre stata una caratteristica distintiva di Fincher, un segno del suo impegno riguardante la qualità della produzione più che la quantità.

Inoltre, la sua originalità e la sua genialità nel rapportarsi alla narrazione visiva, risultano particolarmente freschi e innovativi. David Fincher è un regista molto versato nella creazione di racconti che si laserano a fondo nel tessuto sociale che li anima o nelle psicologie complesse dei suoi protagonisti. La sua visione cinematrografica è sempre all’avanguardia, e il pubblico è sempre in attesa di vedere con cosa verrà fuori dopo la prossima pellicola.

Il suo stile spesso viene definito come “oscuro” o “disturbante”, ma al contempo è anche “emozionante” e “grintoso”. L’unicità creativa di Fincher lo ha reso un riferimento per molte produzioni cinematografiche contemporanee, ma ha anche ricordato ai cinefili che il cinema può ancora essere un mezzo di comunicazione molto potente.

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