L’inizio di questa conquista può essere fatto risalire al 1931, quando le forze giapponesi occuparono la Manciuria, una vasta regione nel nord-est della Cina. Questo atto di aggressione portò alla creazione dello stato fantoccio del Manciukuò, che divenne una base per le successive espansioni territoriali giapponesi.
Nel 1937, il Giappone lanciò la seconda guerra sino-giapponese, con l’obiettivo di sottomettere la Cina e stabilire così un impero asiatico guidato dal Giappone. Nonostante la resistenza cinese, le forze giapponesi riuscirono a conquistare gran parte della Cina costiera, inclusa Shanghai e Nanchino, ma si imbatterono in una tenace resistenza da parte delle truppe cinesi.
Nel 1940, il Giappone spinse ulteriormente verso sud, occupando l’Indocina francese, che includeva i moderni Vietnam, Laos e Cambogia. Questa mossa fu una chiara violazione dell’accordo di neutralità firmato con la Francia nel 1940 e portò all’embargo americano sul petrolio e su altre risorse vitali per il Giappone.
L’anno successivo, il Giappone mise a segno l’attacco a sorpresa su Pearl Harbor, che diede il via ufficialmente alla guerra nel Pacifico. In rapida successione, le forze giapponesi occuparono le Filippine, Hong Kong, la Malaysia britannica e le colonie olandesi dell’Indonesia. Questa rapida avanzata a sud ha messo in ginocchio le potenze coloniali europee e ha lasciato gli Stati Uniti come unica grande potenza occidentale nella regione.
Nonostante questi successi iniziali, la conquista giapponese del Pacifico iniziò a incontrare resistenze sempre più forti nel 1942. La battaglia del Mar dei Coralli e la battaglia di Midway segnarono una svolta nel conflitto, con le forze giapponesi che subirono pesanti perdite.
Da quel momento in poi, il Giappone si trovò in una posizione difensiva e iniziò a perdere terreno. Le forze alleate, guidate dagli Stati Uniti, lanciarono una serie di campagne nell’oceano Pacifico, riconquistando gradualmente le isole occupate dal Giappone. Le battaglie di Guadalcanal, Iwo Jima e Okinawa furono estremamente sanguinose e segnarono alcune delle battaglie più cruente del conflitto.
La conquista giapponese del Pacifico si concluse nel 1945 con l’abbandono delle armi da parte del Giappone in seguito alle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Questi eventi portarono alla resa incondizionata del Giappone e alla fine della seconda guerra mondiale nel Pacifico.
Questa conquista giapponese del Pacifico ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia della regione. Le atrocità commesse dalle forze giapponesi, come il massacro di Nanchino e il sistema di comfort delle truppe, hanno creato forti sentimenti di risentimento e avversione in tutta l’Asia. Inoltre, il conflitto ha segnato la fine del colonialismo europeo nella regione e ha contribuito al movimento dei paesi asiatici verso l’indipendenza.
In conclusione, la conquista giapponese del Pacifico è stata una fase significativa della seconda guerra mondiale, caratterizzata da una serie di campagne militari che hanno portato a un’espansione del dominio giapponese nella regione. Nonostante i successi iniziali, il Giappone ha subito pesanti perdite e alla fine è stato sconfitto dalle forze alleate. Questo evento ha avuto un impatto duraturo sulla storia della regione, lasciando un’eredità complessa e controversa.