Per calcolare il tasso di turnover bisogna innanzitutto stabilire un periodo di riferimento. Si possono usare periodi di un anno, di sei mesi o di tre mesi, a seconda delle esigenze dell’organizzazione. Il periodo di riferimento prescelto deve essere coerente con la strategia dell’organizzazione e con gli obiettivi di business.
Una volta stabilito il periodo di riferimento, bisogna individuare il numero di dipendenti che lasciano l’azienda durante quel periodo. Questo numero deve includere tutti i dipendenti che lasciano l’azienda, sia quelli che vanno in pensione sia quelli che vengono licenziati o licenziati per motivi diversi. È importante distinguere tra licenziamenti volontari e involontari, poiché le ragioni alla base di questi due tipi di licenziamento possono essere diverse.
Il numero di dipendenti che lasciano l’azienda deve essere diviso per il numero totale di dipendenti dell’azienda durante il periodo di riferimento. Il risultato di questa divisione viene moltiplicato per cento per ottenere il tasso di turnover esatto. Ad esempio, se in un’azienda di 100 dipendenti vengono licenziati 15 dipendenti durante un periodo di riferimento di un anno, il tasso di turnover sarà del 15%.
Molti esperti raccomandano che le aziende monitorino il loro tasso di turnover nel corso del tempo per determinare se ci sono trend negativi o positivi nella rotazione dei dipendenti. Se si riscontra un trend negativo, possono essere necessarie misure correttive per migliorare l’esperienza lavorativa dei dipendenti. Al contrario, se il trend è positivo, può essere segno di una maggiore stabilità e soddisfazione nell’organizzazione.
Inoltre, le aziende possono utilizzare il tasso di turnover per confrontarsi con il loro settore e per identificare eventuali sfide competitive. Se il tasso di turnover di un’azienda è molto più alto rispetto a quello del settore, può essere un segnale che l’azienda ha problemi nell’attrarre e trattenere i dipendenti.
Bisogna anche tenere presente che il calcolo del tasso di turnover non dà l’intera visione delle ragioni che motivano i dipendenti a lasciare l’organizzazione. Infatti, ci sono molteplici fattori che possono influire sulla decisione di un dipendente di andarsene, come la disponibilità di opportunità di carriera, il salario, la cultura aziendale e le relazioni con i colleghi.
Infine, le aziende dovrebbero considerare che la riduzione del tasso di turnover potrebbe comportare dei costi. Ad esempio, potrebbero essere necessari investimenti in programmi di formazione e sviluppo dei dipendenti, iniziative per migliorare l’ambiente di lavoro e aumenti salariali per trattenere i dipendenti chiave. Tuttavia, la riduzione del tasso di turnover può anche portare a benefici a lungo termine, come la creazione di un ambiente di lavoro più stabile e soddisfacente per i dipendenti e la riduzione dei costi per il reclutamento e la formazione dei nuovi assunti.
In sintesi, il calcolo del tasso di turnover è un’importante operazione che permette alle aziende di monitorare la loro rotazione dei dipendenti e di identificare eventuali problemi o opportunità di miglioramento. Tuttavia, bisogna ricordare che il tasso di turnover da solo non dà l’intera visione delle ragioni alla base della rotazione dei dipendenti e che l’implementazione di misure correttive potrebbe comportare dei costi.