La censura fascista era basata su vari provvedimenti legislativi. Nel 1925, il regime approvò la legge sulla difesa dello Stato, che puniva con la reclusione coloro che avessero diffuso notizie false, esagerate o tendenziose che danneggiavano l’onore o il prestigio dello Stato o dell’esercito italiano. Questa legge fu spesso utilizzata per reprimere giornalisti e oppositori politici.
Il governo fascista fondò il Consiglio Nazionale della Cultura Popolare nel 1924, che aveva il compito di vigilare sulla produzione culturale e di stabilirne i limiti. Inoltre, l’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche), la prima radio italiana, fu creata nel 1924 e controllata dallo stato fascista, che ne gestiva il contenuto e le notizie trasmesse al pubblico.
Il regime fascista impose anche la censura sui media, tra cui giornali, riviste, e cinema. I giornali dovevano ottenere una licenza dal governo per poter essere pubblicati e chiunque volesse creare una nuova testata giornalistica doveva ottenere l’approvazione del governo. Molti giornalisti e scrittori furono costretti a autocensurarsi o a lasciare l’Italia per evitare l’oppressione del regime.
Anche il cinema era strettamente controllato dalla censura fascista. Il potere del regime si estendeva anche sulle opere teatrali e musicali, che venivano monitorate e se necessario, modificate per adattarsi all’ideologia fascista.
La censura fascista non era limitata alle forme di espressione artistica e culturale, ma si estendeva anche alla politica. L’opposizione politica fu soppressa e i partiti politici d’opposizione furono vietati. La fascista dominava i media e l’opinione pubblica veniva manipolata attraverso un costante flusso di messaggi nazionalistici e di supremazia italiana.
La censura fascista ebbe un impatto significativo sui cittadini italiani. La libertà di pensiero e di espressione erano soppiantate da un regime di paura e conformità. Gli italiani erano costretti a vivere nella paura di essere denunciati o puniti per le loro idee non conformi all’ideologia fascista.
L’avvento della Seconda guerra mondiale portò un ulteriore inasprimento della censura fascista. Il governo Mussolini cercò di controllare le notizie di guerra e di filtrare solo informazioni positive e propagandistiche per il pubblico. I giornalisti furono costretti a seguire la linea ufficiale del regime e a nascondere la verità delle atrocità e delle sconfitte militari italiane.
La censura fascista nella storia italiana è un capitolo oscuro che è importante comprendere e ricordare. Serve come monito per la difesa dei principi democratici e dei diritti umani fondamentali. La libertà di espressione e di informazione è un diritto che non dovrebbe mai essere messo in discussione o limitato, come è stato durante il regime fascista.